Recensione: Darkened Light
Avevamo incontrato gli Astarte Syriaca per la prima volta nel 2004 in seguito alla pubblicazione dell’omonimo
demo, e già si erano segnalati per le ottime doti esecutive e per qualche buona idea compositiva che impreziosiva una proposta musicale nel complesso poco originale e solo a tratti ispirata. Con il passare degli anni la line-up è mutata varie volte (del nucleo originale rimangono oggi solamente il chitarrista e il tastierista) e nel frattempo la band si è dedicata ad un progetto certo non facile però sicuramente ambizioso come l’arrangiamento in chiave progressive metal del famoso musical di Andrew Lloyd Webber Jesus Christ Superstar. Solamente nel 2008 il combo capitolino riesce a dare alla luce il primo full length della carriera intitolato Darkened Light.
Davvero poca l’originalità che troviamo in questo Darkened Light: il sound proposto in questo disco è un progressive metal chiaramente di ispirazione Dream Theater (specialmente quelli di Scenes from a Memory) e Pain of Salvation. Niente da dire sulle capacità esecutive del gruppo: ottimo il lavoro del chitarrista Andrea Neri, puntuale sia in fase di riffing che nelle parti soliste; davvero buono anche il lavoro di Alessio Contorni alle tastiere, sempre presenti come un vero e proprio tappeto sonoro, e pronte a lanciarsi e intrecciarsi in lunghi assoli con le parti di chitarra. La prima nota dolente arriva dalla voce del cantante Valentino Moser, molto spesso incerta e a tratti inascoltabile, soprattutto sui toni alti (come ad esempio nell’ultimo pezzo, cantato completamente in italiano, dal titolo Profumi d’Armonia), che tende a penalizzare la resa complessiva dei brani. Dieci sono le tracce che compongono questo debut album, di cui tre già presenti nel demo del 2004 (si tratta di Northwind, In Silence e Earth Spirit). Le canzoni si fondano su ritmiche intricate, aperture melodiche, grandi parti strumentali e lunghi assoli come nella migliore tradizione Dream Theater. Il songwriting è complessivamente poco ispirato e troppo spesso capita di incrociare dei passaggi che sanno di già sentito: come non citare a questo proposito, per prendere il caso più eclatante, l’iniziale Inthrough the Light che sembra davvero presa pari pari da Remedy Lane dei Pain of Salvation. Altri brani invece, nei quali i pochi buoni spunti personali vengono annacquati da un minutaggio eccessivo, cadono nella prolissità, dilungandosi in pause forzate e tecnicismi vari che nocciono alla scorrevolezza e all’incisività generale: stiamo parlando soprattutto di Dreaming, di Earth Spirit (che nonostante tutto ci mostra qualche passaggio davvero ottimo) e della strumentale Sole Ombre. Meglio quindi gli episodi più brevi e contenuti come Northwind e Nevermore, mentre la banalotta In Silence si segnala per l’ottimo assolo finale di chitarra.
In definitiva ci troviamo davanti a un album ben suonato (il bagaglio tecnico del gruppo è di prim’ordine, anche se il cantato non è per nulla all’altezza) però con idee davvero poco concrete: pochi e male sviluppati gli spunti personali, molti passaggi a vuoto e ancora troppi cliché che sanno di già sentito all’interno di questa release. Un’uscita quindi abbastanza trascurabile per il combo capitolino, che avrà sicuramente modo di rifarsi negli anni a seguire.
Lorenzo “KaiHansen85” Bacega
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Tracklist:
01. Inthrough the Light
02. Approaching the Light
03. In Silence
04. Dreaming
05. Nevermore
06. Sole Ombre
07. Earth Spirit
08. Northwind
09. Profumi d’Armonia
Lineup:
Valentino Moser – Vocals
Andrea Neri – Guitars
Marco Polizzi – Bass
Alessio Brancati – Drums
Alessio Contorni – Keyboards