Recensione: Curse and Chapter

Di Matteo Di Leo - 18 Dicembre 2013 - 1:09
Curse and Chapter
Band: Hell
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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90

Nel  2011 “Human Remains” giunse come un fulmine a ciel sereno a sconvolgere la scena heavy metal continentale. Hell, creatura di culto della NWOBHM, risorgeva dalle proprie ceneri  rilasciando un album incendiario, composto esclusivamente da brani scritti tre decadi prima.
 
Mai riesumazione fu più gradita, se è vero che quello può essere considerato come uno dei dischi più belli degli ultimi tempi.
 
Oggi i fratelli Bower, sempre affiancati da Andy Sneap sia alla chitarra che alla produzione, tornano con un altro lavoro incendiario, capace non solo di replicare gli entusiasmi dell’illustre predecessore ma addirittura di superarlo, visto che sono stati azzerati i pochi difetti presenti.
 
Costituito da canzoni per metà del vecchio repertorio (e quindi composte anche dal defunto ex leader Dave Halliday) e per metà nuove, “Curse and Chapter” ripropone quel metal classico così veemente, oscuro ed intricato ammirato due anni fa, ma questa volta i pezzi si fanno meno strutturati e prolissi, ad esempio le introduzioni sono più brevi e quindi il tutto risulta ben dritto al sodo.
 
Inoltre, le melodie delle chitarre vengono rese più ficcanti e si valorizzano maggiormente i ritornelli. Infine si fa un maggior ricorso alle tastiere, non utilizzate soltanto come un mero stratagemma atmosferico ma integrate all’interno dei composizioni, non disdegnando alcuni duetti con le due asce.
 
D’altro canto, intatti rimangono i punti forti degli HELL, a partire dal cantato eccentrico e oltremisura teatrale di David Bower, autentica marcia in più di una formazione già di per se eccellente sia in fatto di tecnica che di affiatamento, che ha nelle sei corde del già citato Sneap e di Kev Bower gli altri punti di forza.
 
Ogni singola canzone brilla di luce propria e sia attesta su livelli qualitativi sensazionali, indi per cui citarne una a discapito di un’altra è una mera questione di gusti e per questo suscettibile di variare da persona a persona. 
 
Da parte mia, meritano una menzione particolare la diretta “The Age of Nefarious”, “The Disposer Supreme”, forse quella che più si avvicina al debutto con i suoi cambi di tempo continui; ed ancora “Darkhangel” anche essa lunga, ramificata ma con un coro sublime, nonché le sinistre “Something wicked this way comes” e “Deliver us from evil”, ma è veramente la globalità a fare grande questa opera, forse la sola “Faith will fall” risulta inferiore alla media.
 
Vi basti sapere che se amate l’heavy metal (e se state leggendo una recensione su questo sito non può essere altrimenti) lasciarsi sfuggire questo disco equivarrebbe a macchiarsi di un efferato delitto.
 
Certo, è strano pensare che il miglior gruppo del genere sia attualmente una “nuova band di trenta anni” ma tant’è, gli HELL secondo il mio modestissimo parere non hanno rivali al momento tra le sonorità più classiche, aggiungendo qualcosa di nuovo alla musica che amiamo ma senza trasmutarla in qualcos’altro, rendendola quindi attualissima come nessuno sembra più saper fare. 
 
Per quanto mi riguarda, “Curse and Chapter” è il disco del 2013.
 
Matteo Di Leo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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