Recensione: Dark Assault
Segue il buon Interlude (1999) Dark assault, un cd che mi ha deluso molto al suo tempo, dal momento che la formazione teutonica è di indubbio spessore avendo tra gli altri elementi del calibro di Piet Sielck, Kai Hansen e Thomas Nack. Questi tuttavia non sono bastati a risollevare le sorti di uno spento concept futurista, riuscito solo a tratti. Le 12 canzoni che compongono Dark assault non mi sono rimaste impresse in mente. Carine è l’aggettivo incolore che meglio le descrive dal momento che non sono dotate né di quell’immediatezza che lasci il segno e né di quell’originalità che le possa elevare dal punto di vista compositivo. Tracce dalla struttura abbastanza semplice dove le chitarre, come al solito magistralmente suonate dal talentuoso duo Hansen / Sielck, sono protagoniste grazie a riff potenti e assoli veloci. Queste prove di bravura, indubbiamente apprezzabili, risultano però essere totalmente scollegate dalle song del lavoro e non bastano a sorreggere la fragile struttura disco che, alla lunga, annoia. Il tempo dettato da Eckert (basso) e Nack (batteria) è solitamente sostenuto, quanto piatto; privo di grandi cambi di ritmo che avrebbero potuto rendere meno scontati i brani. Dragon rising, Made of metal e Eye of the world dopo un inizio incoraggiante e assoli fantastici si perdono in una serie di effetti sonori inutili che spezzano, invece di arricchire, il songwriting! Di questo album salvo Predators e Firing the guns che, quasi a dimostrare la quasi inesistente vena creativa di Piet Sielck (mente del gruppo), sono tra le più corte di Dark Assault. Capitolo a parte merita Back into the light, un pezzo di spessore dotato di un bellissimo bridge e chorus veloce e che ha il pregio di non perdere vigore con il passare del tempo. Chiude la solita cover (Delivering the Goods in questo caso), di buona fattura, che rende onore ai Judas Priest. A mio parere un paio di track pregevoli, una buona cover e molti ottimi assoli, isolati, non sono sufficienti per una formazione del calibro degli Iron Savior. Dark assault è in definitiva evitabile. A rafforzare la mia tesi prendo le parole di Piet Sielck di un’intervista dello scorso anno “D.A. è stato un album oscuro che si legava in un certo senso alla mia situazione personale. Avevo molti problemi, il mio stato d’animo era negativo e questo si è riflesso molto sulla musica”.
Tracklist:
1. Never Say Die
2. Seek and Destroy
3. Solar Wings
4. I’ve Been to Hell
5. Dragons Rising
6. Predators
7. Made of Metal
8. Firing the Guns
9. Eye of the World
10. Back into the Light
11. After the War
12. Delivering the Goods