Recensione: Crooked Mirror

Di Andrea Bacigalupo - 26 Maggio 2023 - 22:54
Crooked Mirror
72

Et voilà, lo Speed Metal è servito! Ancora caldo e fumante. Quanti anni sono passati, almeno quaranta? Eppure c’è sempre qualche giovane che vuole suonare quel grezzo e sporco, ma super adrenalinico Speed Metal, quello di Abbatoir, Maniac, Exciter, ecc.

Lo vuole suonare così come concepito all’origine, senza variazioni od evoluzioni, proprio come facevano quelli che ora potrebbero essere i loro padri, se non addirittura, per qualche caso, i loro nonni.

I Pandemic, giovane quartetto fondato nel 2015 a Cracovia, Polonia, sono tra questi.

La band aveva già debuttato a livello discografico nel 2018 con ‘Dead Nite’, EP registrato in memoria del compianto Sebastian “Sharp” Wikar, primo loro frontman e chitarrista.

Dopo la morte dell’amico ed una serie di cambi di formazione i Pandemic hanno inciso, prima, il singolo ‘Where the Devil Says Goodnite’ (2020) ed ora, ‘Croocked Mirror’, il primo Full-Lenght, distribuito da Awakening Records dal 31 marzo 2023.

Come si può immaginare da quanto sopra detto, i Pandemic sono una band che più anni ’80 non si può. Il loro è uno Speed Metal lanciato allo stato brado, selvaggio, iper elettrico, soprattutto da manuale, suonato secondo l’antico dettato del “più velocemente possibile”.

Se amate una qualsiasi band legata a questo genere, novantanove su cento ce la sentite dentro: nel loro sound non ci sono né fronzoli, né contaminazioni di sorta, i Pandemic sono indissolubilmente legati a quel passato, pur non facendone parte e con ‘Croocked Brain’  lo celebrano pienamente.

Il Full-Length è incandescente dall’inizio alla fine. I ragazzi suonano con precisione ed hanno le idee molto chiare sul risultato che vogliono ottenere. Nonostante le mille influenze e la mancanza di novità l’album suona “fresco”, con canzoni che colpiscono veramente duro lasciando il segno.

Tracce come ‘Caged Estranged’ e ‘Destined For Gutter’ su tutte, ma anche ‘Exorcism of the Exorcist’ e ‘Ignorance Is Bliss’ si mettono direttamente dietro ai grandi classici per potenza, tiro infernale e carica adrenalinica e bisogna richiedere un certificato medico di buona salute prima di ascoltare le iper Thash ‘Gambler’s Fortune’ e ‘Fog Of Birkenau’ .

Qualche sbavatura c’è: la voce, per quanto grintosa ed infuriata, ogni tanto cala, soprattutto quando vuole esagerare ed alcuni arrangiamenti potevano venir meglio (ad esempio il finale della già citata ‘Gambler’s Fortune’ poteva essere più curato), ma di fronte ad un sound così grintoso diventa tutto perdonabile.

In definitiva un buon esordio. Se questa band rimane stabile avrà parecchio da dire in un prossimo futuro. Siamo più che disposti ad ascoltarli. Molto bravi.

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