Recensione: D-DAY
Autoprodotti e debuttanti sul mercato discografico con un prodotto, questo D-DAY, che non si capisce bene se sia un full lenght con packaging assai scarno e contatti in pieno stile demo, oppure un promo extrapatinato con tanto di agenzia promozionale a supporto (Alkemist Fanatix) e casa discografica ad occuparsi di stampa e distribuzione, i 3RD si affacciano alla loro prima pubblicazione nel 2006, inserendosi in pieno nell’ondata death metal/metalcore che in quell’anno era oramai affermata nello stivale, ma non ancora preponderante come oggi, con un sacco di gruppi a cercare di cavalcare l’onda. Produzione professionale e suoni da far crollare i muri si accostano tuttavia ad una prestazione non pienamente convincente in sede compositiva: vediamo il perchè.
L’esordio del disco avviene con Empty/Alive, pezzo che si rifà alla scuola di Caliban e compagnia e che, pur senza mettere nulla di nuovo sotto il sole, riesce a risultare pienamente godibile. A partire da esso e per tutto il resto del platter tuttavia l’ascoltatore si ritrova diviso tra i due fuochi dell’apprezzamento verso una band che sfodera un tiro non indifferente ed una potenza assolutamente sopra la media e della noia causata da canzoni che nulla hanno da aggiungere a quanto da circa 10 anni a questa parte rappresenta il mainstream americano che ogni anno passa in Italia attraverso i vari Flame Fest, Hell on Earth e compagnia cantante. Ai vaghi riferimenti NU scuola Slipknot (per non dire Linkin Park di Meteora) delle prime tracce si sostituiscono delle sincere cadute di stile nella seconda parte, dove si passa dal break con assolo atmosferico su chitarra pulita di Vanishing Life, rubato senza ritegno ai Meshuggah, al riffing sincopato fin troppo tipicamente Korn di Unable e Nothing Safe. La scelta dei nostri di andare a parare su sonorità fortissimamente caratterizzate come appartenenti ad un singolo gruppo (Meshuggah prima e Korn poi, come appena detto) è un atto sinceramente discutibile e, sebbene le canzoni rimangano godibilissime, non si può fare a meno di notare come ai 3RD manchi il fattore originalità e come essi non riescano in questo platter a creare un sound proprio e distinguibile, finendo con l’essere costretti ad andare a parare ora qui ora là per inserire degli elementi di varietà all’interno di un genere fossilizzato oramai sulla struttura strofa arrabbiata/ritornello melodico/breakdown cadenzato.
Dispiace veramente non poter dare più di un voto appena discreto ad un gruppo che mostra buonissime potenzialità ed una grande capacità di lavorare in studio per ottenere il massimo a livello di suoni ed arrangiamenti. Come già detto questo D DAY risulta essere un disco ben congegnato ed anche vario, con l’unica grave pecca di non essere originalissimo nelle prime tracce ed avere un paio di gravi cadute di stile nella seconda parte, che purtroppo odorano di plagio. Per ora mi sento di consigliare l’acquisto solamente ai fan accaniti del il metalcore, ma lo preferiscono in particolare nella sua versione più melodica, ed a coloro che vogliono sentire qualche canzone nello stile dei Korn degli esordi, quelli bravi per intenderci. Per il resto attendiamo i 3RD al varco del secondo full lenght, dipenderà solo da loro l’avere il destino dei talentuosi che non riescono a realizzare quanto sarebbe nelle loro corde o degli innovatori che escono sulla distanza lunga. Si spera vivamente che il loro sentiero sia il secondo.
Tracklist:
1- 1944 (Intro)
2- Empty7Alive
3- Fateless
4- D DAY
5- Vanishing Point
6- Ghost
7- Unable
8- Nothing Safe
9- Mess
10- Something More Than Nothing