Recensione: Dawn of Ash
Per capire a cosa si va incontro ascoltando Dawn of Ash basta leggere i nomi
presenti nella line-up di questo supergruppo americano: Jamie Bailey, Mike
Bailey, Jon Engman e Matti Way. Praticamente musicisti legati a doppio filo alla
violenza sonora più sfrenata; i Brodequin al completo, nella stessa formazione
che ha dato vita a
Methods of Execution e l’ex cantante dei
Disgorge americani dei tempi di Cranial Impalement e She Lay Gutted.
Nati dalla collaborazione di Jamie Bailey e Matti Way dopo la
fine dei Cinerary, i Liturgy non sono niente altro che il parto malato di queste menti
altrettanto disturbate, un’ulteriore valvola di sfogo per riversare tutta la
brutalità di cui sono capaci questi musicisti. Dawn of Ash è un colpo durissimo
assestato con tutta la cattiveria possibile, ricco di tutte quelle peculiarità
che contraddistinguono le rispettive band di origine degli americani: piogge di blast-beat, chitarre intricate e impietosamente
soffocanti, fughe sparatissime di doppia cassa, voce “fogna” persistentemente
monotona e via discorrendo. Interessa a qualcuno sapere che in Dawn of Ash
non si inventa nulla? Credo di no, quindi meglio gustarsi questa mezz’ora di
annichilimento e di esaltazione dell’estremismo sonoro con il giusto
atteggiamento, quello di chi non aspetta altro che essere investito da una
valanga marcia e paludosa di brutal “a stelle e strisce”.
Dal punto di vista tecnico non ci troviamo di fronte a una semplice versione
“bis” di Methods of Execution o una riproposizione bella e buona dei
Disgorge, in quanto i Liturgy riescono a infondere al disco un
feeling abbastanza distinguibile rispetto alle band sopraccitate; partendo
sempre da una base ultrafast alla Brodequin, Mike
Bailey dà vita a riff meno fluidi, più ricchi di stop’n go, votati a
soluzioni maggiormente intricate, frenando in più di una occasione in monolitici
rallentamenti e frangenti più cadenzati, grazie ai quali si crea un’atmosfera
più oscura, maggiormente indicata a coronare il concept anticristiano celato
nella musica Liturgy. Mi riferisco a brani come Shrouded in Suffering,
la terza Scars of the Saints, con tanto di “coro” evocativo nel finale, o
The Bishop’s Gathering, in cui queste piccole differenze si percepiscono
senza però tradire il classico marchio di fabbrica della formazione del
Tennessee. La velocità, la carica, il chaos è sempre lo stesso (per fortuna),
condotto ovviamente con una personalità fuori dal comune, e con una padronanza
della materia assoluta, suggellata nell’ultima vera traccia di Dawn of Ash,
Solemn, a mio avviso la più completa del lotto, con alcuni dei riff più
belli mai usciti dalla chitarra di Mike
Bailey. Difatti dopo la nona The Acolyte’s Exoneration, un
inquietante brano ambient con tanto di cori liturgici in sottofondo, sono poste
due cover, Cognitive Lust of Mutilation da Cranial Impalement e
Infested With Worms da Instruments of Torture, che chiudono
degnamente il disco.
Un’altra perla targata Unmatched Brutality che merita tutta
l’attenzione possibile da parte degli appassionati. Dawn of Ash è
un lavoro di un’intensità micidiale, pronto ad annientarti con la sua violenza e
a soffocarti con la sua mastodontica tensione. Il brutal in una delle sue forme
migliori. Che la liturgia abbia inizio!
Stefano Risso
Tracklist:
- Shrine of Moria
- Shrouded in Suffering (mp3)
- Scars of the Saints
- Dawn of Ash
- Worship Incise
- The Bishop’s Gathering
- Wounds of Christ
- Solemn (mp3)
- The Acolyte’s Exoneration
- Cognitive Lust of Mutilation (Disgorge Cover)
- Infested With Worms (Brodequin Cover)