Recensione: Dark Saga
Di Iced Earth avevamo già parlato nei Classici con Night of The Storm Rider ed il triplo monumentale live Alive in Athens, ma questa volta con The Dark Saga parleremo del capolavoro del gruppo, almeno nell’opinione dei più, me compreso. L’album in questione esce nel 1996 ed è un concept album basato sulla oscura saga creata ma Mc Farlane nel suo più celebre fumetto Spawn. Inoltre il genio del fumetto è anche l’autore dell’artwork insieme al disegnatoe Greg Capullo. Piccola curiosità: é di qualche anno fa una trasposizione cinematografica, molto riuscita, quindi se non conoscete la storia potete fare una full immersion con il film. The Dark Saga è un album emotivo, un concept sofferto, ispirato proprio dalle avventure del protagonista del fumetto, un eroe del male che conserva ancora un lato umano molto sentimentale. La musica è come al solito Iced Earth senza compromessi di sorta, i riff sono dei fiumi di lava, sul suono delle chitarre credo che difficilmente si possa trovare una produzione così micidiale. Naturalmente la formazione conta oltre al fondatore John Schaffer ed il cantante Matthew Barlow entrato nel gruppo dalla terza uscita discografica “Burnt Offerings”, tre musicisti Prator (batteria), Shawver (chitarra solista) e Abell (basso) che non sono stati una costante nella storia del gruppo americano.
L’oscurità che pervade l’album si percepisce sin dai primi arpeggi di “Dark-Saga”, mid-tempo incalzante e ossessivo. “I Died for you” è una ballata delicata, carica di sentimento, come solo gli Iced Earth sanno fare; fa percorrere un più di un brivido lungo la schiena, proprio come la più celebre “Watching Over Me”. Ritmiche abrisive e sferraglianti anche su “Violate”, la cui ossatura ritmica è uno scarno ed efficacissimo drumming. Sono ancora arpeggi malinconici ad aprire la quarta traccia, “The Hunter”, che si rivela poi una canzone carica di energia e con uno stampo più prettamente melodico e molto immediato. Grandi riffs anche in “The Last Laugh”, la canzone più thrash del lotto insieme alla celebre “Vengeance is Mine”, veloce e con la doppia cassa di Prator sempre ben in evidenza; stupendo il break centrale sul ritornello, che ci trasporta nuovamente in una dimensione più intimista. I soli 3 minuti di “Depths of Hell” si risolvono in una heavy-song fantastica, oscura all’inverosimile, con eccezionali melodie di chitarra. E finalmente è la volta di “Vengeance is Mine”, la cavalcata thrash è uno fra gli autentici inni del gruppo statunitense. Confrontandola con quella del live è chiaro come Barlow dia dal vivo il meglio di se, non sfigurando comunque mai e poi mai anche in studio. Assolutamente fenomenale anche la saga di “The Suffering”, che viene sprigionata in due episodi circondati da un aurea notturna e fumosa, il primo dei quali, “Scarred” è in grado di manifestare in musica la sofferenza come pochi altri hanno saputo fare. Sugli stessi toni anche “Slave to the Dark” che è però molto più tirata e furiosa. A chiudere il lotto di 10 canzoni c’è la lunga “A Question of Heaven”, forse l’apice compositivo di John Schaffer, che riprende un pò il tema di “Dark-Saga”, questa volta in una trasposizione più solare. Grandiosa, il giusto epilogo per un concept album capace di regalare emozioni fortissime ad ogni ascolto. Un capolavoro per sempre se ancora non era chiaro.
Francesco “madcap” Vitale
1.) Dark Saga
2.) I Died For You
3.) Violate
4.) The Hunter
5.) The Last Laugh
6.) Depths of Hell
7.) Vengeance is Mine
The Suffering:
8.) Scarred
9.) Slave to the Dark
10.) A Question of Heaven