Recensione: Da Vinci

Di Giulio Caputi - 25 Maggio 2006 - 0:00
Da Vinci
Band: Da Vinci
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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65

Da Vinci, apparentemente il nome di questo gruppo norvegese non sembra essere solo una coincidenza ma un business ben progettato. Infatti l’uscita di questo album “selftitled” di puro AOR scandinavo è concomitante con il debutto nelle sale discografiche del celeberrimo romanzo di Dan Brown “Il codice Da Vinci”. Eppure le cose non stanno così: siamo di fronte ad una ristampa! Ebbene sì , i Da Vinci firmarono il loro primo omonimo lavoro, discretamente accolto dalla critica, nel 1987, seguito nel 1989 dal secondo “Back in business”.

A distanza di quasi 20 anni la MTM ha deciso di ripescare il debut rimasterizzandolo, e anche se forse non se ne sentiva proprio l’esigenza, c’è da dire che prima di questa ristampa il disco era diventato praticamente introvabile raggiungendo la quotazione di 70 dollari!.

Per predisporsi all’ascolto è comunque necessario fare riferimento alle sonorità tipiche di quegli anni, in particolare agli Europe, ai Treat etc… quindi un vero e proprio tuffo nel passato dedicato ai nostalgici del capello cotonato!
“Lookin for love” è una buona traccia d’apertura a metà tra i Toto e gli Europe , i suoni insomma sono quelli e cioè chitarre e assoli pregevoli, tastiere sognanti ed una voce però purtroppo anonima che conferisce una certa piattezza al disco in generale. La seconda traccia “Dreamin’” seppur condita da un buon riff di chitarra di Gunnar Westlie non è accompagnata da un altrettanto valido “refrain”. Molto più interessante è invece “Tarquinia”, song dal titolo curioso (siamo sicuri che questi norvegesi non siano quattro viterbesi camuffati da scandinavi con appositi capelli cotonati e pose studiate alla perfezione?), a parte gli scherzi, la traccia in questione è ottima, a mio modo di vedere la migliore del disco, trattasi di una ballad questa volta ben interpretata e con un ritornello che si lascia facilmente ricordare, ottimo anche l’assolo di chitarra e la ritmica di basso (tra l’altro il bassista Bjorn Boge ha collaborato con John Norum nei suoi Street Legal). “Corina” è invece un discreto mid tempo pulsante che se avesse avuto un Tempest alla voce avrebbe fatto sicuramente un figurone! Dopo una breve “Intro” arriviamo alla sesta traccia e cioè “Look at me now”, cromatissima canzone ottantiana nel più vero senso della parola, addirittura le tastiere in questo caso mi ricordano i Pooh di “Asia non Asia” che non è affatto un demerito, ma gli anni sono quelli!
Ritmi leggermente più sostenuti ed un un ottimo fraseggio del bravo Westlie ci portano a “Forever in my Heart”, traccia frizzante caratterizzata dal classico coro patinato, ma non così smielata come la precedente. Non c’è niente di particolare in “She’s a he”, buon riff e niente più, mentre la conclusiva “Young desperado” è un lento d’effetto accompagnato dalle tipiche tastiere ottantiane di Dag Selboskar che chiude dignitosamente l’album (nella ristampa sono presenti due bonus track nda).

Non credo che ci sia molto d’aggiungere, se non nel ripetere che qui i fan accaniti di Europe e di tutto l’AOR scandinavo troveranno pane per i loro denti, soprattutto per chi si era avventurato nella ricerca disperata di questo pezzo da collezione (non disposto a spendere però quei famosi 70 dollari), il disco è comunque apprezzabile, le composizioni seppur non eccezionali rispecchiano gli standard del genere senza demeritare, anche se con un vocalist di maggior spicco avrebbero avuto molto più peso nel già allora inflazionato carrozzone del rock melodico.

Tracklist:

01. Lookin’ For Love
02. Dreamin’
03. Tarquinia
04. Corina
05. Look At Me Now (intro)
06. Look At Me Now
07. Forever In My Heart
08. She’s A He
09. Young Desperado
10. Light My Fire (bonus track)
11. Ain’t No Goodbye (bonus track)

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