Recensione: Dawn Of The New Centurion
«Allora gli Hatriot fanno sul serio!» E’ questa la prima cosa che mi viene in mente, iniziando la recensione. Un (fantastico) album di debutto, “Heroes of Origin”, uscito nel 2013 e poi, a distanza di un solo anno, rieccoli qui, Steve “Zetro” Souza & Co. Non si tratta quindi di un gruppo meteora: i ragazzi ci credono eccome e spremono al massimo idee e passione per battere il ferro finché è caldo. E’ solo in questo modo che possiamo giustificare l’uscita di “Dawn of the New Centurion” nel 2014, full length nuovo di zecca pubblicato così a ridosso del precedente lavoro.
Vediamo dunque quali sono le novità di questa nuova fatica made in USA. Primo aspetto positivo: la copertina. Se quella di “Heroes of Origin” sembrava un triste scimmiottamento dei Manowar, qui abbiamo un artwork più convincente. Nulla che faccia gridare al miracolo, ma l’accostamento cromatico ed il soggetto sono sembrati più adatti.
Questioni marginali a parte, è ora di iniziare l’ascolto. Play.
Dopo poco più di un minuto di introduzione, il sipario si apre e può avere finalmente inizio l’attacco a testa bassa degli Hatriot. “My Cold Dead Hands” esplode in un tripudio sonoro, centrando in pieno l’obiettivo di ogni buona opener che si rispetti: essere veloce, aggressiva, immediata. Non concede tregua, esattamente quanto ci si aspetta da questa band.
Il discorso interrotto con “Heroes of Origin” riprende proprio dove lo avevamo lasciato. L’inizio di questo disco è un po’ un “secondo tempo”, tante sono le somiglianze con il capitolo precedente. Ma attenzione: rovistando a fondo, possiamo notare come la melodia sia stata molto più enfatizzata rispetto al passato. Testimonianza ne sono la parte che precede l’assolo e altri momenti più lenti e cadenzati che troveremo proseguendo con l’ascolto.
Quanto detto sopra però va a farsi benedire con la successiva “Your Worst Enemy”, canzone che sembra stata scritta con il solo obiettivo di far capire al mondo intero che «Noi siamo gli Hatriot, non siamo qui per scherzare, il nostro mestiere è suonare Thrash Metal ed ecco come si fa!». Scheggia impazzita di violenza ed aggressività che ci catapulta a folle velocità verso “The Fear Within”.
Si parlava di novità e melodia, giusto? Bene, con questa canzone ho dubitato del fatto che fossero ancora gli Hatriot quelli che stavo ascoltando. Il primo minuto è delicato, quasi onirico. Poi irrompe la doppia cassa che accompagna un riff massiccio e cadenzato. Segue l’effettivo riff portante che movimenta la situazione ma viene strozzato da un ritornello molto, troppo Kreator-post-Enemy of God-oriented. Siamo più o meno a metà canzone e… arpeggi? Voci effettate? Ma cosa sta succedendo? “The Fear Within” ci spiazzerà come poche altre cose al mondo. Buonissimi assoli ci traghettano verso la parte finale della canzone che si conclude con un fadeout dopo più di sette minuti di durata.
Per “Honor in the Rise and Fall” vale praticamente la stessa descrizione di “Your Worst Enemy”, mentre la quinta “Supercalafragalisticexpealadocious” (ho fatto fatica a scriverlo anche con il copia – incolla…) è un convincente mid-tempo stile “Blacklist” di “Tempo of the Damned” (Exodus), con brevi accelerazioni (sempre moderate, però) nei punti giusti.
Siamo giunti all’episodio probabilmente più convincente del lotto: quella “Silence in the House of the Lord” che non annoia nemmeno per un secondo, nonostante la sua notevole durata (oltre sette minuti). Ritmiche taglienti come rasoi, assoli di pregevolissima fattura e batteria martellante scandiscono senza sosta una canzone che può ragionevolmente puntare ad highlight del disco.
Nulla di nuovo all’orizzonte con “World Funeral”, classica “Hatriot song”. Diretta, cattiva, aggressiva… il combo made in USA ci dimostra ciò che sa fare meglio.
Altri sette minuti per la titletrack “Dawn of the New Centurion”. Prima metà lenta e cadenzata, con brevi ma inaspettate aperture melodiche dal vago sapore Voivodiano / Vektoriano. Una decisa accelerazione dà l’inizio alla seconda parte della canzone, dove torniamo sui più canonici binari del Thrash proposto dagli Hatriot. Una buona canzone che però paga una prima metà abbastanza fuori dagli schemi.
Tocca a “Consolation for the Insane” chiudere il platter e lo fa nel migliore dei modi. Nulla di innovativo, certo, ma non credo che ce ne fosse nemmeno bisogno. Gli Hatriot sanno fare bene una cosa ed una cosa soltanto: Thrash Metal. Quello con la T maiuscola. Questa canzone ce lo dimostra ancora una volta.
Come giudicare quindi questo “Dawn of the New Centurion”? In modo positivo, sicuramente, ma con qualche riserva.
I problemi maggiori sono due. Primo, il voler cercare un pizzico di innovazione a tutti i costi, anche se circoscritta a pochi episodi. Gli Hatriot danno il meglio quando sono liberi di sfogare tutta la loro furia, non quando provano ad inserire (discutibili) soluzioni armoniche/melodiche in modo forzato, come se fosse tassativamente necessario proporre qualcosa di nuovo. Il rischio che si corre è che il risultato finale non sia così convincente ed è proprio quello che accade.
Secondo, è un nuovo disco o è “Heroes of Origin Part Two”? L’impressione è che, a parte alcuni episodi decisamente buoni, alcune soluzioni siano state riciclate dopo lo scarto iniziale.
L’album è comunque scorrevole e piuttosto convincente nonostante alcuni scivoloni, che vedono il loro apice nella terza (e guardacaso più sperimentale) “The Fear Within”.
Non un centro assoluto quindi, ma una buona conferma con una manciata di perplessità.
Sembra proprio che il colpo migliore sia già stato sparato un anno fa… nonostante tutto, comunque, l’ascolto è assolutamente consigliato.
Andrea “Blitz” Pinazzi
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/hatriot
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