Recensione: Cryptoriana – The Seductiveness of Decay
I Cradle of Filth sono sempre stati un gruppo capace di dividere pubblico e critica. Allo scopo di offrire ai lettori di TrueMetal.it un più ampio spettro di analisi dell’ultimo lavoro dei vampiri figli di Albione, la recensione di “Cryptoriana – The Seductiveness of Decay” sarà doppia, firmata da due delle migliori penne del nostro portale. Il voto di ciascuna recensione sarà indicato in calce alla stessa, mentre il voto complessivo sarà la media tra le due.
Buona lettura.
Dodicesimo capitolo in studio per i Cradle Of Filth, progetto attivo ormai dal lontano 1991 e che il sottoscritto ha seguito sin dai suoi primi ascolti di musica estrema e sinfonica. Tesi ad affascinare con una presenza scenica gotica e lussuriosa, hanno troppe volte oscurato le loro qualità compositive con atteggiamenti, marketing e retorica che ne hanno creato un’immagine non sempre apprezzata. Ovviamente tutto ciò è unito ad un approccio sonoro estremo, ma allo stesso teso ad un uso sempre maggiore della componente sinfonica, così da non avvicinare gli amanti della old school.
Al di là di magliette, frasi e bandiere, quel che deve interessare dovrebbe essere sempre la musica, in quanto espressione d’arte. Dani Filth potrà non piacere, essere additato come superstar scesa a compromessi, ma ciò non toglie che molta della sua discografia sia di altissimo livello. Parliamo di suoni che dal death/black si sono poi spostati più al più puro gothic, per poi in questi ultimi anni virare ancora a lidi più estremi.
“Cryptoriana – The Seductiveness of Decay” è un concentrato di armonie, accelerazioni taglienti e coinvolgenti capovolgimenti di ambientazioni. Spicca l’uso della chitarra, vicina al death a tratti, venefica e poi mitigata da coralità e sinfonie intriganti; potremmo definirla anche heavy thrash, vicinissima alla scuola NWOBHM ed agli Iron Maiden.
Lascia senza fiato l’uso delle voci, vero e proprio sussulto emotivo nel susseguirsi dei brani. Le chitarre non lasciano tregua, graffiando e rendendo tutto dinamico, ma non per questo meno solenne, anzi illuminandosi talune volte in bagliori heavy. Troviamo per intensità interpretativa “Cryptoriana – The Seductiveness of Decay” uno dei dischi migliori della discografia dei Cradle, con un uso sopraffino delle orchestrazioni a completare ed arricchire solide fondamenta black e gothic.
Lo stile di Dani Filth e della sua creatura ha, negli ultimi anni, ritrovato vigore, regalando dei picchi di impetuosità e fascino unici. Dopo molteplici ascolti resta quella sorpresa per un aspetto o cambio di tempo che non avevamo colto, come se i pezzi mutassero ogni volta, nonostante le melodie. L’album è seducente bellezza che si volge al male, una sorta di sacralità che si volta alle tenebre; non a caso l’immagine di una venere del Botticelli “plagiata” dall’oscurità spicca nella copertina del full-length.
“Cryptoriana – The Seductiveness of Decay” cresce pian piano ascolto dopo ascolto, gli acuti di Dani non sono più quelli dei tempi indietro, ma i toni e lo stile restano inconfondibili. ‘Heartbreak and Séance’ contiene dei solo di chitarra davvero pregevoli, avvolti da satire coralità ad innalzarne la gotica essenza. Lascivi ed eleganti, gli itnerpreti continuano con sanguinante delicatezza a corteggiarci con ‘Achingly Beautiful’, per poi esplodere improvvisamente di violenza all’interno del brano medesimo e con la seguente ‘Wester Vespertine’. Full-length che ha in sé armonie, graffianti ripartenze ed una complessità che non lo rende per nulla immediato, come da copione delle geniali corde di Dani Filth. Non lasciatevi scoraggiare da una durata importante, poiché il lavoro scorre via con naturalezza, basta solo un po’ di pazienza e vedrete che ne varrà la pena.
Stefano “Thiess” Santamaria
VOTO: 85
A due anni dal precedente “Hammer of the Witches”, album che aveva portato, finalmente, una ventata di entusiasmo tra i fan dei Cradle of Filth, ormai tediati da una serie di uscite di una mediocrità disarmante, ecco che Dani Filth e soci danno alle stampe questo nuovo “Cryptoriana – The Seductiveness of Decay”. Due anni in cui i vampiri inglesi non hanno fatto granché parlare di sé, ma se ne sono stati buoni buoni a lavorare al nuovo materiale, senza EP o altre produzioni a rompere il silenzio. Visto il periodo che aveva preceduto “Hammer of the Witches” e il risultato che ne era seguito, apparentemente un buon segno per tutti gli appassionati dei figli dell’ordine del drago.
Un altro buon segno potrebbe poi essere la conferma di tutto il gruppo responsabile del precedente album. La line-up, infatti, nonostante tutti i continui dentro e fuori a cui ci aveva abituato negli ultimi anni, è rimasta del tutto invariata. Così come non sono cambiati produzione e autore delle grafiche delle copertine e dei libretti, alias l’artista lettone Artūrs Bērziņš, qui promosso anche a regista del video-clip di “Heartbreak And Séance”.
Ma di cosa parla, dunque, questo “Cryptoriana – The Seductiveness of Decay”?
Il titolo stesso “Cryptoriana” è il frutto della crasi (fusione di due parole in una) tra i termini “cripta” e “vittoriana”. Il sottotitolo, che può essere tradotto come “la seduttività della decadenza”, esplica maggiormente il concept alla base dell’album. Il tema è da ricercarsi nella letteratura vittoriana, in particolare quella di stampo maggiormente neo-romantica e spiritista. La rivoluzione industriale e la morte dei suoi massimi esponenti: Byron, Keats e Shelley, porta alla fine del romanticismo etico. Da quelle ceneri, però, prende corpo un movimento che porta sempre più al distacco tra l’arte, che sembra anelare a un passato perduto, e la contemporaneità. Nella pittura nascono i preraffaelliti come John Everett Millais (non a caso Artūrs Bērziņš sceglie, per le copertine dell’album e del singolo, delle rielaborazioni di capolavori italiani come la Venere del Botticelli o Amore e Psiche del Canova), in architettura si va verso la riscoperta del gotico seguendo l’esempio di Dante Gabriel Rossetti e John Ruskin. Nella società si afferma sempre più la moda dello spiritismo e si assiste alle prime sedute spiritiche, a cui partecipano e ne rimangono ossessionati anche personaggi famosi come Sir Arthur Conan Doyle. In letteratura gli scrittori devono fare i conti per la prima volta con il mercato editoriale e quindi puntare alle vendite, più che alla qualità dei propri scritti; vedono così la luce le opere a puntate (o feuilleton, come verranno poi chiamate dai francesi) e, soprattutto, hanno grande successo i racconti, in particolare quelli di fantasmi. Di questa nuova generazione di autori inglesi fanno parte scrittori come William Hope Hodgson, Montague Rhode James, Algernon Blackwood, Arthur Machen, Robert Louis Stevenson, mentre fuori dai confini britannici abbiamo Bram Stoker e Joseph Sheridan LeFanu (irlandesi) o Edgar Allan Poe e Edith Warthon (americani) capaci di influenzare tutta la produzione fantastica successiva. Da sempre i Cradle of Filth, in realtà, hanno pescato a piene mani dai testi di questo periodo, ma sempre come fonte di ispirazione, mai vi hanno esplicitamente dedicato un disco. Con “Cryptoriana” vi porgono un doveroso tributo ufficiale.
Il platter si apre, come ormai di consuetudine, con una breve intro di sapore orrorifico, in questo caso piuttosto minimalista e più incentrata su svariati suoni sinistri campionati, che su un vero e proprio apporto musicale. Da “Exquisite Torment Awaits” si passa, senza soluzione di continuità, direttamente in “Heartbreak And Séance”, il singolo apripista rilasciato per ingolosire i fan e di cui, come dicevamo, è stato realizzato anche un video-clip per la regia di Artūrs Bērziņš. Si tratta di uno dei pezzi migliori del lotto e non stupisce che sia stato scelto per presentare la nuova opera dei Cradle of Filth. Il brano riesce a unire egregiamente le sonorità tanto care ai vampiri inglesi con la nuova freschezza compositiva che già avevamo rilevato in “Hammer of the Witches”, in particolare risalta il lavoro delle chitarre con alcuni riff e assoli particolarmente azzeccati e dal sapore, non a caso, più NWOBHM che black/gothic.
“Cryptoriana”, però, non si riduce ad essere una mera scopiazzatura di “Hammer of the Witches”, pur riproponendone alcuni elementi, al contrario riesce a ritagliarsi una sua dimensione e personalità. Lo fa in maniera in realtà semplice, ma efficace: meno pezzi mediamente più lunghi, capaci di permettere varie soluzioni al loro interno senza mai annoiare, con però una durata complessiva più breve e più concentrata, senza inutili fronzoli. Inoltre, come il precedente, volge la propria attenzione al ripescaggio di alcune sonorità e soluzioni adottate dai Cradle of Filth all’inizio della loro carriera, lasciando da parte molti degli esperimenti successivi meno riusciti, ma affrontandoli da un diverso punto di vista. In questo caso le tastiere e gli arrangiamenti orchestrali sono meno centrali nel songwriting, utilizzandoli sempre molto, ma come accompagnamento, concentrandosi invece sul ruolo delle chitarre nella costruzione della canzoni. L’esito è differente, ma sempre di buona/ottima qualità.
Diversi i pezzi che si fanno notare, per motivi diversi. Oltre al singolo “Heartbreak And Séance” non possiamo non citare “Wester Vespertine”, una delle tracce più aggressive e ruvide, soprattutto nel cantato. Al contrario di “Hammer of the Witches”, in cui avevamo trovato Dani Filth quasi ringiovanito, su questa uscita, il vocalist sembra non spingere mai troppo, mantenendosi invece su uno scream abbastanza sotto tono.
Menzione speciale, poi, per il trittico di chiusura.
“Vengeful Spirit” presenta una nuova, e un po’ inaspettata, collaborazione con Liv Kristine dopo il precedente esperimento, non da tutti apprezzato, di “Nymphetamine”. In questo caso la cantante norvegese interpreta proprio il fantasma vendicativo del titolo e ci sentiamo di dire che, forse perché in un contesto più genuinamente alla Cradle of Filth, il duetto con Dani Filth funziona perfettamente e non snatura la canzone, al contrario riesce a darle quel qualcosa in più che la fa emergere e notare.
“You Will Know The Lion By His Claw” è probabilmente la canzone migliore del disco, con un Dani in splendida forma dietro al microfono e nella sua prestazione (tra quelle del disco) più simile ai fasti del passato. Ma non è solo vocalmente che sembra di fare un salto indietro nel tempo, ma anche musicalmente, perché davvero si tratta di un pezzo che non avrebbe sfigurato, sia per qualità che stilisticamente, nella tracklist di alcuni dei primissimi capolavori.
A chiudere troviamo, con i suoi quasi 9 minuti, il brano più lungo del lotto: “Death And The Maiden”. Una song che, come il resto del disco, non si perde in fronzoli e per questo risulta anche particolarmente ostica da assimilare, proprio perché non lascia mai un attimo di quiete all’ascoltatore, ma lo tiene sulla corda per tutta la sua durata. Grande prova compositiva da parte dei Cradle of Filth che lasciano l’ascoltatore con un ultimo pezzo destinato a costringerlo a cliccare subito il tasto play per riascoltarlo.
Due parole, infine, su “Alison Hell”, cover degli Annihilator presente come bonus-track nella versione digipak del platter. Si tratta di una canzone che ha subìto meno di altre il processo di trasformazione per adattarsi allo stile particolare dei Cradle of Filth, probabilmente per scelta diretta della band che ha preferito non snaturare troppo l’originale concentrandosi così sul lavoro delle chitarre.
“Cryptoriana – The Seductiveness of Decay” risulta quindi un nuovo buonissimo album dei Cradle of Filth che dimostrano di aver ben assimilato la lezione già messa in mostra con “Hammer of the Witches”: recupero di certe sonorità e stilemi del passato, lasciando da parte le eccessive sperimentazioni fini a sé stesse, ma anche freschezza compositiva e, soprattutto, qualità. La ricetta sembra, insomma, quella giusta perché le ciambelle vengano col buco. I risultati potranno poi essere più o meno validi, e qui siamo mezzo gradino sotto il precedente “Hammer of the Witches”, ma di certo la strada intrapresa è quella giusta e i fan della prima ora dei vampiri inglesi non possono che ringraziare.
Alex “Engash-Krul” Calvi
VOTO: 72