Recensione: Darkness Descends

Di Federico Mahmoud - 7 Febbraio 2006 - 0:00
Darkness Descends
Band: Dark Angel
Etichetta:
Genere:
Anno: 1986
Nazione:
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90

This city is guilty
The crime is life
The sentence is death
Darkness Descends

Il metodo più immediato per inquadrare un’annata unica come il 1986 è quello di immaginare un mosaico variegato, multicolore, dove ogni tassello è il contributo prezioso di una band al top della forma. In un clima di grande ispirazione collettiva, trasversale a tutto il movimento thrash metal, il mercato è affollato da decine di prodotti eccellenti, provenienti da ogni angolo del pianeta; tralasciando i nomi più noti, si mette in luce una giovane formazione del circuito di Los Angeles, attiva già da un lustro: Dark Angel.

La band ha esordito nel 1985 con We Have Arrived, debutto dalle intenzioni sincere ma vittima di un sound ancora acerbo e poco inquadrato. La svolta arriva con l’innesto indovinato del ciclopico Gene Hoglan (ex-addetto alle luci on stage), batterista di classe e sostanza che negli anni assurgerà a leader creativo e spirituale del complesso, oltre che a indiscusso idolo della tifoseria. Con la classica line-up a cinque, completata da Don Doty (voce), Rob Yahn (basso) e dal tandem d’attacco Jim Durkin / Eric Meyer (chitarre), i Dark Angel sono accolti sotto l’ala protettrice della Combat Records. I Nostri entrano in studio in primavera, come ricorda lo stesso Hoglan: ‘We commenced recording of ‘Darkness‘ on April 14, 1986 which, aptly enough, was the day Reagan bombed Libya! All day long the headlines screamed “U.S. Bombs Qaddafy! Is All Out War Imminent?“ And I remember us saying, “If the U.S. doesn’t start World War III, this record sure as hell will!“. Intuizione profetica, perchè Darkness Descends piomba come un ordigno atomico sulla scena nazionale, affiancando i conterranei Slayer nella pionieristica corsa verso sonorità sempre più efferate.

Le novità non si limitano all’introduzione del classico logo vampiresco (una creazione di Ed Repka), né al budget più corposo messo a disposizione dalla Combat, che suggerisce l’ingaggio di Randy Burns – già al lavoro con i padrini Possessed. C’è di più, e basta ascoltare la versione ‘aggiornata’ di Merciless Death per rendersene conto: il brano è rivisitato con una furia esecutiva e una dinamicità inaudite su We Have Arrived, al punto che l’originale lascia solo un ricordo sbiadito. Alla prima esperienza professionale, Gene Hoglan stravince il confronto con il predecessore Jack Schwartz, sfoggiando uno stile versatile e straripante che garantisce una marcia in più al nuovo materiale; per il gigante di Dallas, entrato in pianta stabile già dall’autunno dell’84 (Schwartz è cacciato subito dopo le session di WHA, v. nota biografica), si preannuncia una lunga serie di riconoscimenti. Artista polivalente, auto-didatta per necessità, Hoglan non si limita a curare le parti di batteria ma prende immediatamente le redini del gioco, affiancando Jim Durkin nel songwriting e scrivendo di proprio pugno tutti i testi. La coppia è ispirata e sforna composizioni memorabili, tra cui vanno citate almeno la micidiale The Burning Of Sodom, Death Is Certain (Life Is Not) e la conclusiva Perish In Flames, epilogo massacrante che ripropone le vette auto-lesionistiche della title-track. Da non perdere l’intensa prova di Don Doty, all’ultima uscita ufficiale con la band: il piglio isterico e angosciante nel refrain di Darkness Descends resta ineguagliato.

Al di fuori del Quadrilatero fondamentale, Darkness Descends è a ragion veduta considerato uno dei grandi classici del thrash metal a stelle e strisce, per quanto i Dark Angel abbiano raggiunto solo più avanti la definitiva maturazione artistica. Da prodotto figlio di un’epoca irripetibile – e questo è bene ammetterlo una volta per tutte – il suo fascino resta immutato: è il momento di riscoprirlo.

Federico ‘Immanitas’ Mahmoud

Tracklist:
01 Darkness Descends
02 The Burning Of Sodom
03 Hunger Of The Undead
04 Merciless Death
05 Death Is Certain (Life Is Not)
06 Black Prophecies
07 Perish In Flames

Nota biografica:

I Dark Angel nascono come Shell Shock nei primissimi anni Ottanta. La cronaca dei primi passi nell’underground di Los Angeles è confusa e soggetta a libere interpretazioni, specie per quanto riguarda la sezione ritmica. Il primo batterista ufficiale è Mike Andrade, che abbandona attorno al 1983, sostituito da Jack Schwartz; nel frattempo la band ha cambiato monicker e firmato un contratto con la Azra, che nel 1985 pubblicherà We Have Arrived. Schwartz registra regolarmente le parti di batteria sul debutto, ma il risultato non soddisfa i compagni: per questo motivo, unitamente a una certa reticenza al confronto, Jim Durkin assume in prova Lee Rausch (già nei Megadeth per la demo-tape Last Rites). È il 1984 e l’operazione fallisce miseramente, costringendo Durkin a riabilitare Schwartz dopo un breve periodo di stand-by. Se possibile, dopo pochi giorni le parti si allontanano ulteriormente e così, alla prima occasione, è reclutato il giovanissimo Gene Hoglan, roadie degli Slayer nonché batterista dei compaesani Wargod: le prime prove si svolgono il 10 dicembre 1984, il primo concerto ventuno giorni dopo, quando WHA deve ancora uscire; per questo motivo l’etichetta sceglie curiosamente di sostituire la foto di Jack Schwartz con quella di Hoglan, nonostante quest’ultimo non abbia all’attivo alcuna registrazione ufficiale. In seguito lo stesso Hoglan confesserà il desiderio comune di ri-registrare le parti di batteria sul primo LP, progetto poi accantonato per ragioni che restano oscure.
Sul ruolo di bassista nei Dark Angel se ne sono sentite di tutti i colori, non ultima l’ipotesi secondo cui Mike Gonzalez avrebbe partecipato alle session di Darkness Descends (così come potrebbero suggerire le foto sul retro-copertina originale). A titolo definitivo, è Rob Yahn a suonare su DD; Mike Gonzalez subentrerà a partire dal tour di supporto, subito dopo le registrazioni.

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