Recensione: Creepy Symphonies
Periodo prolifico per i Trick or Treat: a due anni dallo sfolgorante “The Legend of the XII Saints” (ve ne avevo parlato qui) e ad uno dalla ghiotta compilation “The Unlocked Songs” i modenesi tornano sul mercato col loro settimo lavoro, “Creepy Symphonies”, che per non rinnegare troppo lo spirito goliardico del combo italico esce il Primo di Aprile. Dieci tracce, quarantotto minuti, durante i quali i nostri fanno ciò che gli riesce meglio: creare ottima musica per intrattenere e caricare il proprio pubblico. La ricetta dei nostri la conosciamo bene, ormai: un abile mix di power metal gioioso e propositivo, infiltrazioni di hard rock ed heavy classico, tocchi di classe disseminati qua e là e l’ugola d’oro di Alessandro Conti che aleggia su tutto con i suoi toni squillanti. Come ciliegina sulla torta, rimandi più o meno palesi ad alcuni dei pilastri su cui si basa (o almeno dovrebbe, se vivessimo in un mondo giusto) la nostra cultura, come a voler rimarcare che anche a questo giro il legame col mondo dei cartoni animati è ben presente. Il comparto tematico, poi, spazia dal puro disimpegno a una trattazione, scanzonata ma neanche tanto, sulle trappole in agguato nella nostra contemporaneità, fino a descrivere i problemi di cuore che possono affliggere chiunque, ma proprio chiunque. Naturalmente il piglio è sempre quello di chi non si prende troppo sul serio, che permette al quintetto di trattare temi anche più seri (come l’abuso da social media di “Queen of Like”, in cui la ricerca di notorietà attraverso una proiezione artefatta di sé si rivela alla lunga un’arma a doppio taglio, sgretolando pian piano ogni sicurezza reale ed offrendo il destro alla pericolosa deriva del cyberbullismo) alleggerendo il tutto con melodie piene, accattivanti ed euforiche e scorribande ritmiche sfaccettate ma mai sopra le righe. Non fatevi ingannare dal fermo immagine qua sotto: “Creepy Symphonies” è un lavoro solidissimo, tutt’altro che scontato e dotato anche di una varietà musicale invidiabile che gli permette di tenere alto l’interesse per tutta la sua durata.
Dopo “Trick or Treat”, intro che rielabora una celebre filastrocca tipica di Halloween, si parte a tavoletta con la quasi title track. “Creepy Symphony” è la classica opener power metal, scattante e melodica, in cui ogni elemento concorre (con pieno successo) a trasmettere positività ed enfasi. Con “Have a Nice Judgement Day” i nostri abbassano un po’ i ritmi e propongono un pezzo dalla spiccata carica anthemica, sporcato qua e là da melodie più zuccherose e rilassate. “Crazy” è un perfetto pezzo di happy metal scanzonato e propositivo, un’iniezione di ottimismo per abbattere la noia e le ansie della quotidianità grazie a ritmi saltellanti, un testo sbarazzino e un ritornello che, seppur facile facile, non mi vergogno a definire irresistibile. “Peter Pan Syndrome (Keep It)” cambia tutto di nuovo e incede con la lenta indolenza della power ballatona da stadio, fatta di melodie romantiche cariche di pathos da cantare a squarciagola e con un testo che incoraggia a non perdere il proprio bambino interiore. Si torna alla carica con “Escape From Reality”, traccia spedita e palpitante che abbandona il suo fare graffiante e bellicoso solo nel ritornello, durante il quale ci si apre a del sano trionfalismo. Si prosegue con la positività un po’ sbruffona di “Falling Over the Rainbow”, pezzo scandito in cui enfasi e nostalgia si mescolano a melodie che profumano di pop rock anni ‘90. “Queen of Likes” torna a ritmi più spediti per dispensare melodie accattivanti e volutamente leggere ma non prive di una nota vibrante sotto la superficie. L’ispessimento centrale introduce un intervento parlato, per poi partire al galoppo col finale nuovamente stentoreo. La melodia démodé di “April” ci informa dell’arrivo di una nuova ballata, che stavolta si diverte a mescolare melodie d’altri tempi e chitarre corpose per trattare il mal d’amore di Michelangelo (se non ricordo male) per la bella April, la giornalista amica delle quattro tartarughe. Il mix riesce molto bene, illuminando la traccia di quella scintilla anni ’50 che le dona una scorrevolezza setosa, morbida, e le permette di differenziarsi dal resto della scaletta senza suonare fuori contesto. Il compito di chiudere “Creepy Symphonies” è affidato a una maestosa suite riguardante un personaggio fondamentale per i bambini degli anni ’80, che di recente è tornato a far parlare di sé col suo ultimo aggiornamento animato. “The Power of Grayskull” si districa lungo i suoi dodici minuti per esporre i dubbi, le ansie e le aspirazioni di Adam/He–Man su un tessuto arioso e sfaccettato, che spazia da aperture solenni ad accelerazioni propositive e condisce tutto con pennellate melodiche dal piglio determinato. I cinque modenesi resistono alla tentazione di citare le musiche della serie storica per proporre qualcosa ex novo (anche se ammetto che se avessero chiuso il pezzo con questa citazione io sarei stato un bambino felice), creando un climax finale dalla giusta enfasi e più che adeguato a coronare un ottimo album. “Creepy Symphonies” è un altro obiettivo centrato per i Trick or Treat, e sebbene si piazzi – a mio personalissimo avviso – un gradino sotto a “The Legend…” rimane – sempre per i miei gusti – una delle migliori aggiunte alla loro discografia, che nonostante stia iniziando a farsi corpacciuta non ha ancora mostrato segni di cedimento.
Ottimo lavoro, signori!