Recensione: Death Or Glory
Hevy Load, una band che nell’ombra più assoluta ha saputo rafforzare e dettare le proprie leggi in Europa in un campo, quello dell’Epic Metal, che vedeva sicuramente i suoi maggiori pilastri nei territori d’oltreoceano (si veda ad esempio Manilla Road, Manowar, Warlord, Virgin Steele, e molti ancora). Con i loro album epici e massicci contribuirono a dare una scossa musicale alla nostra terra europea ancor prima che le magiche sonorità della NWOBHM si affermassero nella loro totalità. Eppure fu questa una scossa musicale poco percepita, poco percepita specialmente dal pubblico, causa forse la “rudezza” esasperata, per il tempo, mostrata dalla band o causa una distribuzione abbastanza lacunosa.
Ma veniamo al dunque musicale. “Death or Glory”, terzo album della band, ha inizio con un brano cult, uno dei brani che potrebbero competere per potenza e bellezza con uno storico pezzo dei grandi dell’HM, trattasi di Heavy Metal Angels (in Metal and Leather), (un titolo, un perché), fantastico Heavy Metal anthem dal sapore marcatamente pagano. Qui la voce di Ragne Wahlquist (anche chitarrista) è aggressiva come la sua chitarra, ed il muro sonoro composto dalla batteria di Styrbjorn Wahlquist (fratello di Ragne, anche vocalist), dal basso di Torbjorn Ragnesjo e dall’altro guitarist Eddy Malm (anche vocalist) è assolutamente imponente (fantastico il melanconico solo centrale). Con la seguente Might for Right gli Heavy Load si cimentano in costruzioni melodiche irrompenti e potenti, mentre nella seguente Something New i nostri riescono a tirar fuori fuori un travolgentissimo mid-tempos dagli epicissimi sapori, mitico il suo refrain triste ma mai annoiante (“I have found something new in my heart!”, così recitava il fantastico chorus). Con Bleeding Streets la band torna su ritmi più potenti ed imperiosi che ci preparano ad una indiscussa hits del disco, un brano che racchiude in se l’essenza epica della band, parliamo di The Guitar Is My Sword, pura attitudine da HM warriors (I’ll fight ‘til I die). Difficile non rimanere affascinati dal tempestoso riff di chitarra portante (roccioso!) e dal suo epicissimo ritornello scndito da un magico quanto bellissimo coro.
La successiva Still there is Time (che, per chi ha il vinile è la song che da inizio al lato B) è un brano veloce e spartano con un assolo centrale davvero “divertente”, mentre la seguente Traveller è un’altra indiscussa gemma del lavoro con un sound molto compatto e dannatamente travolgente. E’ forse il brano più ricercato nelle melodie, specialmente vocali (nel complesso epiche e tristi) e nei chorus, originali e di grandissima classe. Little Lies, intonata da Malm, scorre via senza lasciare particolari segni, mentre un segno di infuocato metallo pesante lo lascia sicuramente l’arcana e bellissima closer Daybreak Ecstasy, (progenitrice di quanto band come Witchkiller comporranno in seguito) arcigna song dal flavour cupo e mitologico.
In conclusione questo è un disco che ha rappresentato molto, a posteriori, nell’ambito dell’Heavy Metal epico. Un album senza cedimenti, composto da una band incredibilmente esaltante ed ancor più incredibilmente rimasta sempre nell’ombra più totale (bhe, forse non tanto incredibilmente).
Per concludere: Death Or Glory, ovvero un’ ondata di rude, epica, triste, barbarica e pagana potenza…tutto qui, ma penso che possa ampiamente bastare..
Vincenzo Ferrara
Tracklist:
Heavy Metal Angels (In Metal And Leather)
Might For Right
Something New
Bleeding Streets
The Guitar Is My Sword
Still There Is Time
Traveller
Little Lies
Daybreak Ecstasy