Recensione: Dark Passion Play

Di Gaetano Loffredo - 27 Settembre 2007 - 0:00
Dark Passion Play
Band: Nightwish
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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90

Tuomas Holopainen aveva cominciato a lavorare su Dark Passion Play due anni fa, quando nella mente del poeta finlandese le idee circolavano limpide, quando mancava ancora un unico fondamentale tassello per poterle mettere in pratica: Anette Olzon.
Quella di Tarja Turunen è una favola senza un lieto fine, un “The End” scritto anzitempo su quel libro mandato alle stampe troppo in fretta, non un attimo per vagliare un’ipotesi di riconciliazione, di un ripensamento. Forse è meglio così, quando una storia perde il fascino, l’amore e la passione meglio tagliare corto: forzare è deleterio per tutti.

Il divorzio sembra aver creato scompiglio unicamente tra critica e pubblico, Nightwish e Nuclear Blast hanno ribaltato la situazione a loro favore trasformando in interesse mediatico senza precedenti quelle che dovevano essere elementari audizioni alla ricerca di una nuova cantante. L’occhio cinico e spietato dell’imprenditore, quello vincente.

E Anette? La sua non è certo una voce originale o esclusiva come quella di Tarja, i ragazzi lo sanno bene, ma avrebbe avuto davvero senso ingaggiare un timbro che si avvicinasse il più possibile a quello della Turunen? Avrebbe avuto senso ingaggiare un’imitatrice?
Si è cercato di ovviare al problema differenziando i requisiti e optando per una voce meno influente e più versatile, tendente “all’universalità” se vogliamo, una voce come quella di Anette Olzon che riesce ad adattarsi alla più disparata forma canzone senza dover temere, di volta in volta, il temibile confronto.
Diventa persino inutile realizzare un paragone: stiamo parlando di due timbri e di due modelli espressivi dissimili. Scacco matto?

DARK PASSION PLAY – CD1
Nelle intenzioni iniziali del regista Holopainen, che riesce bene nel suo disegno, la prima traccia del nuovo disco avrebbe dovuto sbalordire e l’ultima rilassare mettendo pace alla ingordigia di chi non è in grado di “ascoltare il silenzio” terminato un racconto epico come quello di Dark Passion Play.
The Poet And The Pendulum non è soltanto affascinante o intrigante, The Poet And The Pendulum è la migliore espressione musicale mai concepita dai Nightwish che per stile e per contenuto narrativo è accostabile rispettivamente alle grandi colonne sonore cinematografiche e alle visioni gotiche di Edgard Allan Poe nel suo “Il Pozzo e Il Pendolo” (The Pit And The Pendulum), dal quale il testo del brano si ispira deliberatamente.
Nei quattordici minuti del pezzo d’apertura c’è tutta la genialità di un perspicace sceneggiatore (ancora Tuomas), la magia di un’orchestrazione colossale, le intelligenti interpretazioni degli attori (guidati dal carisma del regista, chiaro), la fedele – e verosimile – ricostruzione sonora di una dimensione e di una drammaticità letteraria e, il fondamentale senso del gusto.
E’ la medesima configurazione di brani più corti ma altrettanto teatrali come la settima orientaleggiante Sahara e la penultima 7 Days To The Wolves, tributo al quinto libro della saga “Dark Tower” ad opera di Stephen King. Altri due pezzi da novanta.

La forza di Dark Passion Play risiede nella scelta di affidarsi ad una grande varietà di proposte musicali che convergono per dare vita allo stile Nightwish.

E che stile: gli esempi della semplicità acustica di The Islander (cantata e composta egregiamente da Hietala) e del bagliore strumentale di Last Of The Wilds riportano istantaneamente alla finezza dei The Corrs (ne avevo già fatto menzione) e alle sgambate celtiche dei Capercaille, il sussulto di Bye Bye Beautiful contrasta l’esperimento vincente della vecchia Wish I Had An Angel, il nuovo singolo Amaranth fa il verso al vecchio singolo Nemo facendosi cantare all’infinito, Eva e Meadows Of Heaven reincarnano il significato di “dolcezza” grazie alla sottile voce di Anette, in Master Passion Greed tutta la potenza e la rabbia di una band che sa scrivere sullo spartito l’intera scala cromatica delle proprie emozioni. Ce n’è per tutti i gusti.

DARK PASSION PLAY: I TESTI E IL LORO SIGNIFICATO

The Poet and the Pendulum
In questo brano Holopainen esprime tutti i sentimenti fortemente negativi da lui vissuti nel duemilacinque. Il testo è molto forte: Tuomas addirittura dipinge la sua stessa morte e urla la rabbia che sentiva dentro nel momento in cui il brano è stato composto. Viene da lui definito un pezzo che rispecchia apertamente e sinceramente un frammento importante della propria vita. Come scrivevo in precedenza, è ispirato da “Il Pozzo e il Pendolo” di Edgard Allan Poe.

Bye Bye Beautiful
La canzone è dedicata a Tarja Turunen e agli avvenimenti che hanno portato al suo licenziamento. Si tratta di uno sfogo completamente privo di rancore: il testo ripercorre le incomprensioni tra lei e la band e le ferite lasciate da questa vicenda, senza però scadere in toni di accusa o polemica.

Amaranth
Il testo non è certo di immediata comprensione, e Tuomas non ama svelare il significato che si cela dietro le parole che scrive. Come sempre, l’ascoltatore è libero di interpretare a proprio piacimento. Amaranth, in ogni caso, parla di una bellezza pura e sacra assai rara da trovare, e chi ha la fortuna di incontrarla deve saperla custodire.

Cadence Of Her Last Breath
Anche questo testo ha un significato difficile da cogliere. Tuomas l’ha definito un brano molto personale e forse anche per questo risulta abbastanza ermetico. Il testo romantico fotografa questa situazione: fuggire, incontrare qualcuno, innamorarsi, poi fuggire ancora…

Master Passion Greed
Questo brano si riferisce, ancora una volta, alla vicenda che ha portato al licenziamento di Tarja dalla band, e si rivolge in particolare al suo manager e marito, Marcelo. Si tratta di un duro sfogo verso una persona che (secondo la band) ha sempre voluto dettare ordini a tutti su qualunque cosa, calpestando i desideri altrui, mosso dalla sua insaziabile avidità di denaro e potere. Poiché si tratta di un testo che parla esplicitamente di questo argomento, è stato scelto di farlo cantare a Marco Hietala poiché non si riteneva giusto farlo fare ad Anette.

Eva
Ne abbiamo già discusso in sede di recensione del singolo. E’ il racconto di una bambina dal cuore tenero che, per via della crudeltà dei suoi compagni di classe che la prendono costantemente in giro, non ha amici. Circostanza che la porta ad isolarsi. La piccola Eva, nonostante tutto, non perde l’identità né la forza di sognare e decide di partire alla ricerca di un mondo lontano dalla cattiveria che la circonda.
Tuomas Holopainen lascia spazio, come di consueto, alla libera interpretazione dell’ascoltatore, quasi a voler “consacrare” il significato di questo testo.

Sahara
Il testo prende spunto dalla storia dell’antico Egitto ed è un semplice scorrere di immagini senza una precisa struttura logica. Tuomas libera la fantasia per dipingere, in ordine sparso, alcune scene dell’Egitto di migliaia di anni fa.

Whoever Brings The Night
Siamo alle prese con un altro testo dal significato non certo immediato. Tuomas l’ha descritto come un testo dai toni molto erotici, anche se non è presente alcun riferimento esplicito e quindi l’ascoltatore trova molto spazio per la propria interpretazione.

For The Heart I Once Had
Qui Tuomas riprende il tema dell’innocenza perduta per sempre insieme al tempo dell’infanzia, parla di quanto sia difficile oggi sostenere il peso e la durezza del mondo, e dice che con la sua musica cerca di afferrare nuovamente la purezza dell’innocenza e dei tempi ormai lontani.

The Islander
È la storia del solitario custode di un faro e dei suoi sogni, narrata in forma di poesia. Una volta tanto non ci sono significati nascosti nel testo.

7 Days to the Wolves
Il messaggio del testo si può riassumere così: si vive una volta sola, quindi cerchiamo di vivere al meglio ogni istante. Cogli l’attimo perché i lupi potrebbero essere in agguato dietro ogni angolo. Tuomas, come detto, fa riferimento alle “bianche lande di Empathica” (Dark Tower – capitolo quinto, Stephen King).

Meadows of Heaven
Lo scrittore riprende con estrema dolcezza il tema della propria infanzia, che lui ricorda come un tempo in cui si sentiva circondato dalle meraviglie del Paradiso.

DARK PASSION PLAY – Bonus Disc
Nuclear Blast, onde sfruttare a dovere il nome della sua band di punta, ha messo a disposizione un interessante secondo disco per gli “acquirenti” che decideranno di sborsare 2 euro aggiuntivi e comperare l’edizione limitata (la prima delle tante).
Si tratta della versione strumentale dell’intero Dark Passion Play, dove il suono ultra compresso delle chitarre di Emppu Vuorinen e le voci di Anette e di Hietala spariscono lasciando spazio alla maestosa London Session Orchestra e al coro del Metro Voices.
Per intenderci, è un po’ come andare al cinema e lasciarsi rapire dalle colonne sonore di Hans Zimmer (Pirati dei Caraibi e il Gladiatore tra gli altri).
 

I Nightwish hanno portato il loro nome sulla tetto del globo raggiungendo, poco alla volta, un livello qualitativo abnorme e meritando abbondantemente il successo su scala mondiale.
L’unico dubbio, oggi, è rappresentato proprio da Anette Olzon che, una volta appurato essere una cantante in grado di valorizzare il lavoro dei suoi compagni all’interno di uno studio di registrazione, deve dimostrare di saperci fare anche davanti ad un pubblico che riempirà, uno dopo l’altro, i palazzetti di mezza Europa. E nei primi video non mi è apparsa poi così smaliziata, almeno nei movimenti. Vedremo.

Non posso far altro che rimandarvi all’acquisto di Dark Passion Play, un’emozione lunga settantacinque minuti e un messaggio forte e chiaro: le fantasie, le suggestioni e i componimenti di Tuomas Holopainen valgono infinitamente più di una “semplice” cantante.

Musica Maestro!

Gaetano Loffredo
 

Tracklist:
01.The Poet And The Pendulum
02.Bye Bye Beautiful
03.Amaranth
04.Cadence Of Her Last Breath
05.Master Passion Greed
06.Eva
07.Sahara
08.Whoever Brings The Night
09.For The Heart I Once Had
10.The Islander
11.Last Of The Wilds
12.7 Days To The Wolves
13.Meadows Of Heaven

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