Recensione: Cybersteria
I teutonici Powerworld con questo notevole “Cybersteria” arrivano al traguardo del terzo album in studio.
Il gruppo ospita fra le proprie fila musicisti di buon livello, forti di esperienza e buona tecnica: fra essi spicca soprattutto il nome del bassista Ilker Ersin, musicista noto principalmente per il lavoro svolto con i connazionali Freedom Call, oltre a quello del nuovo arrivato Michael Bormann, singer di grandissima qualità, già ascoltato in una miriade di progetti differenti, tra i quali sono senz’altro da ricordare Jaded Heart, Bloodbound e Redrum.
Avendo già dimostrato le proprie capacità nei due lavori precedenti – usciti rispettivamente nel 2008 e 2010 – i Powerworld non deludono le aspettative nemmeno con questa terza fatica, sfornando un disco curato in ogni dettaglio e di non facilissima assimilazione.
Il songwriting del quintetto, infatti, si assesta su una serie di brani articolati e ottimamente strutturati, che sanno stuzzicare l’attenzione dell’ascoltatore invogliandolo a ripetuti passaggi.
“Children Of The Universe“ pone immediatamente in evidenza la componente creativa dei tedeschi, capaci di dar vita ad una opener intricata ed elegante, ricca di riff granitici, stacchi melodici ed interessanti cambi d’atmosfera, senza mai comunque uscire fuori dai canoni del Power classico e progressivo.
Il power e l’heavy Metal più classico, si fondono nell’adrenalinica “Slave To The Powerworld“, traccia completamente dominata da un refrain trascinante e da una serie di riff mastodontici – confezionati dalla sei corde del talentuoso Andreas Rippelmeier – che precedono un intermezzo strumentale evocativo ed atmosferico.
Un pulsante giro di basso apre la successiva e cadenzata “Back On Me“, episodio che sembra quasi voler essere un omaggio all’Hard Rock degli anni ’80. Anche in questa occasione il colpo vincente è un refrain orecchiabile, accompagnato da una sezione ritmica dinamica e da un tappeto tastieristico fondamentale nel conferire al brano una profonda espressività.
Con la seguente “World Knows Your Secrets“, l’album si imbeve di sonorità oscure e minacciose su cui si stagliano ottime melodie vocali, perfettamente interpretate dal bravo Michael Bormann (autentico fuoriclasse), la cui caratteristica timbrica rievoca da sempre un po’ quella del bravissimo e leggendario Joe Lynn Turner.
La potente macchina progettata dai Powerworld continua a macinare note con la notevole “You Gotta Hold On“, pezzo ancora in perfetto stile anni ’80, contraddistinto da un ritornello suggestivo che rimarrà indelebile nella memoria dell’ascoltatore, prima che una serie di belle parti soliste completino quest’ennesimo momento di buon livello.
La breve strumentale e futuristica “Am I Digital?“, conclude questa prima metà dell’opera, destinata a proseguire con la gelida “Coasts Of Tears“, passaggio che non sembra porre fine alla creatività dei nostri, così come anche l’ottima “Black Ash“, brano ancora una volta imperniato su velocità cadenzate e massicce, in cui la sezione ritmica si rivela essenziale.
La rocciosa “Like A Shadow“, squarciata da un granitico operato chitarristico, continua egregiamente il percorso che i Powerworld hanno magistralmente condotto finora, grazie ad un brano semplice, dal coro melodico e vincente.
Il trittico finale del platter è costituito dall’atmosferica ed orientaleggiante title track, alla quale segue la melodica “You Will Find A Way“ ce a sua volta precede la conclusiva “Not Bound To The Evil”, ennesima rasoiata di grande livello che pone fine ad un buon album, forse poco innovativo ma godibilissimo alle orecchie di tutti gli appassionati dell’Heavy Metal melodico.
Discutine sul forum nella sezione Power!