Recensione: Danger Zone
Gli Smoking Snakes si presentano al mondo con questo Danger Zone, la cui copertina non lascia adito a dubbi sulla proposta della band svedese: sleaze metal scandinavo pienamente debitore della tradizione stradaiola degli anni Ottanta statunitensi.
Ora, l’ennesimo prodotto hard/sleaze svedese può suonare o estremamente noioso e banale, oppure regalare qualche bel momento di un genere dall’impatto semplice, immediato, ma non per questo necessariamente effimero. Con Danger Zone, per nostra fortuna, siamo nel secondo caso: pur non raggiungendo le vette qualitative di altre band nordiche, quali gli Hardcore Superstar, i Crashdiet o i Crazy Lixx, gli Smoking Snakes riescono a pubblicare un album fresco e godibile, zeppo di melodie di facile presa, valorizzate dalla saggia produzione di Jakob Herrmann (Anthrax, Europe, Hardcore Superstar ed Evergrey, tra gli altri).
Oltre alle menzionate band svedesi, tra le influenze di Danger Zone non possono non essere citati i W.A.S.P. più basilari e i Ratt meno limati. La resa complessiva ci consegna una band matura e cosciente delle proprie buone potenzialità, che si realizzano particolarmente in alcuni dei momenti migliori del disco, come Sorrow, Death And Pain (vera traccia killer) ed Excited.
In vero, non mancano anche i momenti meno ispirati, che tuttavia non scadono mai nel puro filler. There Is No Tomorrow, ad esempio, è un po’ slabbrata, mentre We Are Alive e Who Am I non lasciano davvero niente all’ascoltatore.
Al capo opposto sta, invece, una Rocking To The Morning Light che s’impone grazie a un arrangiamento finalmente un po’ originale e un ritornello che, se non farà gridare al miracolo, dovrebbe assicurare agli svedesi qualche salto sotto i palchi dei festival estivi.
Nel complesso, Danger Zone è un disco più che sufficiente. Gli Smoking Snakes arrivano forse fuori tempo massimo rispetto all’ondata di band svedesi di hard rock e sleaze metal che, ormai da più di un decennio, ci delizia. La conseguenza da scontare è, inevitabilmente, un certo grado di noia e derivatività. Ma sono aspetti che finiranno in secondo piano, quando ci godremo la band con una birra gelata in un caldo pomeriggio estivo assieme agli amici rocker di sempre.