Recensione: Declaration
Usciti finalmente dalle esagitate discussioni avute con la Trustkill e ringalluzziti dall’approdo in casa Nuclear Blast, i Bleeding Through tentano per la quarta volta di perforare i nostri timpani. La cosa bella, masochisticamente parlando, è che ci riescono eccome.
Sì perché se il The Truth di ormai due anni fa era riuscito a ritagliarsi uno spazio più che consistente all’interno del panorama metal-core (quello più oscuro e “gothicheggiante”), questo Declaration spazza via ogni dubbio sulla genuinità della formazione di O.C., confermandola tra i big della scena.
Detto questo sarebbe molto facile, parlando dell’ultima release, liquidarla come semplice esercizio di stile, nulla che trascenda il già collaudato schema-Bleeding Through. Ma così non è.
Basta andare oltre la superficie per capire che il lavoro fatto su Declaration straccia i precedenti platter, soprattutto a livello di arrangiamenti. Il tappeto di tastiere é stato reso più vario e articolato, senza dubbio più espressivo e soprattutto più presente. In nessun altro album dei nostri sentirete suonare così tanto la bella Marta. Ora lascio giudicare a voi se ciò sia un bene o un male, se la cosa possa stuzzicarvi o lasciarvi piuttosto indifferenti se non addirittura irritarvi. Io mi limiterò a dire che la scelta di dare più risalto a questa componente strumentale, nel contesto dell’album, non appare così azzardata e conferisce a tutte le composizioni un maggior respiro, garantendo quel senso di epicità decadente che altrimenti verrebbe inevitabilmente a mancare. Certo, qualche forzatura può essere riscontrata, soprattutto a livello di melodie (queste ultime non sempre azzeccate a livello tastieristico) ma si parla di peccati veniali in un intreccio altrimenti riuscitissimo… Ascoltatevi i guizzi di Marta in There was a flood o la struggente melodia alla base di Sister Charlatan per capire cosa intendo..
Detto questo va precisato, per chi iniziasse già a spaventarsi e parlare di svolte più o meno commerciali, che i Bleeding Through del 2008 rimangono uno degli act più pesanti della scena metal-core e dintorni. Basta andare oltre l’intro (molto bella e suggestiva ma a mio parere pacchianamente rovinata dalla frase riportata in coda e presa dal film “300”… Lascio a voi la sorpresa..) per venire spazzati via dall’incontenibile titletrack in puro stile B.T… Le vere bordate sonore però arriveranno all’incirca a metà album, partendo da French Inquisition e il suo cassa-rullo con riffing delirante annesso, proseguendo poi con Reborn from Isolation (occhio a non spezzarvi il collo nel breakdown), facendosi travolgere da quel pugno in faccia che risponde al nome di Death Anxiety ed infine, dopo una parentesi melodica tutto sommato trascurabile (The Loving Memory Of England), arrivando a quella Beneath The Grey che non vi permetterà di stare fermi. Tutto il resto é storia, e che storia, tra le suggestioni delle già menzionate There Was A Flood e Sister Charlatan e le mazzate di Orange County Blonde And Blue e Germany ( questi ultimi a dire il vero i pezzi che mi sono apparsi più deboli, ma qui si rientra nel delicato ambito dei gusti personali…), tutto questo nello spazio temporale di circa 47 minuti.
Certo, non ci troviamo sicuramente di fronte al disco del millennio, ma credetemi quando vi dico che una volta entrati nell’oscuro mondo dei Bleeding Through, con il suo riffing pesante e cupo, gli azzeccatissimi e mai invadenti guizzi melodici e le urla, qui più demoniache che mai, del mai domo Brandan Schieppati, difficilmente riuscirete ad uscirne, questo anche grazie ad un eccelso lavoro dietro il mixer di quel mostro di Devin Townsend, che é riuscito a donare all’intero platter una potenza tale da far sorridere anche i più imbronciati (ma in questo caso fortunatissimi) possessori di un impianto stereo adeguato alle circostanze. Vi potrete asciugare i capelli con le casse.
Un disco che dunque vi rapirà dal primo all’ultimo secondo, di sicuro non scontato e mai banale, eccezion fatta per qualche melodia deboluccia e alcuni arrangiamenti non proprio azzeccatissimi, che richiederà qualche ascolto in più per poter essere apprezzato nella sua interezza ma che saprà regalare discrete soddisfazioni agli amanti del metal-core più violento e decadente. I Bleeding Through sono tornati. Siete stati avvertiti.
Mattia Gatti
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Tracklist:
1. Finnis Fatalis Spei
2. Declaration (You Can’t Destroy)
3. Orange Countyblond And Blue
4. Germany
5. There Was A Flood
6. French Inquisition
7. Reborn From Isolation
8. Death Anxiety
9. The Loving Memoryof England
10. Beneath The Grey
11. Seller’s Market
12. Sister Charlatan