Recensione: Dark Space -II
Darkspace. Dieci anni esatti di silenzio, sconfinati chissà dove. È il lasso di tempo che intercorre fra il quarto full-length in carriera, “Dark Space III I”, e il nuovo arrivato,“Dark Space -II”.
Non è poi cambiato molto, nel frattempo. Se non segnalare l’ingresso in formazione, accanto a Wroth e Zhaaral, di Yhs al basso. Ma, soprattutto, rimarcare il congelamento di uno stile unico che ha reso i Nostri nuovi eroi underground del black metal atmosferico del terzo millennio.
A onor del vero una mutazione si è manifestata, poiché – al contrario delle precedenti produzioni – “Dark Space -II” è composto da un brano soltanto. Una lunga suite di oltre tre quarti d’ora: ‘Dark -2.-2’. Nomi che per la band avranno un significato ben preciso, ma che dall’esterno si possono interpretare come la rappresentazione sintetica di un viaggio all’indietro nel tempo. Questo, dato atto della titolazione del resto della discografia.
Per il resto, non c’è che da rimarcare l’indescrivibile visionarietà di una musica contemporaneamente minimale e avvolgente, profonda. Indentificativa del viaggio interstellare che il combo di Berna sta compiendo nel Cosmo, incuneandosi fra galassie, gas e nebulose, alla ricerca del termine dell’Universo, semmai ci fosse.
Un viaggio il cui carburante è identificabile in una musica ossessiva, ripetitiva, tuttavia incredibilmente affascinante. Il disco comincia, si svolge e finisce con un rumore di pioggia e una voce femminile che scandisce in sottofondo frasi e parole, la cui individuazione esatta è impossibile ma che contribuiscono in maniera decisiva a formare il nucleo lisergico del sound che fuoriesce dal disco stesso.
Il ritmo è lento, blando, scandito dalle poche battute dalla drum-machine. Una circostanza necessaria a evitare distrazioni su cambi di BPM, che non ci sono, per far sì che l’ascoltatore viva un’esperienza la più immersiva possibile. Sempiterno, anche, l’agito del sintetizzatore, che accompagna ‘Dark -2.-2’ nel suo percorso donando al medesimo un’armonica musicalità. Resa melodica dal lavoro delle chitarre soliste di Wroth e Zhaaral. I quali, in ogni caso, per creare ogni tipo di emozione, inseriscono qua e là piacevoli dissonanze che si integrano perfettamente nel tutto.
Insomma, una summa di ingredienti atti a dar vita a una foggia musicale totalmente astrale rimandabile, per esempio, alle colonne sonore dei più folli film di fantascienza. Oppure, per musicare idee, concetti ed elaborazioni matematiche della teoria della relatività generale.
Le chitarre danno luogo, anche, a una rilevante campionatura di riff, mai sopra le righe, immersi anch’essi nella matrice natìa che ha poi sviluppato l’Opera in esame. Opera con la «o» maiuscola. Perché, nonostante a un primo esame, l’LP appaia come una ridondanza di se stesso, a mano a mano che si prende la dovuta confidenza con gli elementi costitutivi della sua struttura di base si viene travolti da una sconvolgente, brillante, possente, potente allucinazione. Chiudendo gli occhi e concentradosi, assorbendo anche il rauco, soffuso growling dei due mastermind, la mente abbandona il corpo materiale per saettare nello spaziotempo che descrive la realtà a velocità prossime a quelle della luce. Stelle, pianeti, sistemi solari e galassie scorrono velocemente, nel cervello, ma sono osservabili solo e soltanto grazie alla percettività dei Darkspace.
Dimostrando, con ciò, che il famigerato «quid in più» assume una rilevanza fondamentale, se riferito alla formazione svizzera. Come per dire che chiunque potrebbe dare alla luce qualcosa di simile a “Dark Space -II”, ma che nessuno riuscirebbe a ricreare il magnifico mood che funge da spina dorsale del suo indescrivibile lavoro.
Un lavoro che, grazie a una label importante come la Season Of Mist, potrà raggiungere più appassionati rispetto al trascorso dei Darkspace. Il che è auspicabile poiché, se affrontato con la dovuta rilassatezza, non potrà che regalare indimenticabili sensazioni, emozioni e sentimenti, legati a un approccio totalmente impressivo e unico alla materia universale.
Daniele “dani66” D’Adamo
https://youtu.be/5XFJkDFvyRM