Recensione: Damnatio Sacrorum

Di Alessandro Calvi - 9 Gennaio 2014 - 12:08
Damnatio Sacrorum
Band: Voltumna
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2013
Nazione:
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65

A due anni dall’EP “Chimera”, con cui si erano fatti conoscere al mondo, i Voltumna tornano a farsi sentire con il loro primo vero e proprio full-lenght, questo “Damnatio Sacrorum”. In questo periodo la band di Viterbo ha affinato il proprio sound e anche l’esperienza maturata sembra aver dato i suoi frutti in sede di song-writing.

Già solo leggendo titolo dell’album e delle canzoni si intuisce qualcosa delle tematiche toccate dal disco, ma è solo leggendo i testi che si può approfondire il discorso. I Voltumna, infatti, si rifanno alla mitologia preromana ed etrusca per stendere le lyrics e trarre ispirazione per i brani di “Damnatio Sacrorum”. La scelta, quindi, dell’uso del latino in alcuni passaggi, potrà sembrare scontata ad alcuni, ma si rivela decisamente azzeccata e perfettamente adeguata al concept su cui si basa il disco.
Proprio l’uso del latino, inoltre, riesce a donare un tono epico, solenne, ai momenti in cui compare, tanto da renderli tra i migliori di tutta la scaletta.
La componente black del sound dei Voltumna rimane su binari piuttosto classici, pur riservandosi di passare, all’occorrenza, dagli stilemi più gelidi e atmosferici del black norvegese alle furiose accelerazioni di quello svedese. L’abbinamento funziona senza stonare e, anzi, riesce a dare maggiore movimento e imprevedibilità ai componimenti. L’ispirazione dei nomi sacri della scena nordeuropea di entrambe le nazioni si sente e, qui e là lungo la scaletta, sembra dover diventare addirittura ingombrante, per fortuna si tratta di istanti che si superano abbastanza in fretta.
Discorso simile per l’uso delle tastiere, mai invadenti, che si riservano l’onore della ribalta solo quando serve e si limitano, il resto del tempo, a intessere un tappeto di sottofondo che dà maggiore profondità ai brani. Come si diceva, però, anche qui qualche nome salta facilmente alla mente quando l’orecchio percepisce certi passaggi sinfonici e d’atmosfera.
Si tratta, tutto sommato, di errori veniali, che non inficiano più di tanto il risultato finale. D’altra parte i Voltumna non si presentano come un gruppo particolarmente innovativo, quindi non è neanche del tutto lecito attendersi di più di quello che propongono.

Per concludere, “Damnatio Sacrorum” ci presenta una band in buona salute, con buone idee, capacità e convinzione per continuare sulla propria strada a discapito di tutto. I Voltumna non sono (e forse non saranno mai) un gruppo che punta sull’originalità a tutti costi, piuttosto si dedicano, con passione e dedizione, a suonare la propria musica. Il risultato è un album e un sound che, in alcuni frangenti, potrà suonare già sentito, ma che in generale dimostra una certa personalità nel modo in cui è confezionato. Gli amanti di certe sonorità, quindi, possono andare sul sicuro, trovando un prodotto sicuramente orecchiabile e “rassicurante”. Un black metal con echi sinfonici, ma fortemente radicato alle fondamenta del genere, senza alcuna aspirazione o esigenza di ridefinirne i canoni.

Alex “Engash-Krul” Calvi

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