Recensione: Dead Chasm
Se gli EP o i mini album in genere, Storia insegna, hanno l’obiettivo di pesare l’interesse degli amanti della scena verso la band che lo ha prodotto con lo scopo di partire poi con l’investimento sul full-length, beh, i deathster italiani Dead Chasm possono serenamente fiondarsi in studio e iniziare a produrre nuova musica. E possono anche farlo in fretta perché questo omonimo EP di debutto è un tiro assurdo.
Nati nel 2020 dalla volontà di tre musicisti provenienti o facenti parte di band quali Psychotomy, Pyra, Torment e Fuoco Fatuo (tra le altre…), il terzetto partorisce una creatura dal canto infernale, magnificiente per personalità, epica per profondità, lovecraftiana per immaginario horrorifico.
L’incedere dei brani è mastodontico e inquietante, l’impatto è un monte di granito gelido che si sbriciola, tagliente, sull’ascoltatore. La proposta musicale fatta di death metal funereo, supportato quando serve da furiose accelerazioni e da mid-tempo a là Bolt Thrower, rende questo mini disco di una bellezza disarmante nonché di una godibilità d’ascolto totale.
C’è davvero poco da dire. I tre inediti spaccano… e si chiude con la cover di Slumber dei Nirvana 2002 (pure questa ha il suo perché). Qui bisogna prendere in mano questo gioiello e ficcarlo nel lettore o sulla piastra (è infatti disponible anche il formato vinile limitato a 300 copie) e lasciarsi attrarre dalle visionarie creature che un suono del genere è in grado di generare vorticosamente a livello emotivo.
Qui davvero sussistono basi importanti per un esordio in grado di far impallidire più di qualche grande nome della scena.
Grandiosi.