Recensione: Day Out In Nowhere
Dopo “The Book” e “Meanwhile Back in the Garage”, nonchè dopo una breve reunion con gli Alcatrazz che ha fruttato il pregevole “Born Innocent” (gli Alcatrazz hanno poi continuato sulla propria strada con un altro vocalist), Graham Bonnet prosegue sul luminoso percorso di questa sua nuova giovinezza artistica con il nuovissimo album dal titolo “Day Out In Nowhere”.
Ancora una volta il platter è targato col monicker della Graham Bonnet Band, ed effettivamente ascoltiamo qui un nucleo centrale di musicisti (la bassista – nonché fidanzata del band leader – Beth-Ami Heavenstone ed il chitarrista Conrado Pesinato) i quali suonano compatti e massicci come una garage band.
Attorno a loro si avvicendano vari ospiti (tra i quali il tastierista Alessandro Bertoni), che però, in generale, non mutano il mood complessivo dell’album. “Day Out In Nowhere”, infatti, è saldamente nel solco di un hard rock melodico e pirotecnico, che piacerà ai fans degli Alcatrazz e dei Rainbow più votati al versante AOR della propria storia, oltre che a chi ha gradito i due full-length precedenti dello stiloso vocalist dal look alla James Dean.
Sono esempi calzanti di tale orientamento stilistico tracce sfavillanti come It’s Just A Frickin’ Song, un hard rock Rainbow-style ove brilla il tocco magico sui tasti d’avorio di Don Airey, o, ancora l’epico melodic rock di The Sky Is Alive.
Ancora: riff circolari di chitarra elettrica e vorticose tastiere caratterizzano un’Imposter dal gran tiro, e pure tiratissima è David’s Mom, che però poi si scioglie in un assolo chitarristico liquido e melodico.
Infine, sul solco di un hard rock ad alto tasso melodico si muovono When We’re Asleep (con il contributo di Mike e John Tempesta) e Brave New World (con il featuring di Roy Z).
Non manca, però qualche canzone dal piglio diverso dalla maggioranza dei brani del full-length.
Jester (ospite qui è Jeff Loomis di Nevermore e Arch Enemy) è quasi un brano power metal, molto trascinante, mentre l’interessante Twelve Steps To Heaven parte con un talk che si dipana su un tappeto di tastiere per svilupparsi poi in un brano rock melodico e teso tra sospensioni cadenzate e accelerazioni, ingemmato di tocchi raffinati di tastiere e vortici di chitarre impetuose.
Suzy (Orchestra), poi, chiude il lavoro con una canzone d’altri tempi in cui Graham si diverte a fare il crooner.
“Day Out In Nowhere”, dunque, conferma lo stato di forma del cantante, la cui voce resiste al passare del tempo, ed è incastonata in un sound che s’ispira alle istanze di certo heavy rock d’altri tempi, senza rinunciare comunque a temperarsi con le istanze del rock duro contemporaneo, e in cui anche gli strumenti sono in bella evidenza , dilettando l’ascoltatore con grinta ed ispirazione.
Francesco Maraglino