Recensione: Deconstructive
Formatisi nel 2001 in quel di Venezia per volontà dei fratelli Falanga, gli Ashent fanno il loro esordio nel 2006 con il primo full length ufficiale Flaws of Elation, un disco tutto sommato più che sufficiente e che già lasciava intravedere delle discrete qualità sia dal punto di vista tecnico che da quello compositivo. A tre anni di distanza la band veneta torna sulle scene con un nuovo album intitolato Deconstructive, pubblicato dalla finnica Lion Music.
Non sono molti i cambiamenti rispetto alla release di debutto: le coordinate stilistiche di questo Deconstructive rimangono sempre fisse su un power/prog tirato e aggressivo, dalle spiccate ritmiche thrash oriented e dalle atmosfere oscure e goticheggianti. Fuori da ogni dubbio le capacità tecniche del sestetto veneziano, messe qui in risalto da una produzione eccellente sotto ogni punto di vista, curata da Luigi Stefanini presso i New Sin Studios. Sugli scudi la coppia di chitarristi Onofrio Falanga e Cristiano Bergamo, ottimi soprattutto in fase di riffing. Buono anche il lavoro della sezione ritmica composta da Giampaolo Falanga al basso (che si occuperà anche delle backing vocals) e Davide Buso alla batteria, mentre il cantante Steve Braun pur sfoderando nel complesso una prestazione più che convincente, si dimostra abbastanza carente nelle parti più votate all’interpretazione. Chiude la line up Paolo Torresani alle tastiere, che si segnala per alcuni spunti davvero interessanti. Dodici sono i brani che formano questo Deconstructive per un minutaggio complessivo di poco inferiore ai cinquanta minuti. Pezzi granitici e di grande impatto quelli proposti in questo disco, sempre ben bilanciati tra potenza e melodia e che mettono in evidenza il grande bagaglio tecnico della band. Per quanto riguarda il songwriting c’è da dire che la proposta del combo veneto risulta nel complesso poco originale e solo a tratti ispirata: per tutta la durata dell’album si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un compitino svolto alla perfezione, senza troppe pretese e senza mai osare come si deve. Abbastanza discutibile inoltre la decisione (ormai davvero abusata in questo genere di uscite) di utilizzare alcune parti vocali in growl in supporto alla voce pulita, soluzione ai limiti del fastidioso e che finisce per stonare con il contesto del disco. Non che manchino gli episodi piacevoli, anzi: l’iniziale Sinking Beneath così come Cassandra e Starlinked Innerness sono pezzi coinvolgenti e lasciano intravedere qualche barlume di personalità, mentre il singolo Imperfect, pur risultando un po’ ripetitivo e prolisso nel finale, è decisamente gradevole.
In definitiva ci troviamo davanti a un album nel complesso più che sufficiente ma che presenta alcuni limiti piuttosto evidenti. Non basta l’elevato tasso tecnico per risollevare le sorti di un disco tutto sommato poco interessante, a tratti banale e destinato a calare nel giro di pochi ascolti. L’originalità infatti non è certo di casa in questo Deconstructive, anzi: numerosi richiami più o meno evidenti si avvertono praticamente in tutti i brani qui proposti, e questo limita e di molto la longevità del disco. Sicuramente gli Ashent avranno il modo di rifarsi nel futuro con la prossima release, ma solamente con il passare del tempo sapremo se questi ragazzi riusciranno a imboccare la strada giusta oppure no.
Lorenzo “KaiHansen85” Bacega
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Tracklist:
1. Sinking Beneath
2. Imperfect
3. Ephemera
4. To Develop Self-Creativity
5. The Resonance of Life
6. Cassandra
7. Spectral Vanity
8. How Could it Feel about This
9. Ebb and Flow of Awareness
10. Starlinked Innerness
11. Eclipsing Binary
12. Music for Departure
Line up:
Steve Braun – Lead Vocals
Paolo Torresani – Keyboards
Onofrio Falanga – Guitars
Cristiano Bergamo – Guitars
Giampaolo Falanga – Bass & Growl
Davide Buso – Drums