Recensione: CVI
Dopo aver fatto parlare di sé con l’omonimo Ep edito nel 2010, gli americani Royal Thunder pubblicano il disco di debutto, intitolato “CVI” (centosei in numeri romani, ndr), nel 2012. Subito un contratto importante, il disco esce infatti via Relapse Records.
Il trio, originario dalla cittadina di Savannah in Georgia, ruota attorno alla carismatica figura della brava cantante e bassista MLny Parsonz e presenta una proposta musicale molto articolata e affascinante. Balza subito all’attenzione il background Seventies della band e se vogliamo provare a definire l’universo musicale prodotto dai Royal Thunder, lo possiamo definire come un prog rock con influenze doom/sludge e, a tratti, elementi di psychedelic rock.
Basta pigiare il tasto play e far partire “CVI” per esser catturati dall’affascinante mondo dei Royal Thunder. Il disco si apre con con l’ottima “Parsonz Curse” che si sviluppa con un continuo cambio d’atmosfere a tratti più seventies oriented a tratti più sludge oriented. A far da collante la splendida e personale voce di MLny Parsonz distante anni luce dalle voci fredde ed impostate di tante “signorine” dai nomi altisonanti. Nel suo stile le influenze degli anni Settanta sono evidentissime. Ottima tecnica e capacità interpretativa/espressiva che solo i “grandi” riescono ad avere. Si continua ad altissimi livelli con “Whispering World”, uno degli highlight del disco. Ispiratissimo il guitarwok di Josh Weaver ma, anche in questa seconda traccia, è la prestazione di Lady Parsonz a fare la differenza. Sarà una costante che troveremo in tutta la durata del disco. Si continua alla grande con la splendida “Shake And Shift”, canzone che, nei suoi oltre nove minuti di durata, racchiude tutte le influenze dei Royal Thunder. Una sorta di caleidoscopio di emozioni che si farà ascoltare tutta d’un fiato. A detta di chi scrive la miglior traccia del disco anche se il livello di ogni canzone è elevatissimo. La produzione dell’album valorizza ulteriormente le composizioni, dona un corretto flavour retrò alle varie tracce presentando inoltre quell’effetto “fangoso” che ben si sposa alle atmosfere più sludge oriented. Ottimo quindi il lavoro operato da Joey Jones degli Aria Recording Studio. Come dicevamo, il livello del disco è elevatissimo, un lavoro curato nei minimi dettagli in cui anche la sequenza delle tracce risulta studiata alla perfezione. Così dopo l’articolata “Shake And Shift” arriva la più diretta e rockeggiante “No Good” dal ritornello irresistibile grazie a dei cori ruffiani al punto giusto. Si torna poi ad una struttura più articolata e atmosfere più plumbee con la splendida “Blue” in cui Lady Parsonz, oltre alla “solita” super prestazione vocale, mette in mostra anche ottime doti al basso. Da qui in poi, il disco assumerà colori più cupi aumentando quella componente oscura che l’ha fin qui caratterizzato. Ecco quindi arrivare “Sleeping Witch” e, soprattutto, “South Of Somewhere” che inizia e si sviluppa come una sorta di oscura nenia per poi esplodere di rabbia nel finale. “Drown”, nei suoi oltre otto minuti, continua il percorso in questo sentiero fatto d’oscurità. La canzone presenta una struttura molto articolata, alterna atmosfere sludge a parti che posson portare alla mente alcune cose dei Led Zeppelin per poi esplodere carica di rabbia come non mai. La canzone si chiude in un’oscura quiete. La prestazione vocale di MLny Parsonz è semplicemente superlativa, interpreta alla perfezione ogni colore della canzone. Risulta impossibile non sottolineare ad ogni singola traccia il lavoro svolto dalla cantante, che continua a stupire anche nella ballad acustica “Minus”. Il disco si chiude con la settantiana “Black Water Vision” che funge, come meglio non si potrebbe, da epilogo.
Ottimo il debut album dei Royal Thunder che esce in un periodo in cui il revival delle sonorità settantiane e doom/sludge oriented vanno per la maggiore. Ciò che differenzia la band americana dalla maggior parte delle band che portano avanti questo revival stà nella qualità delle canzoni. Canzoni che non si limitano a riproporre idee che arrivano dal passato, ma che vivono e trasmettono emozioni e sensazioni forti. Canzoni che “funzionano” e che presentano un songwriting ispirato. Gioca sicuramente a favore il fatto di provenire da una città come Savannah che, assieme ad Atlanta, sempre in Georgia, presenta una scena estremamente personale in cui band come Mastodon, Kylesa e compagnia bella stanno da tempo riscuotendo consensi. Proprio a chi apprezza la scena proveniente da queste due città troverà pane per i propri denti all’internodi “CVI”. Debutto che saprà conquistare anche gli amanti delle sonorità seventies. Una piacevole sorpresa questi newcomers.
Marco “Into Eternity” Donè
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