Recensione: Dead Girls Don’t Say No

Di Fabio Vellata - 22 Febbraio 2011 - 0:00
Dead Girls Don’t Say No
Band: Ragdolls
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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75

Vedersi rappresentati da quattro orribili ceffi travestiti da morti viventi, forse non sarà stato proprio un motivo d’orgoglio per gli abitanti di Varberg, anonima cittadina della Svezia meridionale il cui nome mai lontanamente era stato associato a qualcosa di significativo, né in ambiti paesaggistici (il vescovo Esaisas Tegnér la descrisse nel remoto 1826, come il luogo meno attraente della nazione scandinava), né tanto meno, in quelli strettamente musicali.
Ma si sa, a quelle latitudini, o si pratica qualche sport o ci si butta a suonare. Roba pesante se possibile, tutt’al più, rock in qualche sua derivazione.
E così, anche il piccolo centro della contea di Halland ha visto nascere nel 2007 i “disgustosi” (in senso buono) Ragdolls, figli degeneri di una comunità rilassata e poco avvezza agli estremi, che sin dal principio si è spaccata in due nel giudicare un gruppo che all’esordio, ha lanciato in rotazione un singolo intitolato “All Emo Kids Must Die”, brandendo pietre tombali e motoseghe, senza farsi mancare – ovviamente – un look sopra le righe e di cattivissimo gusto.

Nessuno avrà avuto dubbi nel classificare immediatamente il quartetto di “ritornati” in quel filone del tutto peculiare che prende il nome di “horror rock”, definizione tecnica per inquadrare un gruppo di figuri intenti a canticchiare testi farciti d’umorismo nero, in cui non vengono mai meno argomenti parecchio espliciti e diretti, osservati – e come potrebbe essere altrimenti – dal punto di vista dell’allupato necrofilo da party.
Interpretata nel modo corretto, una cosa divertente e ben lontana dall’essere presa sul serio, ammettiamolo.
Il rock, del resto, ha da sempre un’intrinseca anima “spettacolare”, ragione per cui i casi illustri d’artisti che hanno fatto largo uso di simili riferimenti non sono di certo rari, o tanto poco celebri da indurre i Ragdolls a definirsi dei precursori.

Pure musicalmente il gruppo di bruttoni, in fondo, non inventa nulla.
Messi in conto i soliti Wednesday 13 e Murderdolls, citazioni quasi d’obbligo per chiunque si addentri nei melmosi anfratti del rock orrorifico, in effetti, i riferimenti che aggrediscono l’orecchio sono ben altri e più marcati e si condensano in quattro nomi decisamente di notevole peso, ognuno utilizzato per una pennellata di “colore” diversa.
Lo stile vocale e l’incedere di certa produzione del maestro Alice Cooper, assumono un ruolo essenziale in gran parte dell’album. Non certo a caso, il collega di trucchi e follie di mr. Furnier, Rob Zombie, si rivela essere l’altra pietra angolare del songwriting dei Ragdolls, omaggiato non solo per lo spessore dei riff o per le cadenze talvolta “meccaniche” delle chitarre, ma anche tramite continui inserti di dialoghi ripresi da vecchi film horror. Uno dei tratti principali d’ogni produzione del “buon” Rob.
Chiudono il poker “mostruoso” i folli Lordi, inevitabile punto di contatto per questioni puramente stilistiche e gli antichi Misfits, fornitori di quell’anima mista punk/anni sessanta, che saltella di tanto in tanto tra i brani come un fuoco fatuo tra le ombre di un cimitero.

Non sarebbe stato per nulla fuori luogo, immaginare i Ragdolls nella parte del gruppo protagonista sul palco nelle prime battute del celebre film di Quentin Tarantino, “Dal Tramonto All’Alba”: suoni ed atteggiamenti sarebbero stati ben calzanti. O perché no, coinvolti nella colonna sonora di uno dei monster movie proprio di Rob Zombie, “La casa dei 1000 Corpi” o “La casa del Diavolo”, situazioni ed ambienti di certo molto adatti alla proposta musicale del gruppo nordico.
Nulla di difficile o impegnativo insomma: tecnica accettabile seppure non eccelsa, atmosfere tetre a metà tra il divertimento caricaturale e l’inquietante cinematografico, travestimenti, face painting e tanti riffoni hard rock, qualche volta dalla durezza industrialoide, più spesso schizzati come meglio insegna il rock n’roll sporcato di punk.

La fregatura, se così la si vuol definire, di un album dal titolo singolare come “Dead Girls Don’t Say No” è comunque quella di apparire di primo acchito, come un prodotto trascurabile o di nicchia, cui magari prestare i canonici due/tre ascolti, mossi più per la curiosità suscitata dall’immagine che dall’effettivo spessore della musica. Una fregatura davvero, perché il disco sa invece scivolare subdolamente per inserirsi “sotto pelle”, lasciando – almeno, questa è stata l’esperienza personale – aperta la possibilità a reiterati passaggi e ad una crescita di gradimento che aumenta con l’incremento della familiarità.
“Beautiful Homicide”, “Helloween Night”, “Gravediggers Dance”, “House Of Horror” e “Michelle” (godibilissimo rockabilly sessantiano in stile Misfits) si uniformano su di un’unica direttrice e non falliscono nel loro intento: divertire, divertire e ancora divertire, offrendo suoni ben torniti e linee melodiche immediate prive di virtuosisimi, ma cariche di quel feeling un po’ punk e tanto rock n’roll che finisce per conquistare senza riserve.
Produzione e resa sonora poi, allineano quello che – in fin dei conti – è un debut album, con le migliori release del settore. Non manca davvero nulla ed il piacere di un ascolto libero da toni fangosi o accenti troppo enfatizzati, è completamente garantito.

Che quella dei Ragdolls sia musica da “laureati” o per fini dicitori del pentagramma è del tutto escluso: questo è semplicissimo e gustoso horror punk rock. Nulla più, nulla meno. Sufficiente ad ogni modo, per affezionarsi ad un gruppo spiritoso e divertente che, oltre ad un’immagine un po’ eccessiva, ha anche qualche cosa d’interessante da far ascoltare.

I cittadini di Varberg forse non ne sono ancora del tutto convinti. Ma il capitano Spaulding, ne siamo certi, approverebbe…
 
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Tracklist:

01.    One Foot In The Grave
02.    Beautiful Homicide
03.    Halloween Night
04.    Shut Up And Drink
05.    Shovels
06.    Gravediggers Dance
07.    Michelle
08.    I’m A Werewolf
09.    House Of Horror
10.    Dead Like Me
11.    Gruesome For Some

Line Up:

Vikki Violence – Voce / Chitarra
Damaged L. – Chitarra
Chx Cruzifix – Basso
Broken Bridget – Batteria

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