Recensione: Crows Fly Black
Giunti al loro settimo album in poco più di due decadi i Tarot entrano finalmente a far parte della mia collezione. Come la maggior parte delle persone che leggeranno le seguenti righe io ho sempre accostato la figura di Marco Heitala, solo ed esclusivamente, ai Nightwish e non sapevo che questi portasse avanti un progetto come i Tarot da così lunga data. L’ignoranza musicale non ha confini e l’uscita del fiammante Crows Fly Black è un’ottima scusa per approfondire la conoscenza della band finlandese. Il metal che i fratelli Heitala (oltre al singer/bassista Marco c’è anche il chitarrista Zachary) ci propongono è un riuscito mix tra aggressività e melodia. Le tastiere, come la tradizione scandinava impone, ricoprono un ruolo essenziale nel garantire nella fattispecie un’atmosfera particolarmente cupa e tenebrosa che ben si sposa con la copertina inquietante (forse più appropriata per un disco di metal estremo) che vede cappi dal cielo pendere al collo di cinque persone. La tracklist è composta da 10 canzoni di media durata strutturate in modo abbastanza canonico e prevedibile. La voce di Marco noi tutti abbiamo imparato ad apprezzarla nei duetti dei Nightwish ma la sua ugola aggressiva e graffiante regge tranquillamente per un intero cd. Il genere dei Tarot spazia tra un heavy metal classico e un power maggiormente melodico: Crows Fly Back si rivolge quindi ad un grande bacino d’utenza.
La title track secondo il mio punto di vista non è adatta al delicato compito di opener in quanto è troppo lunga e non ha un songwriting particolarmente elevato. Sarò io, ma per aprire le danze serve colpire e chiudere in fretta; Crows Fly Black dopo uno scontato e riuscito riff iniziale si perde in un break decisamente troppo lungo che l’accelerazione finale riscatta solo in parte. Traitor invece ha un bel giro di basso e con tempi sostenuti e poche variazioni offre un power che ha il pregio di rimanere in testa. Si vira verso lidi musicali più tenebrosi con il mid tempo Ashes To Stars mentre convince a pieno l’heavy metal senza compromessi di Messanger Of Gods. Nella parte centrale troviamo qualche brano più introspettivo, lento e cadenzato come bifore The Skies Come Down e Howl. Il lento Tides, forse troppo lungo per quello che ha da dire all’ascoltatore, mostra un Marco quasi dolce e caloroso nella sua interpretazione canora ben supportata inoltre dalle backing vocals. Tra la buona carica di Bleeding Dust, mix tra power e heavy metal, e la canonica Grey che chiude il disco arriva il singolo You. In questa hit dal potenziale commerciale non indifferente Marco sembra quasi imitare a tratti Kakko (cfr. Sonata Arctica) prima delle riuscite accelerazioni, meno violente di quello che possono sembrare a un primo e distratto ascolto. Chiude il disco nella versione limitata una bonus track Veteran Of Psychic Wars: molto probabilmente sarà una cover (anche se non c’è scritto sul booklet) in quanto è totalmente avulsa dal contesto sonoro offerto durante tutta la durata del cd.
Crows Fly Black non porta innovazione alcuna al genere e nemmeno un songwriting clamoroso. Ciononostante io questo lavoro me lo tengo ben stretto perché è ben fatto, prodotto (dal tastierista Tolsa) e suonato da cinque professionisti. Quando sarò di umore cupo e vorrò sfogarmi prenderò questo cd dei Tarot che, sono sicuro, non prenderà troppa polvere negli anni a venire.
Tracklist
1. Crows Fly Black
2. Traitor
3. Ashes To The Stars
4. Messanger Of Gods
5. Before The Skies Come Down
6. Tides
7. Bleeding Dust
8. Howl
9. You
10. Grey
11. Veteran Of Psychic Wars (Bonus Track)