Recensione: Darkness In A Different Light
Nove anni sono passati dalla pubblicazione di “FWX”, disco che ha rappresentato sino ad oggi l’ultimo capitolo discografico targato Fates Warning.
In questo lungo periodo i membri della formazione americana si sono dedicati a vari progetti; nel mentre circolavano sempre più insistenti le voci relative ad un nuovo lavoro in studio, fino all’annuncio che un album intitolato “Darkness in a Different Light” avrebbe visto la luce negli ultimi mesi del 2013. In realtà un assaggio delle capacità della nuova formazione dei Fates Warning, che vede l’entrata di Bobby Jarzombek dietro le pelli al posto di Mark Zonder ed il ritorno dello storico chitarrista Frank Aresti, lo si era già avuto con “Sympathetic Resonance”, pubblicato sotto il nome Arch/Matheos, ma che in realtà vedeva una formazione identica a quella dei Fates Warning ad eccezione di John Arch dietro al microfono al posto di Ray Alder.
C’è tuttavia una certa differenza tra “Sympathetic Resonance” ed il nuovo arrivato in casa Fates Warning: se il lavoro di Arch/Matheos andava a recuperare certe atmosfere tipiche della fase ottantiana del quintetto, “Darkness in a Different Light” è più vicino al discorso interrotto da “FWX”, pur presentando sonorità fredde e moderniste come se ne sono sentite raramente nella carriera di Matheos e soci.
La caratteristica più evidente di “Darkness in a Different Light” è, infatti, un sound pesante e serrato (come ci si poteva d’altronde aspettare con l’ingresso di Jarzombek), che si discosta dai vari “Parallels” e “Inside Out” anche più di quanto non lo avessero già fatto le ultime uscite in studio: già nell’opener “One Thousand Fires” i Fates Warning dimostrano di essere in una fase di notevole ispirazione, chiarendo, con un riffing folle e fluido disegnato intorno alla splendida voce di un Ray Alder in gran forma, che gli intenti sono seri. Se nel singolo “Firefly” i Fates Warning flirtano con melodie ammiccanti in cui riecheggiano fugacemente i fasti del già citato “Parallels”, “I Am” unisce le linee vocali tipiche dei Fates Warning a passaggi che sembrano essere presi in prestito dai Tool, mentre “Desire” presenta uno dei ritornelli più coinvolgenti e convincenti mai scritti dal gruppo. L’approccio glaciale di cui si parlava in precedenza emerge con prepotenza soprattutto nella tetra “Lighthouse” e nei riff magnetici di “Kneel and Obey”, scandita da un Bobby Jarzombek ipnotico.
Ed è proprio la prestazione di Jarzombek uno dei punti di forza di “Darkness in a Different Light”: il batterista di origini polacche detta i tempi con una pulizia ed una sicurezza impressionante senza mai invadere la scena, come anche gli altri membri del resto. Alder non sovrasta mai lo sfondo musicale, mentre le due asce Matheos e Aresti danno sfogo al loro gusto e alla loro creatività principalmente nel riffing, concedendosi solo sporadicamente a qualche breve assolo.
Questa peculiarità emerge prepotentemente nel gigante posto in chiusura: “And Yet It Moves” racchiude in quattordici minuti tutto quello che i Fates Warning hanno rappresentato (e ancora rappresentano) per il progressive, accostando passaggi duri come macigni tipici degli ultimi anni, ad altri che fanno capire perché spesso si indicano Matheos e compagni come i maestri del prog metal melodico, senza dimenticare alcuni riff di estrazione maideniana che portano alla mente con un po’ di nostalgia i primi tempi con Arch alla voce, senza mai scadere in una mera esibizione tecnica. Insomma, si tratta di un capolavoro da scoprire che difficilmente lascerà indifferente chi ama questo gruppo.
Sicuramente nel corso degli anni i Fates Warning non hanno ottenuto la stessa fama di altri gruppi che hanno contribuito a plasmare il progressive metal a cavallo tra anni ’80 e ’90 come Queensrÿche, Dream Theater.
Chi li conosce è tuttavia cosciente del fatto che il gruppo americano è una garanzia in termini di qualità: “Darkness in a Different Light” ne è un’ulteriore prova, rivelandosi essere un album solido e convincente fin dal primo ascolto.
Un acquisto consigliato per tutti gli amanti del genere, sperando che non ci vogliano altri nove anni per ascoltare nuovo materiale…
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