Recensione: Day Of Reckoning
Se il 1986 è riconosciuto universalmente come l’anno magico del thrash metal, in virtù dei dischi storici che uscirono in quel periodo, il successivo 1987 potrebbe essere il suo corrispettivo per quanto riguarda il doom metal. Fu infatti l’anno di dischi molto importanti per il genere come Run To The Light dei Trouble, oppure Born Too Late dei Saint Vitus; ma soprattutto fu l’anno di Nightfall dei Candlemass, da chi scrive ritenuto tra i più bei album mai registrati (se non il più bello). Non potevano mancare, quindi, i Pentagram, veri e propri veterani del genere (formatisi addirittura all’inizio degli anni ’70), che in quel anno registrarono il loro secondo full length, dal titolo Day Of Reckoning, un altro disco che rientra a pieno nella categoria dei classici del doom, nella sua variante più tradizionale e libera da ogni velleità epica.
Si comincia subito con la titletrack: Day Of Reckoning è un pezzo molto breve e veloce formato da riff sabbathiani incastrati uno dentro l’altro, e fa perfettamente comprendere qual è la falsariga su cui si muoverà il disco. Il secondo brano, Evil Seed, è infatti quasi un tributo a quelle sonorità rese grandi dai primi e seminali Black Sabbath. Stilisticamente il pezzo ricorda la band di Birmingham (in particolare il brano Hand Of Doom), soprattutto per l’alternarsi di momenti cupissimi con il basso di Griffin in evidenza, e altre parti doom pesantissime dove si innestano le parti vocali malate e allucinate di Liebling. Nonostante la somiglianza, però, non si tratta certo di un plagio, ma anzi di un pezzo originale nonché un vero gioiellino di doom metal. Si prosegue con Broken Vows, un mid tempo roccioso ma dal mood spensierato e psichedelico, che culmina in una parte centrale rallentata e allucinante, che innalza ancor di più la già considerevole qualità del brano; degno di nota anche il bellissimo testo esistenzialista. Sulle stesse coordinate stilistiche si muove anche When The Scream Comes, un pezzo lento e abbastanza vario al suo interno, che presenta dei soli dal sapore quasi blues, probabilmente dovuti al fatto che la genesi della song in questione, come molte altre pubblicati dai Pentagram nei loro studio album, risale agli anni ’70, periodo in cui la band suonava ancora hard rock.
Arriva ora il turno del capolavoro del lotto: Burning Savior comincia con un prolungato intro acustico che riesce davvero a infondere ansia nell’ascoltatore; per poi lasciare spazio ad un meraviglioso riff che si ripresenta in molte variazioni lungo tutto l’arco della canzone, intervallato da brevi riapparizioni della chitarra acustica iniziale. Nel complesso, un vero capolavoro di doom metal con un atmosfera fantastica, senza un momento sottotono nonostante gli oltre nove minuti di durata. Di tutt’altra pasta è Madman, il pezzo più “allegro” e stoner, nonché forse quello di livello meno elevato, di tutto il platter; ma ciò non significa che ci troviamo di fronte ad un episodio filler, anzi, risulta una buona canzone con delle eccellenti ed interessanti parti strumentali. Il finale è affidato a Wartime, ennesima perla di questo full lenght, un mid tempo cadenzato che lascia però spazio a qualche sfuriata più veloce, soprattutto nel finale: degno di nota anche lo splendido testo apocalittico, indovinatissimo visto il mood che la traccia genera.
Un fragore come di catastrofe nucleare, e la voce di Liebling che echeggia sempre più lontana ripetendo la parola “chaos”, concludono gli appena 33 minuti di disco. Un finale più che appropriato, che raffigura a tinte vivide una possibile condanna del destino per l’umanità, concetto traducibile con la parola anglosassone “doom” ; e, mi si creda, non c’è vocabolo migliore per descrivere il disco in questione, che risulta infatti essere un capolavoro assoluto del metal più cupo e pesante in ogni particolare, dall’assoluta qualità del songwriting e degli arrangiamenti alla bellissima produzione. Sicuramente l’acquisto di questo masterpiece del metal più cupo e pesante è veramente consigliato a tutti gli amanti del genere, nonché agli appassionati del metal classico e dei primi Sabbath in particolare.
N.B. Il disco è stato successivamente ri-registrato e ristampato dalla Peaceville Records negli anni 1993 e 2005 in una versione con artwork differente.
Mattia “Asperger” Loroni
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Tracklist:
1. Day Of Reckonink
2. Evil Seed
3. Broken Vows
4. When The Scream Comes
5. Burning Savior
6. Madman
7. Wartime
Line Up:
– Bobby Liebling: voce
– Victor Griffin: chitarra
– Martin Swaney: basso
– Joe Hasselvander: batteria