Recensione: Darkness Under Sunshine
I The Cathechists nascono a Torino nel 2009 su iniziativa di The Cardinal, già chitarrista e cantante dei black metaller Black Flame; al Cardinale, per dar vita all’attuale formazione di questo side project, si uniscono in seguito Gonzo al basso e Peps alla batteria. Contrariamente a quanto potrebbero far pensare le origini, il gruppo piemontese si cimenta con una mistura estremamente eterogenea di generi, così ci troviamo di fronte a nove brani in cui i The Catechists dimostrano di saper miscelare con una certa classe e padronanza della materia influenze che vanno dall’hard rock moderno allo sludge passando per il rock ‘n’ roll, lo stoner e il southern rock.
Di brano in brano emergono maggiormente alcuni piuttosto che altri elementi ma in ogni caso il sound dei Catechisti ruota attorno alla voce dal timbro Zakk Wylde meets Lemmy del Cardinale e alla sua chitarra nebbiosa e sfrigolante. Due tratti distintivi che costituiscono un vero e proprio fil rouge tra nove canzoni che appaiono così come parti di un tutto organico e ben sviluppato.
“Intro” tiene fede al proprio titolo proponendo una carrellata di cliché da intro heavy metal: rombi di motociclette, sirene della polizia e un po’ di guitar shredding in sottofondo. “A Bad Turnover” ha qualcosa dei Velvet Revolver di “Slither” nel riffing e nelle vocals filtrate, tuttavia l’ugola maleducata del Cardinale si distanzia in maniera considerevole da quella più melodica e pulita di Scott Weiland.
Con “Decadence” ci tuffiamo definitvamente nello sludge più nebbioso e paludoso, con fortissimi echi di Corrosion Of Conformity e Black Label Society; il Cardinale si diletta con screaming che non temono il confronto con quelli di due nomi eccellenti come Rob Halford ed Eric Adams prima di un intermezzo a base di gemiti soffocati che nemmeno i Manowar di “Pleasure Slave” e in vista del lungo assolo finale.
“Cleaning Under Sunshine” suona come dei Motörhead che si cimentino con il doom e il southern/sludge metal, coordinate battute anche dalla successiva “Kill You Hero”. Entrambe sono caratterizzate da atmosfere plumbee degne dei primissimi lavori dei Black Label Society (“Rust”, in particolare, da “Stronger Than Death”) e da code strumentali di grande fattura, mentre la successiva “The Secret Window” ricalca (forse anche un po’ troppo) le atmosfere dei Velvet Revolver di “Fall To Pieces” per una bella ballata resa più rude dalle solite vocals sgraziate.
“No One Like You!” è all’incrocio di tre vie: rifferama a metà strada tra Velvet Revolver e Black Label Society, atmosfere sludge/stoner e una voce allucinata che può ricordare Zakk Wylde quanto Pepper Keenan dei Corrosion Of Conformity. Di nuovo un lento, ma più rarefatto, “Motherland”; il guitar work è semplice ma efficace, di ottimo gusto melodico e la scelta dei suoni conferisce un sapore di oscurità e inquietudine che danno un tocco in più.
Chiude “Stay With Me!”, una traccia che potrebbe essere figlia illegittima dei Motörhead e dei ZZ Top, tale è l’adesione del Cardinale ad un vocalismo Lemmy-style e grazie a delle parti strumentali sulle tracce dell’hard/rock ‘n’ roll sudista dei rocker barbuti. “Darkness Under Sunshine” si dimostra, dunque, un ottimo lavoro di hard rock/sludge metal suonato con perizia e idee piuttosto chiare, oltre che con grande cura per i dettagli: una buona base di partenza su cui è lecito pensare di poter costruire un roseo futuro.
Stefano Burini
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Tracklist
01. Intro
02. A Bad Turnover
03. Decadence
04. Cleaning Under Sunshine
05. Kill Your Hero
06. The Secret Window
07. No One Like You!
08. Motherland
09. Stay With Me! (Bonus Track)
Line Up
The Cardinal: voce e chitarra
Gonzo: basso
Peps: batteria
Nota:
Tutte le parti di basso presenti su “Darkness Under Sunshine” sono state registrate dall’ex bassista della band, Snake.