Recensione: Cult Of Occult
I Cult Of Occult sono quartetto francese, proveniente per la precisione da Lione, giunto in tempi recentissimi al debutto discografico sotto l’egida della Hammerheart Records. Su di loro, probabilmente al fine di tener fede ad un monicker così oscuro ed arcano non è dato sapere molto di più, il flyer di presentazione fornito dall’etichetta li descrive come una giovane stoner/sludge band figlia del sound di gruppi storici come i Corrosion Of Conformity e allineata a quella di realtà più vicine nel tempo come gli Eyehategod. Nessuna informazione, viceversa sull’identità dei componenti e sulla loro storia, nemmeno sui profili MySpace e Facebook, né sul sito ufficiale: non resta altro da fare che lasciare che sia la musica a parlare.
Con la definizione “(classic) sludge” di solito si intende quel sotto-sottogenere di musica heavy metal che nasce laddove i tempi rallentati del doom si incontrano con le sonorità e il flavour del southern rock e la violenza dell’hardcore punk e/o del thrash metal a creare un sound acre, paludoso e malato che può vantare tra i suoi precursori e maggiori rappresentanti artisti del calibro di Melvins, Corrosion Of Conformity, Down e Crowbar. Lo spettro espressivo si è ulteriormente allargato con il contributo di band dedite a una variante del classic sludge in cui vengono meno le influenze southern e si pone maggiormente l’accento sull’atmosfera, incorporando stilemi provenienti di volta in volta dallo stoner o dall’alternative metal, come nel caso di Neurosis e High On Fire, fino a quell’ibrido generalmente conosciuto con il nome di “post metal” che vede nella musica futuristica e claustrofobica di gente come gli Isis e i Cult Of Luna i suoi alfieri più rappresentativi.
E’ tuttavia, sufficiente far partire la prima traccia, la lunghissima (ma non sarà un unicum, l’album è composto da cinque tracce per un totale di 40 minuti di musica..) “Blurry And Muzzy” per notare immediatamente che la proposta dei quattro transalpini è piuttosto diversa sia da quella di gente come i pluri-citati Melvins e Corrosion Of Conformity, ma tutto sommato anche da quella di Isis e Cult Of Luna. I tempi sono indubbiamente rallentati, l’atmosfera nebbiosa e opprimente, ma non si ravvisano né gli accenti southern caratteristici dei Down, né le derive avanguardiste tipiche del post metal e, altrettanto, il lavoro delle chitarre è si fangoso ma privo il mordente tipico dei gruppi sludge.
Maggiori analogie si possono riscontrare, viceversa nel doom minimale e iper rallentato di gruppi come Worship (culto…) e Ahab di cui viene mantenuta la propensione a creare atmosfere maligne e sulfuree che trovano un buon accompagnamento in un growl aspro e lacerante che parrebbe, per certi versi, rifarsi a quello di Joe Duplantier dei conterranei Gojira, senza tuttavia mantenerne la posizione di preminenza all’interno di un sound giocato, come detto, decisamente più sul terreno dell’atmosfera che su quello della pura violenza. La seconda traccia “I Hate You” si dipana su ritmi leggermente più sostenuti, il growl sfuma in più d’un occasione in uno scream quasi filthiano e a farla da padrone lungo tutto il brano sono gli imperiosi guitar riff, più dinamici e ora davvero sludge-oriented, resi ancora più inquietanti dagli interminabili fade di chitarra.
“Walking In The Desert” sfoggia immediatamente un riff di stampo stoner, addirittura rockeggiante, nella tradizione degli epigoni dei Black Sabbath che furono, dagli Sleep ai Kyuss giù giù fino ai giorni nostri. Il cantato si fa in quest’occasione più diretto e intenso, le “melodie”, termine da prendere ovviamente con le pinze dato il genere trattato, risultano maggiormente definite ed intelligibili. Di nuovo funeral doom, viceversa, leggermente intinto nello sludge in “Perfect Love”, del tutto in linea in quanto a sonorità, melodie e contenuti con “Blurry And Muzzy”: lenta, minimale, funerea e a tratti addirittura lisergica, così anche la successiva, e conclusiva, “Cult Of Occult”, nella quale si ditingue il buon lavoro svolto dal minuto 4 e 30 in avanti da parte del basso e delle chitarre.
Alla luce delle cinque tracce che compongono il debutto discografico di questo four piece transalpino emergono alcune luci ma anche diverse ombre. I Cult Of Occult sanno indubbiamente suonare e si presentano sul mercato con un debut-album sicuramente curato, ben prodotto e ben eseguito; d’altro canto, altrettanto certamente, la dinamicità e la variabilità di certo non sono le loro armi migliori. Certo, il genere che propongono (più doom che sludge) è per antonomasia legato alla ripetizione di riff ossessivi fino allo sfinimento, tuttavia i brani maggiormente riusciti (“I Hate You” e soprattutto “Walking In The Desert”) sono proprio quelli in cui subentrano alcune gustose varianti che salvano il disco da un senso di monotonia altrimenti troppo marcato.
Troppi e troppo evidenti, viceevrsa, i tratti comuni tra canzoni come “Blurry And Muzzy”, “Perfect Love” e “Cult Of Occult” per lasciare davvero il segno, inoltre il cantato, per quasi tutta la durata dell’album estremamente monocorde, e la pressoché totale assenza di assoli o di melodie intelligibili rendono veramente arduo, anche ad un ascolto molto attento, trovare dei reali motivi di distinzione tra i vari momenti che compongono l’opera. Ed è un vero peccato perché il doom, lo sludge e lo stoner sono terreno fertile, come la storia dimostra, per mille e più contaminazioni, cosa peraltro ravvisabile anche all’interno di “Cult Of Occult”. Rimandati, dunque, perché le carte in regola ci sono, ma a latitare ancora è una maggior dose di personalità e di idee, quelle che distinguono un lavoro canonico da uno realmente vincente.
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Tracklist
01. Blurry And Muzzy 08:04
02. I Hate You 08:34
03. Walking In The Desert 05:09
04. Perfect Love 07:35
05. Cult Of Occult 10:13