Recensione: Crystal Skulls
Si formano nel 2004 come cover band, gli umbri Re-creation, ma è solo dal 2007, con il definitivo assestamento della line-up, che decidono di comporre del materiale proprio. L’anno successivo arriva il debutto autoprodotto “Apocalypse – The Beginning of the End”: un onesto lavoro di matrice hard & heavy che ottiene buoni riscontri e porta il gruppo a condividere il palco con monicker blasonati e quindi a farsi conoscere anche fuori dai confini regionali. Bisognerà aspettare però quattro anni, prima di risentir parlare di loro, se non in sede live. Motivo per cui il combo todino, prima di affrontare le registrazioni di un nuovo full-length, si getta nuovamente nella mischia con il demo di quattro tracce “Crystal Skulls”, di nuovo realizzato a proprie spese, nella speranza evidentemente di riuscire a centrare l’obiettivo contratto.
Le coordinate stilistiche sono a grandi linee le medesime del debutto e cioè un heavy metal ottantiano di scuola inglese, venato da coinvolgenti riff di matrice hard e fraseggi di tastiera che talvolta ricalcano da vicino l’inconfondibile suono dell’organo Hammond. Questa volta però le composizioni sembrano beneficiare di suoni migliori, benché leggermente ovattati, in modo che non ci siano strumenti che prevalgano nettamente sugli altri. Un passo avanti poi è stato fatto in termini tecnico/compositivi, anche se alcuni passaggi appaiono ancora un po’ da sgrezzare, non del tutto fluidi.
Per quanto riguarda le liriche, i Nostri confermano una certa propensione alle tematiche legate all’occulto e all’esoterismo, come suggerisce il titolo stesso della release (i controversi teschi di cristallo delle civiltà precolombiane), oppure alla letteratura horror di E. A. Poe, che i Nostri omaggiano dedicandogli ben due canzoni, nelle quali fanno chiaro riferimento al racconto “Il Cuore Rivelatore” e alla celebre poesia “Il Corvo”.
Si parte quindi con “Evil Eye”, un cupo mid-tempo introdotto e chiuso da un tetro tappeto di tastiera. Brano diretto e accattivante in cui le due asce Perugini/Peppucci dimostrano subito una buona intesa, specie in fase solista e un gusto davvero apprezzabile. Buona anche la prova di Coletti alla voce: senza mai voler strafare, si rende riconoscibile con un tono nasale abbastanza espressivo e pacato. Un po’ più scontata ma dinamica “The Wolf”, con una partenza quasi ‘danzereccia’ in stile simil-power che forse poco si addice alle atmosfere ombrose che caratterizzano l’album. Di nuovo però spicca la sezione solista, arricchita anche da un valido intreccio con la tastiera come da consolidata tradizione hard rock. Senza infamia né lode, fino a qui (meglio nella seconda parte), il contributo della sezione ritmica. Coletti e Biscotti, infatti, sono autori di una prova senza sbavature, tuttavia una maggiore spinta propulsiva o varietà di soluzioni, avrebbero fatto la differenza.
Classicamente heavy e peraltro la traccia più convincente dell’album, “Crystal Skulls”: ideale punto d’incontro, anche se con le dovute proporzioni, tra i Judas Priest degli eighties ed i lori riff stridenti e gli Iron Maiden del periodo “Somewhere In Time” e “Seventh Son…” (influenza in parte riscontrabile anche negli altri episodi). In questo caso, però, più che in altri, emerge quella che è l’unica pecca della produzione: ovvero le chitarre appaiono troppo smussate e poco graffianti, sia nelle ritmiche sia nei soli e purtroppo non riescono a incidere e fare male come potrebbero. Le due asce, a mio avviso, avrebbero meritato maggior risalto durante le registrazioni e il missaggio. Altra traccia riuscita, la conclusiva “The Raven”. Melodia che si stampa subito in testa e una valida atmosfera quasi autocelebrativa, sono armi sicuramente efficaci, purché, come sicuramente il combo umbro sa molto bene, non se ne abusi.
Insomma, al di là di qualche imperfezione da aggiustare in futuro, “Crystal Skulls” potrebbe essere il giusto viatico per attirare le attenzioni di qualche etichetta specializzata. Sono convinto che potendo disporre di mezzi adeguati e mettendoci, da parte loro, un pizzico di cattiveria e sfrontatezza in più, i Re-creation potrebbero riuscire a imporsi.
Orso “Orso80” Comellini
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Tracce:
1. Evil Eye 4:49
2. The Wolf 4:35
3. Crystal Skulls 5:24
4. The Raven 5:18
Durata 20 min. ca.
Formazione:
Adriano Coletti – Voce, Basso
Mirco Perugini – Chitarra
Marco Peppucci – Chitarra
Gianluca Caimmi – Tastiera
Roberto Biscotti – Batteria