Recensione: Death Consecrates with Blood
Black-Thrash Metal dalla Germania, una miscela sonora spietata e brutale, impacchettata a dovere e destinata prevalentemente ai cultori del genere nella sua accezione più grezza e diretta.
Riff gelidi e stacchi violenti, un connubio decisamente ben ruscito tra le fulminanti accelerazioni di Marduk e Immortal ed il groove rabbioso tipico del Thrash Metal di scuola teutonica.
Con un’attitudine dannatamente Raw (il gruppo non disdegna di ostentare face painting, borchie, pentacoli, croce rovesciata sul logo e quant’altro il metallo nero abbia concepito a livello extra-musicale) ed un caprone decisamente arrabbiato come simbolo, gli Unlight giungono con questo “Death Consecrates With Blood” al terzo studio album. La band, attiva da oltre un decennio, è riuscita nel tempo a costruirsi una discreta base di fan, esibendosi in svariati festival estremi e come opening act per più illustri colleghi, tra i quali gli svedesi Dark Funeral.
Questo “DCWB” si rivela sin da subito un lavoro diretto e povero di fronzoli, incentrato per lo più sulla velocità esecutiva e sull’attacco frontale, paragonabile per alcuni versi ai brani più violenti degli ultimi lavori targati Immortal, sebbene con sensibili differenze stilistiche.
L’apertura del disco non prevede convenevoli ed è affidata direttamente alla title track, ottimo riassunto delle capacità basilari del combo teutonico. Il brano è caratterizzato più che altro da una violenza inaudita, gettata senza preavviso in faccia all’ascoltatore ed in grado di mostrare chiaramente dove gli Unlight possano spingersi in quanto ad aggressione sonora.
Superata la devastazione iniziale, i nostri ci concedono la bellezza di venti secondi di riposo grazie ad una sorta di intro distorta che ci spinge verso il seguente ciclone musicale, “Becoming The Ungodly Sin”, che sostanzialmente viaggia sulle stesse coordinate dell’opener. Risulta chiaro quanto nella primissima parte dell’album venga messo in evidenza il lato più strettamente Black Metal della band, che si concede solamente brevi stacchi ritmati, incentrando le composizioni più che altro su velocità siderali e ritmiche dissonanti. Ad essere sinceri, tuttavia, la personalità degli Unlight emerge in maniera più netta nei brani dove la componente Black, a dire il vero piuttosto canonica, lascia spazio ad inserti più ricchi di ritmo e pathos, in grado di imprimersi meggiormente nella mente dell’ascoltatore rispetto ad una, seppur pregevole, spietata scarica di mitragliatrice mirata solamente alla distruzione totale.
Brani come “That Old Black Magick Spell” e “The Passing Of The Black Storms” (tanto per essere concisi nei titoli), grazie ad un ottimo bilanciamento compositivo, risultano decisamente più catchy ed assimilabili, rivelando capacità che vanno ben oltre il mero estremismo musicale.
In particolar modo l’epica cavalcata Thrash di “The Passing…”, il seguente stacco Black Melodico ed il breve solo prima della chiusura, probablimente copiati da uno spartito rubato di soppiatto al mitico Abbath degli Immortal, sono qualcosa da ascoltare assolutamente.
Gli Unlight dimostrano inoltre di trovarsi a proprio agio anche a velocità decisamene più ridotte, come nel caso dell’ottima “Carnal Baptism…”, dove sfumature Doom si mescolano al lento incedere depressivo e dissonante delle trame chitarristiche, fondendosi alla perfezione con lo straziante screaming del singer Blaspherion.
Il disco scorre veloce, vario e compatto, con brani maggiormente melodici ed altri più aggressivi, fra i quali cito senza indugi le pregevoli “Mendacious Messiah”, dal sapore decisamente Death, e l’apocalittica “Dead Angel Innocence”.
Tirando le somme: gli Unlight, con questo “DCWB”, sono stati in grado di fondere a dovere i generi che ne hanno influenzato la crescita musicale, evitando di diventare un gruppo clone e fornendo un prodotto che, nonostante sia caratterizzato da diverse ingenuità compositive, riesce a scorrere bene nella sua interezza, mantenendo un ritmo sostenuto costante ed una buona varietà di base.
Gli inserti Thash Metal si revelano essere il vero aspetto distintivo del disco, senza i quali la band sarebbe semplicemente un’altro degli anonimi gruppi fotocopia che ultimamente infestano la scena Black Metal europea.
Per il futuro è tuttavia logico aspettarsi di più, magari un’ulteriore evoluzione del sound che comprenda, a fianco della violenza pura del Black, un utilizzo ancora maggiore di quella ruvida energia ritmica che solo il Thrash Metal è in grado di offrire, per un risultato musicale senz’altro devastante.
Alessandro Cuoghi
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TRACKLIST:
01. Death Consecrates With Blood
02. Becoming The Ungodly Sin
03. That Old Black Magick Spell
04. The Passing Of The Black Storms
05. Carnal Baptism
06. Dancing Upon The Bones Of A Naïve Perception
07. Bestow The Blessings Of Hell Upon Us
08. Enthrone Night
09. Mendacious Messiah
10. Dead Angel Innocence
Line Up:
Raptus: guitar
Lord Grond: drums
Blaspherion: guitar, vocals
Tartaros: bass