Recensione: Dead End
Dopo aver rilasciato un omonimo CD sotto il monicker Evergrace nel 2006, questi sei giovani ragazzi svedesi (la cui età media si aggira intorno ai 22 anni) si presentano nel 2008 con un nuovo nome, Incrave, e forti della rinnovata fiducia della loro casa discografica, la Ulterium Records, rilasciano questo interessante “Dead End”. Monicker rinnovato dunque, ma coordinate stilistiche immutate tendenti ad un metal melodico malinconico e leggermente cupo, con qualche spruzzata di prog (merito delle tastiere) ed un mood moderno che fortunatamente non travalica mai nel nu-metal et similia. Per meglio inquadrare la musica in questione diciamo che le band che gli Incrave richiamano alla mente sono i Tad Morose, i Morgana Lefay e a tratti i tedeschi Brainstorm. La carne al fuoco come si evince è molta tuttavia la apprezzabile tecnica di base dei singoli musicisti e il songwriting piuttosto ispirato conferisce all’eterogeneità di spunti ed influenze uno sviluppo abbastanza coerente che non lascia spazio a fuorvianti digressioni dimostrando come gli Incrave abbiano le idee piuttosto chiare su cosa suonare.
L’intero lavoro è incentrato sulla dinamicità delle chitarre e sulla voce aggressiva e ruspante del bravo Johan Falk, che ben si sposa con l’energia sprigionata dalla canzoni, una serie di mid-tempos nelle quali raramente assistiamo ad accelerazioni tipiche del power (genere che dalla stessa band viene indicato per definire la propria proposta ma di cui faccio fatica a riscontrare gli stilemi in questo disco). Piuttosto statica invece appare la sezione ritmica, penalizzata anche da una produzione che la relega in secondo piano rispetto alle componenti vocale e chitarristica (le linee di basso, per esempio, sono a tratti impercettibili). “Shattared” è un’ottima opener costruita su un roccioso riff portante, merito di chitarre taglienti ed efficaci, e dotata di un refrain accattivante abbastanza melodico grazie ad una prestazione rabbiosa del cantante. Più cadenzata e riflessiva la seguente “The Forgotten”, anch’essa retta da un ottimo lavoro alle chitarre del duo Ohlsson/Bålefalk che presentano un assolo molto gradevole nella seconda metà traccia. La prima parte del CD prosegue lungo queste coordinate fino ad arrivare a “The Touch of Death”, non particolarmente brillante per originalità, ma da segnalare perché presenta una impostazione musicale più prog oriented per via di arrangiamenti focalizzati sull’uso più accentuato delle tastiere. “Shades of Me” parte con un’introduzione di piano che lascia intuire una virata stilistica, di cui abbiamo prova col passare dei secondi, verso un dark gothic metal di forte impatto. Le linee vocali del cantante sono molto accattivanti e malinconiche e ricordano il compianto Quorthon. “Scream in Silence” è la traccia più atipica dell’intero lotto (ma è anche una delle più interessanti) con le sue melodie ipnotiche affidate non più alle chitarre ma alle tastiere del valido Jonathan Stenberg.
La giovane età della band e la relativa poca esperienza giustificano l’approccio “sicuro” e i pochi rischi che gli Incrave hanno deciso di prendersi in questo “Dead End”. Questo ad ogni modo non inficia un lavoro apprezzabile sotto ogni aspetto (produzione non impeccabile a parte) e quindi meritorio di un ascolto che consiglio caldamente.
Leonardo Arci
Tracklist:
01. Shattered
02. The Forgotten
03. A Shadow In The Dark
04. The Touch Of Death
05. Unveil The Truth
06. Shades Of Me
07. An Empty Soul
08. Scream In Silence
09. Never More
10. Dead End