Recensione: Defender
Intro
Anno 1983 d.c.: uscita di Defender, singolo immortale per i Manowar nella classic line-up (Ross the Boss Funicello, Joey De Maio, Eric Adams e Scott Columbus), per chi scrive la formazione più efficace della loro storia. Gli invincibili guerrieri di New York (allora… oggi lo sono MOLTO meno… – parere strettamente personale!) sfornano un 12” con copertina minimale ma sontuosa: sfondo nero lucido con il minaccioso monicker “Manowar” che occupa tutto lo spazio orizzontale disponibile. Il platter esce per la Music for Nations, etichetta storica per quanto attiene le uscite HM degli anni ottanta, con stampato erroneamente nel cerchio cartaceo all’interno del vinile “45 R.p.m.”, invece del corretto “33 R.p.m.” Errore marginale, che comunque contraddistingue con ulteriore originalità questo maxi single, divenuto maniacale oggetto di collezionismo da parte dei fan.
Defender
Arpeggio iniziale, cadenzato e maestoso, entrata della batteria del figlio del Dio del tuono Scott Columbus (anche e soprattutto per le fattezze), parte narrativa di Orson Welles, leggere tastiere in sottofondo… poi il ritmo si fa più sostenuto, sempre con Orson a duellare in mezzo alle mazzate di Scott e i riff di Ross. Subentra poi Eric Adams con un cantato sofferto, degno della parte, che fa poi capolino per l’assolo dell’axeman, carico di pathos e dal sapore tipicamente anni ottanta: mai iperveloce ma carico di feeling. Alla fine di questo intermezzo sia il singer che Orson si dividono la scena, tra il pestare di Scott e il sottofondo del basso di Joey De Maio, l’autore di Defender. Si chiude con uno dei versi più epici che abbia mai sentito nella mia lunga militanza fra le viscere del metallo: l’ “uuuhhhhuuuu… aaahhhhaaaa…aaahhh… defender….!!!” di Eric Adams che, scritto così può suscitare evidente ilarità, ma vissuto in diretta risulta essere da pelle d’oca (e chi conosce questo pezzo non può che condividere).
Inciso
La versione di Defender modificata presente in Fighting the World del 1987 è stonatamene “carica” e per qualche verso sforzata: il suono è troppo “pieno”, lasciando poco spazio all’immaginazione. Eric Adams canta aggressivo anche quando non lo dovrebbe fare con il risultato finale di lasciare l’amaro in bocca. Dopo questa sentenza so di provocare sicure reazioni da parte dei fan dei Manowar che conoscono solo quest’ultima release del brano, che comunque rimane di livello sopraffino ma, come accade nel 99% dei casi, i rifacimenti risultano essere sempre inferiori rispetto alle partiture originali e nemmeno i Manowar sfuggono a questo destino. Non mi risulta che questo brano (in entrambe le versioni), sia mai stato proposto dal vivo, anche se potrei sbagliare. Certo, la parte di Orson Welles avrebbe dovuto essere proposta in versione registrata ma è comunque un vero peccato che De Maio e soci non ci abbiano mai pensato.
Fine
Defender esce nel periodo di maggiore splendore dei quattro italoamericani, testimone è il fatto che l’anno successivo, il 1984, dalle fucine Manowar sgorga l’acciaio di Hail to England, il miglior disco della loro storia (sempre per chi scrive!). Il mio grande amico Beppe Riva a suo tempo definì questo singolo così: “Una sinfonia HM che recupera la grandezza espressiva della musica classica. Un capolavoro, ogni altro aggettivo è superfluo”.
Non posso che concordare.
Hail
Stefano “Steven Rich” Ricetti