Recensione: Damage is Done
Un po’ controverso questo ‘Damage is Done’, secondo album dei finlandesi Maniac Abductor, che segue ‘Casualties of Causality’ del 2019 e disponibile dal 20 maggio 2022 tramite la label Wormholedeath.
La band sa scrivere del buon Thrash d’assalto, con un songwriting tanto fluido, quanto dinamico.
Se prendiamo singolarmente i brani di questo nuovo full-length, non ce n’è uno che non vada: tutti potenti e dal gran tiro, con la giusta carica aggressiva e parecchio esplosivi per porre l’accento su temi scottanti quali l’ingiustizia, l’avidità, la guerra e le contraddizioni della religione, con riferimento ad eventi del passato che si stanno tragicamente ripetendo.
Voce collerica nel modo giusto, feroce, senza strafare, belle ritmiche roventi ed una batteria fracassa crani, insomma tutte le cose che si dicono quando una band fa un buon lavoro.
In poco più di soli trentatre minuti, ‘Damage is Done’ esprime bene il carattere irascibile e selvaggio di questi cinque ragazzi, con brani potenti e decisi come l’incisiva Title Track, Thrash classico che dà fuoco alle polveri senza mandarle a dire, o la velocissima ‘Human Greed’, od ancora ‘Endless War’ con il suo riff punk accelerato fino allo spasimo e la conclusiva ‘Ghost of the Killing Fields’, con la sua introduzione malinconica che detona in un continuo altalenarsi di tempi assassini.
Allora, cos’è che non convince, perché “controverso”? Innanzitutto, al secondo album ci vorrebbe un po’ più di personalità distintiva: la band si mette sulla scia di Testament ed Exodus e lì rimane, con la sola produzione a farci intendere che è un lavoro dei nostri giorni.
Vista la capacità dei musicisti è doveroso pretendere qualcosa di più dalla loro vena artistica. Sono tante le giovani band di alto valore, ma sono poche quelle che si distinguono, tra l’altro facendo una fatica bestia a competere con i Vecchi Leoni ancora in giro. Per quanto bravi, se i Maniac Abductor non tirano fuori qualcosa dal cilindro rischiano di finire nel mare del dimenticatoio.
Poi: ‘Damage is Done’ decolla bene, con tanta potenza fino a porsi ad una quota relativamente alta, però rimane lì, volando orizzontalmente. I brani, per quanto, come sopra detto, tutti validi singolarmente, non si distaccano molto uno dall’altro, non c’è, ad esempio, la forza di un singolo, del pezzo che si vuole dal vivo … diciamo. E’ tutto relativamente uniforme … non piatto o monotono, beninteso, però poco coinvolgente dal lato emotivo. L’album scorre, piace anche, ma poi rimane lì, non riesce ad entrare dentro con forza.
Poco male, intanto ascoltiamo e conosciamo questa promettente band. Sono sicuro che, in futuro, riuscirà a sorprenderci.
‘Damage is Done’ è stato registrato e mixato da Mikael Neves presso gli Waiting Room Recording di Tampere, Finlandia mentre il mastering è stato eseguito da Jack Control degli Enormous Door Mastering.