Recensione: Cry, Gaia Cry [Ep]
Evidentemente la voglia di fare uscire qualcosa di tangibile per tener viva la sacra fiamma del Metallo ha investito gli Anguish Force in maniera frontale e senza alternativa. La media delle release del combo di Campodazzo è infatti particolarmente alta, dal momento che questo Ep Cry, Gaia Cry segna il quarto sigillo discografico ufficiale degli ultimi tre anni. Niente di male, beninteso, ma se si pensa di quanto tempo abbisognano altri gruppi italici prima che inizino anche solo a pensare di “tirar su le braghe”, la cosa fa amabilmente sorridere.
Prolificità vuol dire soprattutto voglia di fare e da questo punto di vista i cinque altoatesini di certo non difettano. Il Cd, che esce per la fedele My Graveyard Productions, prevede quattro pezzi audio e tre videoclip.
L’opener, Cry, Gaia Cry, è esattamente la stessa canzone presente all’interno dell’album Created 4 Self-Destruction del 2009: ottimo incedere, bridge acchiappa-attenzione e songwriting fresco, il classico pezzo heavy’n’power dalla velocità sostenuta che entra nella testa e ci si ritrova a canticchiare anche ore dopo l’ascolto. L’inedito dell’Ep, a tutti gli effetti, è costituito da Hate Is Born, invero episodio nella norma che conferma la potenza di fuoco degli Anguish e non va oltre. Incalzante ma prevedibile. Ride The Brave, a suo tempo compresa in Invincibile Imperium Italicum del 2008, viene proposta in una versione remix che poco aggiunge alla primigenia, a testimoniare la bontà del pezzo in sé, proprio per via dello sconfinamento dei Nostri nell’empireo Epic Metal, sempre con il sorriso sole labbra e con ben impressa la lezione tedesca a metà fra Helloween e gli Accept meno stentorei.
Chiude il quartetto The Mob Rules, caposaldo dei Black Sabbath griffati Dio, inevitabile e forse addirittura il leit motiv dell’Ep, visto che nel booklet una intera pagina fa sapere al mondo intero che la release è dedicata interamente alla memoria dell’indimenticabile Ronnie. L’originale rimane inarrivabile per chicchessia proprio perché così è e deve essere; la cover dei Nostri scorre senza impressionare, avendo però il buon gusto di attenersi onestamente e fedelmente alle caratteristiche strutturali di questo brano immortale.
Capitolo a parte per i tre video. Amatoriali finché si vuole ma tremendamente efficaci, vuoi per l’ironia profusa, vuoi per l’ambientazione industrial-decadente nella quale sono girati i primi due.
Il primo, quello di Cry, Gaia Cry si svolge all’interno di un capannone vuoto. Da urlo kitsch i tappeti utilizzati al di sopra delle piattaforme che sorreggono la band proteggendola dal freddo pavimento del locale. Più naif quello di Created For Self Destruction, fra spruzzate di sangue finto sulla lente della telecamera e atteggiamenti militareschi – uniforme compresa –, maschere antigas e scintillanti catene da hooligan, dalla maglia grossa. Chiude Don’t Stop Cryin’ (For The Rain), dal vivo sulle assi di un palco.
Cry, Gaia Cry, al netto, risulta essere lavoro obbligatorio per gli ultras dei fünf südtirol aus Ritten.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1 – Cry, Gaia Cry (original version)
2 – Hate is Born
3 – Ride the Brave (remixed)
4 – The Mob Rules (Black Sabbath cover)
5 – Cry, Gaia Cry (videoclip)
6 – Created for Self Destruction (videoclip)
7 – Don’t Stop Crying (for the Rain) (videoclip)
Line-up:
Johnny Thunder – voce
LGD – chitarra
Medium – chitarra
Rudymental – basso
Hell Hunter – batteria