Recensione: Death by Rock and Roll
Eventi traumatici separano la precedente fatica “Who You Selling For” dei The Pretty Reckless, pubblicata nel 2016, dalla odierna quarta uscita intitolata “Death By Rock And Roll”: le scomparse di Chris Cornell, quando il gruppo apriva i concerti dei Soundgarden, e di Kato Khandwala, vittima di un incidente motociclistico, amico e produttore dell’album di esordio “Light Me Up”. Da ultimo, la pandemia.
Avvenimenti che hanno comprensibilmente destabilizzato la band, costringendola a cambiare per sopravvivere.
La copertina ritrae, come mamma l’ha fatta, la modella e attrice statunitense Taylor Momsen (resa famosa dalla partecipazione a quattro stagioni della fortunata serie televisiva “Gossip Girl”), adagiata in posizione fetale, su una lastra sepolcrale che reca come epitaffio l’abbreviazione del titolo dell’album.
La provocatoria immagine, che secondo le dichiarazioni della stessa cantante simboleggia la rinascita, richiama l’interrogativo che ritorna ogni volta che si parla dei The Pretty Reckless: quanta strada avrebbe fatto il gruppo senza la bellezza “trainante” della Momsen?
Che la bellezza possa essere un valore aggiunto non vi è dubbio ma, in campo musicale, da sola, non può bastare se non si accompagna ad una decisa dose di talento e personalità che Taylor Momsen – la cui voce è in grado di passare da rasoiate a toni incredibilmente dolci e quasi infantili – e la band nel suo complesso, indubbiamente possiedono.
Che la morte rappresenti passaggio obbligato per la rinascita è lapalissiano (si resta in tema rammentando l’origine del termine che indica un fatto ovvio, alludendo ai seguenti versi cantati dai soldati di Jacques Chabannes, signore de La Palice, dopo la sua dipartita: “un quarto d’ora prima di morire era ancora in vita”) e i riferimenti alla morte si sprecano nell’album, che però, non indugia gratuitamente in tetre celebrazioni, ma vuole farsi strumento di elaborazione del lutto.
L’inizio è col botto, a mezzo della title track “Death By Rock And Roll” che presenta un riff hard graffiante, a cui si contrappone una interpretazione vocale blues, seguita da “Only Love Can Save Me Now”, brano a cui la partecipazione del batterista Matt Cameron e del chitarrista Kim Thayill dei Soundgarden conferisce il marchio di fabbrica della band di Seattle. Traccia scatenata, di assoluto effetto, è “And So It Went” con dinamici cambi di tempo, un ritornello originale e di grande presa, un inaspettato, etereo, bridge.
Impreziosito da un irriverente assolo di Tom Morello, di quelli che solo il chitarrista dei Rage Against the Machine può creare, il brano si chiude con un aggressivo coro dei bambini fuori controllo descritti nel testo. Un breve arpeggio introduce “25”, altra punta di diamante dell’album, brano fascinoso, di respiro cinematografico, candidato ideale ad accompagnare i titoli di coda di un film della serie “007”, in cui la Momsen si diletta a lenire con dolcezza le ferite aperte, un attimo prima, dalle frustate inferte dalla sua voce.
Retta da un ritmo tribale essenziale, incalzante e ipnotico, sul quale si stagliano suggestivi effetti chitarristici, l’energica “My Bones” riesce a sorprendere per la coda melodica che, opportunamente sviluppata, avrebbe potuto costituire un brano a sé. L’acustica “Go So High”, con un interpretazione in bilico tra Linda Perry e Sheryl Crow, segna il termine dell’incanto rock e apre una seconda parte del lavoro, per alcuni aspetti più ricercata, evidentemente pensata per i passaggi radiofonici, che produce una vistosa scollatura con lo stile dei brani precedenti.
Il breve intermezzo “Broomsticks” introduce la mid-tempo “Witches Burn”, ultimo residuo dello spirito rock che ha animato le prime cinque tracce. I quattro pezzi che seguono sono ballate in tutte le salse, che sarebbe ingiusto definire noiose, ma che abbassano irreparabilmente i livelli di adrenalina ed entusiasmo a cui il gruppo ci aveva condotto.
“Standing At the wall” ha carattere intimistico, “Turning Gold” ha un sapore vagamente elettrico, “Rock and Roll Heaven”, dedicata al “club dei 27” (gruppo di artisti morti a ventisette anni tra cui Hendrix, Joplin, Morisson, Cobain), apre a sonorità country, come il pezzo di chiusura “Harley Darling”.
“Death By Rock And Roll” è un album che inizia sotto i migliori auspici, con un rock grintoso, aperto ad azzeccate contaminazioni che, a metà strada inizia a sgonfiarsi, perdendo coesione nelle sonorità, e con la voglia di accontentare ognuno, finisce per scontentare tutti.