Recensione: Dawn Of Fury
Death metal aggressivo, feroce, mortale. Questo è, senza mezzi termini, quello che propongono i nostrani Chronic Hate, attivi da ben undici anni ma che solo ora giungono a dare alle stampe il loro debut-album, “Dawn Of Fury”, con l’etichetta To React Records (Raiano, AQ). Undici anni passati non certo invano poiché, bene o male, le occasioni per mettere su disco del materiale ci sono state: due demo (“Hate Line”, 2004; “Promo 2010”, 2010), un EP (“Chronic Hate”, 2007) e un live (“Hate Live”, 2005) hanno consentito ai Nostri, comunque, di formarsi una solida esperienza in materia; consentendo loro di giungere al full-length d’esordio nelle migliori condizioni tecnico-artistiche possibili.
Condizioni che confermano, una volta di più, l’ottimo stato di salute del death metal italiano, in grado di competere a 360° con le più agguerrite formazioni straniere. La sicurezza che, nel suonare, sprizza da ogni poro, è una prerogativa di parecchie realtà italiche, e i Chronic Hate rientrano senza dubbio in questa schiera di perfetti martelli demolitori. Sicurezza che, non per caso, si percepisce al 100%, soprattutto, nel tono della voce di Walter. A volte, giusto per fare un esempio in tema, proprio i vocalist nostrani rappresentano il punto debole di un ensemble; consistente – magari – in una non corretta pronuncia dell’inglese o in un’evidente indecisione di base (tremolio della voce, ecc.). Invece, in questo caso, il growling stentoreo, possente e deciso del cantante veneto non ammette nessuna critica: si tratta, difatti, di una prestazione vocale di livello assoluto, degna dei migliori interpreti in ambito internazionale come “Peter” Wiwczarek dei Vader o Henri Sattler dei defunti God Dethroned. Non che, ovviamente, i compagni d’avventura di Walter siano da meno: i Chronic Hate sono una vera e propria corazzata da guerra e non sarebbe così se non ci fossero equilibrio e coesione, fra i membri della band. Daniele e Nicola elaborano, con la ricchezza e la varietà tipiche del technical death metal, una gran quantità di riff; quadrati, possenti, arzigogolati, dalla forte impronta dissonante. Stringono la squadra Marco S. e Marco C., rinsaldando il tutto con l’impatto di una sezione ritmica devastante grazie, in primis, alle bordate dei prorompenti blast-beats sparate dal secondo.
E, come fosse un timbro a fuoco, le dissonanze o le disarmonie sopra citate per i due axe-man, sono gli elementi che più caratterizzano “Dawn Of Fury”, un concentrato – davvero – di energia brutale coordinata con sapienza e mestiere, nel quale è rigorosamente bandita ogni forma di melodia. Con che i suoi trenta minuti, se in teoria possono apparire pochi, in pratica si rivelano addirittura… ‘troppi’: la manifesta indole del combo di Bibione, spostata con decisione in direzione di un carattere ferino per nulla incline a mostrare il benché minimo segno di debolezza, ha indotto la produzione di otto brani durissimi, impietosi, violentissimi. Tali da rendere l’ascolto del platter per intero un esercizio di resistenza psicologica difficile anche per chi mangia pane e brutal death metal a colazione.
Complicato, anche, descrivere i vari brani. La coesione fra essi, unitamente a una continuità stilistica inappuntabile, li priva un po’ di personalità singola; dovendosi obbligatoriamente cementare per dar vita, invece, a una marcata personalità complessiva che, alla fine, è quella posseduta a piene mani dai Chronic Hate. Comunque, si può citare quale bandiera del CD la tremenda “Automated To Death”, arricchita da inserti ambient che ne modernizzano il sound, nella quale è facile raggiungere lo stordimento da iper-velocità. Sempre e comunque nel rispetto di un ordine e una pulizia encomiabili, anche nei momenti di maggior veemenza. Molto riuscita anche “The Failure” con il suo riottoso e anthemico refrain, sicura trappola per catturare l’audience in sede live.
Prova d’inizio davvero buona, quindi, per i Chronic Hate e il loro Dawn Of Fury. Un lavoro privo di vizi evidenti ma pure mancante, un poco, di spunti evolutivi tali da rendere il lavoro stesso migliore di quanto già non sia. Quando il death è così ‘concentrato’ e massiccio, si dovrebbe provare a spezzare ogni tanto la tensione, forse. Ma, magari, è proprio così che non vogliono, Walter e i suoi terribili soci.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Senseless Reasonings 3:56
2. SHC 3:39
3. Bastard (de)Generation 2:45
4. Automated To Death 4:51
5. The Failure 3:53
6. Authorized Suicide 4:35
7. New Era Control 3:07
8. You Must Pay 3:51
Durata 30 min.
Formazione:
Walter – Voce
Daniele – Chitarra/Voce
Nicola – Chitarra
Marco S. – Basso
Marco C. – Batteria