Recensione: De Rerum Natura
I Moonlight Haze nascono nel 2018 dalla volontà degli ex-Temperance Chiara Tricarico (voce) e Giulio Capone (batteria e tastiere) di tornare a far musica assieme. Da alcune idee al pentagramma proposte da Giulio, già co-compositore anche nei Temperance, è seguita una rapida ricerca di compagni di avventure: la lineup della symphonic metal band si completa con le chitarre di Alberto Melinato (ex-Teodasia) e Marco Falanga (ex-Overtures) ed Alessandro Jacobi (Elvenking) al basso.
Il titolo del disco “De Rerum Natura” cita il più importante poema epico-filosofico del pensatore latino Lucrezio (I sec. a.C.). Pur non trattandosi di un concept, il titolo ci riporta alla natura essenziale delle cose, con testi intimi e riflessivi scritti ed interpretati da Chiara Tricarico. Il genere proposto sembra un’evoluzione naturale dei Temperance di “The eArt Embraces Us All”; laddove la band di Marco Pastorino ha virato verso le melodie vocali, i Moonlight Haze propongono un power metal sinfonico ricco di synth e layer sonori, in un mondo ibrido originale tra opera, metal, musica pop ed elettronica ed influenze folk europee ed orientali.
Ciò che sorprende sin dal primo ascolto, oltre alla prova molto matura, versatile e grintosa di Chiara Tricarico al microfono ed al solito lavoro certosino di Simone Mularoni al mixer, è la freschezza compositiva della band. “De Rerum Natura” è infatti un disco molto ispirato e decisamente sopra le righe per essere un debutto: una scommessa vinta dall’etichetta Scarlet Records.
Punto a favore del lavoro è la notevole varietà di situazioni e soluzioni proposte, sempre sorrette dal drumming serrato di Giulio Capone. Nonostante i numerosi cambi di tempo e l’elaborata trama compositiva delle canzoni, ogni brano riesce a mantenere la propria identità ben marcata grazie a melodie sempre vincenti, garantendo un ascolto fluido e piacevole senza la sensazione di “traccia unica” che spesso affligge questo genere di produzioni.
Si alternano quindi brani come la melodica “To the Moon and Back”, l’aggraziata “The Butterfly Effect” e la ben più agguerrita “Ad Astra”, per citare i singoli, o la progressiva “Dark Corners of Myself” con i suoi quasi nove minuti di inciso, in cui la band sperimenta numerose sonorità in maniera funambolica. Molto bella anche “Time”, che vanta il contributo di due voci ben note al panorama metal: la coppia Mark Jansen (growl) e Laura Macrì (soprano), entrambi in forze nei MaYan, con quest’ultima protagonista in una sezione cantata in lingua italiana. Immancabile la ballad “A Shelter from the Storm”, che ricorda i momenti più delicati degli Within Temptation. Anche il lavoro alle chitarre convince appieno, risultando raffinato nelle parti soliste ma mai invasivo, con uno shredding tecnico ma puntuale che ben si attaglia al mood delle composizioni. Bravi tutti.
Il debut dei Moonlight Haze “De Rerum Natura” convince dunque per varietà, maturità artistica e voglia di sperimentare. Non ci resta che attendere con curiosità le prossime evoluzioni della band. Dopo un esordio così scoppiettante non possiamo che ben sperare. Ad astra!
Luca “Montsteen” Montini