Recensione: Dead Era

Di Daniele D'Adamo - 14 Ottobre 2018 - 12:25
Dead Era
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2018
Nazione:
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79

È arrivato il momento per il terzo album dei Walking Dead On Broadway, “Dead Era”, incentrato sugli scheletri mai morti che si celano nell’armadio della Storia.

Consolidatasi nel corso degli anni come una terra feconda in materia di deathcore, la Germania ha sfornato e sforna alcune delle migliori band praticati il genere suddetto, come per esempio gli Heaven Shall Burn e come i Walking Dead On Broadway, per l’appunto.

Il livello qualitativo su cui si assesta la formazione di Leipzig è di assoluta rilevanza tecnico-artistica. I nove anni di carriera alle spalle, i numerosi concerti tenuti in contesti di massima professionalità (p.e. Wacken) e, ultima ma non ultima, la produzione pregressa di due full-length, hanno contribuito in modo pesante sulla formazione del loro retroterra culturale. Esteso, perfettamente definito in ogni sua forma, spesso e in grado di generare un sound straordinario frutto, anche, della loro rilevante capacità di esecuzione, capace di dare alle stampe un prodotto ineccepibile sotto ogni punto di vista.

Il deathcore prodotto dai Nostri è semplicemente mostruoso. La potenza che permea ogni poro di “Dead Era” è esorbitante. Irreprensibile nella sua erogazione, costante da ‘Red Alert’ sino alla closing-track ‘Benevolent Warfare’. Proprio ‘Red Alert’, cantata a mò di un incredibile scioglilingua da Nils Richber, esemplifica uno stile tirato a lucido, tagliente come preteso dalle fogge *-core, straordinariamente possente, coerente con tutti gli stilemi della tipologia musicale di cui si tratta, permeato sino all’osso da inserimenti melodici sintetizzati ideali per contribuire alla crescita dell’antitesi brutalità/armoniosità. Anche se, occorre evidenziarlo, il combo della Sassonia pesta sempre e comunque, senza alcuna soluzione di continuità, sì da rendere “Walking Dead On Broadway”, assieme alle peculiarità già citate, un platter che può essere citato come metro-campione per chi volesse, oggi, mettersi in gioco con la foggia musicale più volte citata.

Oltre a uno stile maturo, formato al 100%, occorre rilevare che anche le song contribuiscono a formare un insieme compatto, coeso, coerente in ogni dove con il monumentale sound dell’ensemble teutonico. Brani come ‘Hostage to the Empire’ o la micidiale ‘Our Labour, Our Idol, Our Pride’, stampati come manifesti sul titanico muro di suono eretto grazie al lavoro sia delle chitarre, sia della sezione ritmica, fanno tremare le budella in virtù dell’immane contributo energetico scaturito dalla strumentazione, unitamente all’alternanza del growling e dello screaming delle linee vocali. Compresi i famigerati e sconquassanti stop’n’go che spezzano letteralmente la spina dorsale.

Riff su riff, breakdown su breakdown, inserti melodici su inserti melodici (mai stucchevoli né tantomeno cachy), “Dead Era” si dipana con tutta la sua folgorante aggressività, mai doma, mai indecisa nel voler centrare l’obiettivo di scardinare le difese mentali dei fan del metal estremo. Emergendo poco a poco, a mano a mano che si ripetono i passaggi con esiti sempre più piacevoli, da ascoltare ad alto volume per godere di sfasci totali come la paurosa ‘Gospel of the Kingdom’, maciullata da ondate su ondate di blast-beats.

Del tutto imprescindibile, quindi, non perdere di vista “Dead Era” per far sì che abbia la visibilità che si merita. I Walking Dead On Broadway sono una letale macchina da guerra, che non lascia prigionieri, sul suo percorso. 

Da avere.

Daniele “dani66” D’Adamo

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