Recensione: Deathless
Etichettati come band metalcore, quello che propongono i californiani Throwdown è in realtà è un groove metal profondamente ispirato, per usare un eufemismo, alla lezione impartita dai Pantera nei primi anni Novanta. Formatisi nel 1997, dopo alcuni dischi dallo stile più prossimo all’hardcore, hanno man mano evoluto il loro sound in quello che si può considerare a tutti gli effetti metal, con chitarre grasse e pesanti ed atmosfere soffocanti e fangose che sanno di sludge.
Per inquadrare la proposta musicale dei Throwdown sarebbe sufficiente andarsi a rileggere la recensione del precedente Venom & Tears, dal momento che di evoluzione ce n’é stata ben poca. Oltre ai già citati Pantera, “omaggiati” anche nel modo di cantare di Dave Peters che deve aver studiato Phil Anselmo a menadito, le influenze che si possono rintracciare tra i solchi di Deathless vanno individuate nel post-thrash dei Machine Head, presenti ad esempio in The Continuum, e nella pesantezza dei Down (Tombs, per citarne una). L’album è forte di una produzione di indubbia qualità e potenza ad opera, ancora una volta, di Mudrock, già produttore di Avenged Sevenfold, Godsmack e Powerman 5000, in grado di mettere in risalto la potenza delle parti ritmiche e la pesantezza delle chitarre, in una miscela che rende perfettamente quello che vuole essere il sound ricercato dalla band.
Lungo i 55 minuti di Deathless saranno pochi i momenti realmente thrash, limitati quasi esclusivamente al feroce attacco di Headed South, mentre di contro le reminiscenze metalcore si presentano ormai quasi unicamente in alcuni melodici refrain in clean vocals. Dopo le ottime The Scythe e la già citata The Continuum poste in apertura, il disco procede senza segnare mai vistosi cali qualitativi, ma evidenziando una certa stanchezza che va facendosi notare sempre di più via via che ci si avvicina alla conclusione dell’ascolto. Proprio in fondo, tuttavia, è piazzato Burial At Sea, quello che può essere considerato il brano che meglio riesce a miscelare tutti gli elementi stilistici dei Throwdown, che qui trovano il bilanciamento ideale tra cambi di tempo e variazioni di mood, buone melodie di supporto al riffing sempre quadrato e massiccio.
La forte derivatività della proposta musicale rappresenta la maggior pecca di Deathless e, più in generale, della band, che non riesce a staccarsi di una virgola dallo stile dei già citati “cowboys from hell” e della band figlia, ragion per cui la valutazione non può che risentirne. A ciò si aggiunge, come evidenziato in sede di analisi dell’album, una certa noia che si insinua a partire dalla parte centrale del disco, a causa di brani che finiscono per somigliarsi e che non riescono ad avere la giusta presa sull’ascoltatore. Per questi motivi, si può considerare questa nuova uscita come un leggero passo indietro rispetto a quella precedente, ma gli amanti di un certo tipo di sonorità non faticheranno ad apprezzare questo disco, che rimane ben suonato e prodotto. Per un po’ di innovazione o originalità, però, rivolgersi altrove.
Luca ‘Nattefrost’ Trifilio
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Tracklist:
01. The Scythe (04:00) * MySpace *
02. The Continuum (03:45) * MySpace *
03. Tombs (04:05)
04. The Blinding Light (06:12) * MySpace *
05. Widowed (05:51)
06. Headed South (05:20)
07. Serpent Noose (04:12)
08. Ouroboros Rising (04:24)
09. Skeleton Vanguard (04:24)
10. Pyre & Procession (04:07)
11. Black Vatican (03:22)
12. Burial At Sea (05:31)
Line-up:
Dave Peters – voce
Mark Choiniere – chitarra
Mark Mitchell – basso