Recensione: Danno Irreparabile
Scatological Grindcore. Esisterà questa definizione? Molto probabilmente sì; fino a prova contraria farò finta di essere il primo ad averla usata e brevettata. Non c’è modo migliore, infatti, per riassumere la quantità di nefandezze servite dai Carne Guasta in molte delle canzoni contenute nel loro terzo album, “Danno Irreparabile”. Stando ai post contenuti nella pagina Facebook del gruppo, in realtà, parrebbe di trovarsi al cospetto di una one man band: tratterò pertanto il progetto Grindcore Carne Guasta come tale. Leggendo la tracklist del disco salta subito all’occhio un aspetto. Il misterioso mastermind dalle origini sarde sembra avere un unico obiettivo davanti a sé: disturbare e, possibilmente, infastidire gli ascoltatori tanto coraggiosi da avvicinarsi alla sua opera. Uno degli argomenti principali selezionato per portare a termine quest’impresa è, come avrete capito, la scatologia. Gli appassionati più aperti di mentalità, nel corso degli ultimi 30/35 anni, hanno già avuto modo di conoscere molti gruppi che hanno, per così dire, ‘cantato la scatologia’, tanto in ambito Grindcore quanto in ambito Death Metal. Ricordiamo a tal proposito gli alfieri del Death californiano Autopsy: già nel lontano 1992 inserivano nell’album “Acts of the Unspeakable” la delicatissima canzone “Orgy in Excrements”, che anticiperà nel modo più offensivo possibile il loro quarto, chiacchieratissimo disco: il ‘diversamente divertente’ “Shitfun”, temporaneo canto del cigno di uno dei gruppi più provocatori e rappresentativi della scena Death. Sentir parlare di certi argomenti, già masticati e digeriti da diverse generazioni di appassionati, non stupirà più di tanto chi tuttora si nutre quotidianamente di pane e Goregrind. Chi non è avvezzo a certe estremizzazioni, invece, potrebbe incontrare qualche difficoltà durante l’ascolto di perle come l’ultima traccia del disco, “Mi Mangio il tuo Culo”, o la quarta canzone, per il cui titolo rimando alla sezione Scopri tutti i dettagli dell’album cliccabile a inizio recensione. Non di sola scatologia vive l’uomo, sia chiaro: la canzone “Mutilato dai Petardi”, ascoltata poco dopo l’annuale mattanza causata dai botti di Capodanno, colpisce il bersaglio con violentissima e triviale precisione. Non da meno sono “Generazione Compromessa”, “La Libertà” e “Voglio una Risposta”, i cui messaggi, semplici e diretti, vengono ben veicolati dal feroce parossismo caratteristico del Grindcore. Fin qui tutto bene: violenza sonora, provocazioni multiple…‘non vedo errori’, volendo usare una felice espressione che ho spesso letto nei post sui social che ogni tanto mi prendo la briga di leggere. Cosa c’è quindi che non funziona come dovrebbe? In poche parole: le promesse non sono state completamente mantenute.
La produzione di Carne Guasta stava procedendo per il verso giusto, esaminando sia la proposta musicale che l’inventiva alla base della discografia precedente a “Danno Irreparabile”. Tanto per fare un esempio, il secondo album di Carne Guasta, “Mi Hanno Arrestato”, non è un disco Grind, bensì un ipnotico esperimento di Dungeon Synth strumentale scritto dal punto di vista dell’incappucciata mascotte della band…rinchiusa in carcere. Proprio in questo momento brani già memorabili come “In Prigione senza Passare dal Via” e “Alla Fine, l’Accusa a mio Carico era Sosta Vietata” stanno allietando la stesura di questa recensione! Per incontrare sonorità e tematiche più ‘canoniche’, per così dire, si dovrà andare ancora più indietro nel tempo. Ci si imbatterà nel primo disco, “Al Vertice della Tensione”, la cui copertina rigorosamente DIY ci introduce ad un lavoro abbastanza meritevole d’attenzione e non così acerbo come si potrebbe pensare. Nel disco troviamo molti spunti interessanti che, purtroppo, non sono stati valorizzati a dovere nell’ultimo “Danno Irreparabile”, funestato da brani poco ispirati come “Rapa coi Tentacoli” e “Morti per Caso” o come la strumentale title-track, un’interminabile ripetizione dei medesimi due riff riprodotti con qualche variante per più di 4 minuti. “Danno Irreparabile” soffre anche di un’altra metaforica palla al piede: il disco è schiavo di un ingombrante citazionismo, responsabile di ripetuti e inopportuni cali di tensione. Il minutaggio è infatti occupato per una gran parte dalla riproduzione di estratti dal film di Pier Paolo Pasolini Salò o le 120 Giornate di Sodoma, opera apparentemente adatta per garantire una cornice intellettuale ad un disco Grindcore profondamente sopra le righe. Si tratta indubbiamente di una pellicola rivoluzionaria, spesso omaggiata da molti musicisti della ‘scena estrema’ nel corso degli ultimi decenni. Farò un esempio per sbloccare in molti un ricordo vecchio di vent’anni. I Lettori curiosi che ancora non hanno mai visto Salò o le 120 Giornate di Sodoma vadano a ripescare in rete il videoclip di “Babalon A.D. (So Glad for the Madness)” dei Cradle of Filth: avranno un’idea molto sommaria di ciò che potranno vedere nel capolavoro pasoliniano.
Le citazioni da questo film non sono state lasciate sole: gli improperi dei personaggi di Salò vengono accompagnati dalle parole magniloquenti di Alex di Arancia Meccanica, dall’intramontabile voce di Tonino Accolla mentre doppia Homer Simpson e dall’altrettanto mitica voce di Pippo che canta nel cartone animato La Grande Doccia. Quest’ultimo estratto merita qualche parola in più: la traccia in cui Pippo canta mentre tenta di fare il bagnetto alla recalcitrante elefantessa Dolores è “Dolores (Mani Sporche di Merda)”. Vi lascio immaginare lo sfregio risultante dall’accostamento tra Pippo che canticchia e la successiva cavalcata Grindcore. Quest’ultimo brano è utile per sottolineare l’invadenza di queste citazioni: la canzone, lunga poco più di un minuto, ospita Pippo per venti secondi abbondanti. La trovata è divertente, ci mancherebbe, ma la musica dovrebbe essere molto più al centro dell’attenzione. Anche nello storico album “Misantropo a Senso Unico” i Cripple Bastards hanno sfruttato l’artificio del citazionismo, ma se la memoria non mi inganna i famigerati estratti misogini presi da Frenzy di Alfred Hitchcock sono stati relegati al fondo del disco, con l’obiettivo di sottolineare ulteriormente i temi affrontati nelle canzoni precedenti. In definitiva, “Danno Irreparabile” non risulta privo di momenti di un certo valore; purtroppo, però, i passaggi più efficaci vengono soverchiati da uno sproporzionato citazionismo e da un altalenante sfoggio di creatività. Visti gli apprezzabili risultati raggiunti nei dischi precedenti rimaniamo comunque in attesa, sperando che Carne Guasta possa al più presto offrire un prodotto più curato e degno di molti ascolti. Alla prossima!
Carne Guasta su Bandcamp: https://carneguasta.bandcamp.com/