Recensione: Damaged Society Demo 2015
Vi dicono qualcosa i seguenti gruppi: Cryptic Slaughter, Dirty Rotten Imbeciles, Suicidial Tendencies, Nuclear Assault, M.O.D.? Bene, se erano e sono band di vostro gusto, allora state ben certi che i Violent Revolution faranno al caso vostro. Il quartetto statunitense capitanato dal bassista e cantante George Robb (che i più esperti ricorderanno nelle primissime file dei californiani Agent Steel) vomita in musica tutta la propria attitudine puramente thrash, come va fottutamente suonato!
I cinque brani (intro inclusa) sono un concentrato di ferocia e velocità come raramente se ne ascolta di recente. La band è marcia al punto giusto, non ha un minimo di autocontrollo nell’esprimersi con cattiveria e spontaneità, così come la vecchia scuola vuole. I pezzi hanno quindi gusto; nella loro essenzialità si identificano chiaramente gli uni agli altri, segno di una provata esperienza che permette ai musicisti di tirare fuori da dentro una vera esigenza attitudinale.
I pezzi toccano ambiti tendenti al thrashcore, sfiorando confini crossover e senza per questo apparire composti in maniera dozzinale. Sono presenti soli, delle vere e proprie sferzate alle sei corde e non va nemmeno lasciata in disparte la considerazione sul cantanto: crudele, spietato e barbaro. Gli intramezzi in stile cronaca giornalistica, tutti incentrati su tematiche sociali, rendono ancor più vario il prodotto attribuendogli una personalità ancora più marcata. Dentro “Damaged Society” c’è un piccolo sunto della storia del thrashcore di tutti i tempi. Vengono di fatto ripercorsi i punti compositivo-artistici salienti di questo genere di nicchia così amato, da sempre, dall’underground estremo internazionale. Il resto lo fa una produzione minimale, ma ben bilanciata nei volumi così da non apparire scadente.
Il mini disco si esauriesce in brevissimo tempo, ma lascia dietro di sé un ricordo significativo. Se ne esce dal lettore Cd con orgoglio perché ha saputo farsi rispettare. Non ultimo c’è anche da considerare che la band lo ha promosso, sì, in maniera minimale per quanto riguarda il jewel case (è abbastanza frequente torvare oggi demo in digipack o con formati molto curati), ma accanto alla copia fisica c’è tanto di flyer in carta patinata, con tutte le informazioni del caso ed accompagnato da una lettera (scritta a mano!) direttamente col nome del recensore a cui è indirizzata. Tanto di rispetto! Anche questo, per quanto mi riguarda fa la differenza tra chi ci crede, indipententemente dall’età anagrafica, e lo fa con entusiasmo e serietà e chi, come molto spesso accade, ritiene di essere già una star (ridicola) dando tutto per scontato. Quindi tanto di cappello ai Violent Revolution a cui va tutto il mio rispetto.
Chi potrà mai immaginare se “Damaged Society” avrà un seguito… forse ha un fascino tale perché è davvero riuscito a riportare, dal tempo ormai passato, un flavour di ‘raffinato’ carisma, così come se tal disco fosse capitato nelle mani cinque lustri fa, direttamente dalla carneficina di quel famigerato sound statunitense ormai passato alla storia, ma così ancora intrigante oggigiorno. Credetemi, questo è davvero un bel demo! Cari Violent Revolution, per quanto possa valere, da oggi avete un fan in più che attende impaziente il vostro primo album in studio. Complimenti!
Nicola Furlan