Recensione: Daeva Through Sheer Will And Black Magic
I Daeva sono un gruppo americano, precisamente di Philadelphia, che si era fatto notare nel 2017 tramite l’ottimo EP “Pulsing Dark Absorptions”. Il lavoro era di buona fattura, e lasciava intravedere qualità, ma per una valutazione corretta era lecito attendere un’uscita più corposa. Ci hanno messo un po’: dopo 5 anni (quasi 6) esce “Through Sheer Will and Black Magic”, e l’ascolto non è banale. Dopo la canonica intro, che lasciava presagire l’ennesima delusione, ecco che parte la dirompente “The Architect and the Monument”, che riporta l’ascoltatore sulla terra con le sue ritmiche accelerate. Un inizio del genere esalta, ma com’è giusto che sia si procede con i piedi di piombo, senza facili entusiasmi. Si prova a rimanere il più possibile sobri, ma non è facile: la qualità è alta e costante, fino ad arrivare a “Passion Under the Hammer”. Questo pezzo è un esempio di black/thrash pazzesco; aggressività e cambi di ritmo, attorniati da suoni tombali e cavernosi che gli donano un incedere infernale e tagliente. Brano di livello che spacca in due il disco e l’ascoltatore nei brani successivi si riscontrano echi Bathoryani o Testamentiani (mix di un certo livello) fino a raggiungere la conclusione dell’ascolto con “Luciferian Return”, pezzo conclusivo ed unico a sfondare il muro dei 7 minuti, che assolve il proprio compito perfettamente grazie ad una dinamica perfetta: apertura in crescendo che porta ad un culmine ritmico e via via scema verso la conclusione del pezzo e del disco.
Che dire di questo “Through Sheer Will and Black Magic”? Un esordio full length memorabile, che mantiene le promesse dell’EP ed esalta l’ispirazione compositiva dei 4 della Pennsylvania, che azzannano le orecchie dell’ascoltatore con una foga pazzesca: Pennsylvanian Hunger.