Recensione: Dealin’ Death
Tornano i tedeschi Volture con ‘Dealin’ Death’, terzo album disponibile dal 21 maggio 2021, via Metal Blade.
Fortemente radicato nella Old School anni ’80, contiene dieci tracce che, ascoltandole, non possono non far venire in mente lavori tipo ‘Reign of Fear’ dei Rage (chissà se il batterista ha scelto il suo pseudonimo ispirandosi a ‘Deceiver’), ‘Heavy Metal Breakdown’ dei Grave Digger, ‘Into dei Dark Past’ degli Angel Dust o ‘The Enforcer’ degli Warrant, parlando di band connazionali, ma anche ‘Vicious Attack’ degli Abattoir o ‘Master of Disguise’ dei Savage Grace.
‘Dealin’ Death’ è intriso come una spugna di quello sporco Speed/Thrash che era la feroce evoluzione dell’Heavy Metal di Iron Maiden, Judal Priest, Accept ed Angel Witch, a tal punto che non si può parlare di sola e semplice ispirazione. I Volture richiamano la storia di questo periodo e ne celebrano lo spirito, annullando i trentacinque anni d’intervallo per diventarne prosecuzione.
Lo fanno discretamente bene, senza eccellere a dirla tutta, ma con buona energia e parecchia grinta, pescando a piene mani dal lavoro dei loro beniamini, mettendo in evidenza, comunque, una qual certa personalità.
I Volture non vogliono solo suonare come la Old School, vogliono essere i suoi discendenti.
A parere di chi scrive, con il precedente ‘Ghastly Waves & Battered Graves’ non c’erano riusciti tanto, ma il songwriting di ‘Dealin’ Death’ è decisamente più vario e qualitativamente migliore sotto tutti i profili.
Non manca nulla: dall’intro inquietante che unisce la chitarra acustica a delle tastiere spettrali (‘Danger Is Imminent’), ai brani sparati a mille, pieni di stop and go ed esaltanti cambi di tempo (‘Malicious Souls’, ‘Count Your Blessings’, ‘Flee the Phantom’), alle andature dense che anneriscono l’aria (‘Gorgon’) … e poi chitarre gemelle ed assoli corposi che rimandano alla NWOBHM, riff assassini, cori determinati, una ritmica compatta ed una voce evocativa dalle tante sfumature (un po’ ‘Peavy’, un po’ Schmier).
Tutto quanto arrangiato alla grande e con buona padronanza dei propri strumenti.
Anche la produzione è lasciata grezza, non troppo, per non nascondere le qualità dei musicisti, ma sufficientemente per infondere le stesse sensazioni cupe e sulfuree di un tempo.
L’unica differenza è che, all’epoca, questo tipo di produzione non era una scelta, ma una necessità dettata dalle poche palanche a disposizione (accidenti … i Metallica, come hanno potuto, hanno investito parecchio in essa e nessuno ha detto “che schifo ‘sta produzione così pulita …” quando è uscito ‘Master of Puppets’).
Va comunque bene così … ‘Dealin’ Death’ è un album onesto, quanto lo sono stati la maggior parte dei suoi predecessori della vecchia scuola.
Il soffio di un mantice ravviva la fiamma di un movimento che a volte può affievolirsi ma mai spegnersi. Questo mantice è ora azionato dai Volture. Thrash ‘Til Death!