Recensione: Crimson Cult
Esordio dei Crimson Cult con l’omonimo Crimson Cult sotto Dockyard1. La band, che nasce dagli ex Stigma IV Gunter Maier (chitarra) e Alex Hilzensauer (basso), propone un power/heavy melodico molto lineare, privo di particolari arrangiamenti e di complicate strutture compositive, mantenendo in tutto l’album un’impronta decisamente anni ’80 e uno stile riconducibile soprattutto al power di matrice americana. Riff granitici e melodie vocali immediate sono le caratteristiche dei Crimson Cult, alle quali va aggiunto anche un pizzico di richiami hard rock che i nostri non disdegnano di inserire occasionalmente. Non male la prova di Walter Stuefer dietro al microfono, il quale presenta una timbrica che in alcuni casi richiama alla memoria l’intramontabile R.J. Dio (con le dovute proporzioni), anche se in alcuni punti risulta troppo esasperata.
Questo disco non è nulla di epocale, chiariamolo subito. Le canzoni contenute al suo interno non spiccano certo per originalità, e alle volte finiscono con il mescolarsi le une alle altre a causa di riff molto simili e di linee vocali abbastanza ripetitive. Ciò non toglie che vi siano anche brani convincenti o che comunque riescono nell’intento di farci passare alcuni momenti di sano heavy metal.
Da questo punto di vista infatti vi sono canzoni come Evil Design, dove i Crimson Cult mettono in luce tutto quello che è la loro musica: velocità, riff potenti, chorus immediati. Un pezzo questo che scorre via piacevolmente. Sa rendersi interessante anche Land Of The Crimson Night, che presenta una strofa oscura per poi aprirsi in un chorus molto più “happy” grazie all’uso di tappeti di tastiere e a melodie prese in prestito dall’hard rock.
Bello e trascinante è anche il chorus di Lava Machine, un brano che sicuramente saprà farsi valere in sede live. I nostri mostrano la loro passione per quel che riguarda il doom con l’oscura Dirty Demon.
Il resto dell’abum si mantiene su coordinate heavy/power, con brani più o meno riusciti, ma che non riescono a risaltare, come Undead e In The Eyes, con un chorus che si ripete all’infinito senza lasciare il segno, o come Misanthrope, dove le linee vocali ripetitive si sommano a riff che non riescono a dare dinamicità al brano.
In definitiva questo debutto dei Crimson Cult non è da bocciare, vi sono dei pezzi abbastanza validi e sicuramente ci sono tanti riff granitici per chi cerca un po’ di heavy/power ruvido. È certo però che questo lavoro è pervaso da una certa carenza di idee (l’originalità non è richiesta a tutti); si sono limitati a fare il compitino e nulla più, e questo in alcuni punti a portato ad un vero appiattimento della loro proposta.
C’è da arricchire il songwriting se in futuro si vorranno ritagliare una certa fetta di fan, ma per ora il giudizio è appena sufficiente.
Roberto “Van Helsing” Gallerani
Tracklist:
1. Evil Design
2. Undead
3. Land Of The Crimson Night
4. In The Eyes
5. Lava Machine
6. Dirty Demon
7. Misanthrope
8. 2000 Lights
9. Amok
10. Centre Of The Universe