Recensione: Death End Road
Ammetto di essermi avvicinato al quarto album dei Burden of Grief con
una certa reticenza, convinto di avere tra le mani il solito death melodico
debitore dei capiscuola del genere, ben suonato e prodotto, e in ultima analisi
un po’ privo di contenuti, pensando che in territori musicali così battuti diificilmente
si possa trovare un album di valore. Per fortuna Death End Road è
stato subito pronto a smentirmi, grazie a un mix molto ben congeniato di
potenza, melodia e personalità.
In un disco che richiama a gran voce i maestri del sound svedese, la cosa più
sorprendente è la capacità dei Burden of Grief di presentare dei brani che
non sono una semplice scopiazzatura dei classici, riuscendo a conferire alle
canzoni un tocco personale, plasmando a proprio piacimento delle canzoni
godibili, trascinanti, senza allontanarsi di un millimetro dal sentiero del
death melodico. Un’operazione molto riuscita da parte del quintetto tedesco, che
grazie a frequenti incursioni thrash metal, dona ai propri pezzi un
buona dinamicità, facendo sentire subito a casa gli appassionati, senza per
questo annoiarli in oltre cinquanta minuti di musica. Una band ormai esperta,
che si giostra bene in frangenti ora più concitati, ora più melodici, che non
ricorre a modernismi (leggi metalcore) o a soluzioni particolarmente fuori dagli
schemi.
E’ la qualità media di ogni brano in scaletta la carta vincente dei Burden
of Grief, padroni di un songwriting equilibrato e intelligente, e -cosa non
meno importante- di un bagaglio tecnico molto soddisfacente. Solo così nascono
pezzi come Vita Reducta, The Game, dal break centrale davvero
pregevole, l’impetuosa Running Scared, o la conclusiva “delicata” Road
Of Visions. Nessun calo di tono, nessuna incertezza, solo buona musica che
non farà gridare al miracolo, ma che si lascia apprezzare senza alcuna
difficoltà, con l’apice compositivo raggiunto con la terza Swallow The Sun,
un brano che non ha nulla da invidiare alle band più famose del settore.
Un disco riuscito in tutti gli aspetti quindi, che sicuramente incontrerà i
gusti di tutti gli appassionati. I Burden of Grief sono l’esempio di come
al giorno d’oggi si possa suonare death melodico in modo alquanto personale e
coinvolgente, e non è affatto poco.
Stefano Risso
Tracklist: