Recensione: Dark is the Season [EP]
I Benediction sono una delle band maggiormente rappresentative della scena death di inizio anni 90, è indubbio. Quella stessa corrente che si stava sviluppando nella “Florida Area” dall’altra parte dell’oceano trovava parallelismo in terra britannica per mano di un manipolo di band di eccellente spessore artistico. Dark is the Season (EP) esce in quegli anni in cui si potevano cogliere e mescolare liberamente con grande slancio e spontaneità tutti gli ingredienti autoctoni di un genere che poi ha definito una vera e propria era per il death metal mondiale.
Il platter lievita da quelle componenti che pescavano dal grindcore più moderato dei seminali Napalm Death dei tempi di Harmony Corruption (1991), dalle correnti più death/thrash europee facenti capo a realtà come Cancer piuttosto che da quelle più oscure e agenti sul doom di Asphyx.
L’EP succede a quello che può essere considerato un loro album di punta ovvero The Grand Leveller (1991) e sigilla, stilisticamente parlando, il loro primo periodo produttivo che da Trascend The Rubicon (1993) in poi promuoverà, sotto molteplici punti di vista, una diversa posizione compositiva.
Il cantato di Dave Ingram – anche alla voce con Bolt Thrower e Warlord – si attesta ruvido e deteriorato con il risultato di riuscire a rendere enfatici tutti i pezzi, thrash o meno che siano. I comprati ritmici adottati sono vari, ma non per questo poco pestati e carenti di deflagrante groove. Ricordare al giorno d’oggi un drumming come quello che riesce qui a proporre Ian Treacy potrebbe fungere da potenziale punto di partenza per moltissimi batteristi che abusano di trigger facendo non di rado svilire l’idrofobico tiro che la bacchetta può trasporre all’ascoltatore.
Un punto di forza dell’album in definitiva è l’equilibrio tra eterogeneità compositiva e la definita direzione stilistica che il massiccio prodotto acquisisce nel complesso pur presentando una marcata fantasia che lega il riffing agli arrangiamenti adottati.
La produzione è altresì un punto forte dell’album perché esprime, in tutta la sua cristallina naturalezza, l’inquietante feeling da garage che permea la tracklist nonché riesce a conferire quella fredda, ma sincera profondità che in sostanza, al tempo, ci si aspettava di captare.
Un album da sentire per gli amanti del death metal che non abbiano ancora approcciato all’ombrata scena britannica o per chi non ne sia venuto appena a contatto. Un puntello impegnativo da rimuovere perchè rappresenta un supporto storico-musicale cui fare ineluttabilmente riferimento per comprendere una parte della storia di questo genere.
– nik76 –
Tracklist:
01 Foetus Noose
02 Forged In Fire (Anvil cover)
03 Dark Is The Season
04 Jumping At Shadows
05 Experimental Stage
Line Up:
Dave Ingram – Vocals
Peter Rew – Guitar
Darren Brookes – Bass, Guitar
Ian Treacy – Drums