Recensione: Defender Of The Crown

Di CirithUngol - 27 Dicembre 2004 - 0:00
Defender Of The Crown
Band: Brocas Helm
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

Fede, coerenza, attitudine ed heavy metal sono parole che spesso vengono utilizzate ultimamente per descrivere in poche righe lo stile e l’approccio alla musica di quei gruppi che sposano in maniera decisa lo spirito che animava tutte quelle band che contribuirono a creare il nostro genere musicale, parole che mai come in questo caso vanno a caratterizzare in maniera concreta e priva di stupidi elogi fini a se stessi questa nuova uscita degli statunitensi Brocas Helm.

Per chi non lo sapesse questi tre sconosciuti incisero due lavori a metà degli anni ottanta caratterizzati da una buona dose di personalità ed una forte componente epica, fattori che comunque non contribuirono a far imporre il loro nome sul grande pubblico, relegandoli tra gli esponenti di terza fascia e passati rapidamente nel dimenticatoio insieme ad altre migliaia di band.
Il nome degli Helm rincomincia a circolare negli anni 90 soprattutto tra gli appassionati di rarità in quanto il loro secondo album, Black Death, era praticamente introvabile seppur, a mio modo di vedere, assolutamente inferiore al loro primo vagito che prendeva il nome di Into Battle.

Il ritorno sulle scene negli anni 90 si materializzò attraverso l’incisione di due 7” che ebbero il merito di riportare il nome Brocas Helm all’attenzione dei seguaci del metal più tradizionale e conservatore permettendo loro di poter seriamente pensare di dare un seguito all’introvabile Black Death ( anche se recentemente è stati ristampato in una limitata versione di 500 copie in Picture Disk). Questo Defender of The Crown non è un semplice disco partorito del solito gruppo datato che si riunisce per raggranellare qualche soldino, quello dei Brocas Helm è uno dei pochissimi esempi di heavy metal fatto con il cuore e mirato esclusivamente ad una ristretta cerchia di appassionati che ha voluto prepotentemente un regalo dai propri idoli. Avete letto bene, idoli, perché questi tre sconosciuti sono in Grecia dei veri e propri dei, osannati in maniera impensabile per un gruppo del loro rango al punto di essere stati invitati a spese dei fan in terra ellenica per una serie di date da cui è stato recentemente estratto anche un live in edizione limitata. A testimoniare quanto appena detto gli Helm si auto producono questa nuova fatica sobbarcandosi la totalità delle spese e stampandolo unicamente in un edizione limitata in digipak. Ovviamente la produzione, se pur buona, non è paragonabile agli standard attuali ma come detto in precedenza, il disco non ha pretese commerciali ed è mirato più che altro a quella limitata schiera di fan che nel corso degli anni ha mantenuto vivo lo spirito dell’heavy metal più marcio ed undergruond tenendo così viva quell’attitudine che, pur relegata ai confini del music business, continua ancor oggi a pulsare. La qualità delle nuove canzoni e soprattutto la caratura di alcune chicche ripescate del passato (come ad esempio gli estratti dai due 7” o l’inedita “Children of the Nova Dawn” primissima song scritta dal gruppo che per vari motivi non trovò spazio nel debutto del 1984) rendono questo Defender of The Crown il disco più riuscito dei Brocas Helm. Il loro modo di intendere il metal non è di facile catalogazione, si passa da una sorta di Maiden dell’era DiAnno a canzoni descrivibili come un’ammorbidimento di alcune sonorità avvicinabili ai Motorhead ed altre ancorate all’epic metal più puro ed incontaminato. Il compito di aprire le danze e affidato all’irruenza della nuova Cry of the Banshee veloce epic metal d’altri tempi caratterizzata incredibilmente dall’identico suono che descriveva le battaglie dei primi due lavori al punto tale che è difficile credere che si stia ascoltando un lavoro prodotto nel 2004. Il suono della chitarra, la personalissima voce di Bobbie Wright ma soprattutto il basso pulsante di Jim Schumacher sembrano essere stati cristallizzati nell’87. Ancora puro metallo epico con l’eroica Defender of The Crown dotata di un ritornello da che vi si stamperà in testa al primo ascolto.
Dal loro secondo 7” ci viene sparata in faccia la bellissima Skullfucker un pezzo caratterizzato da velocissimi stop and go e da linee vocali che seguono il singhiozzante ritmo strumentale. I pezzi che rendono questo lavoro imperdibile sono comunque quelli più legati all’epic metal primordiale come ad esempio la tetra Drink the Blood of the Priest dotata di un cantato assolutamente da incorniciare oppure Ghost Story (proveniente dal loro secondo 7”), puro metallo epico classicamente anni ottanta.

Time of the Dark è caratterizzata da una lunga e stupenda porzione iniziale dominata unicamente da un battagliero lavoro di basso e batteria che cresce pian piano per poi esplodere nel più classico galoppo maideniano dominato da eccellenti linee vocali e da porzioni epiche che ne fanno a mio parere l’hit del disco. A onor del vero nell’arco di queste 15 tracce ci imbattiamo anche in diversi episodi sotto tono come l’oggettivamente bruttina Drink and Drive o in altre che, pur piacevoli, abbassano decisamente la mia valutazione finale come nel caso di Juggernaut ( dal demo di Black Death)o Helms Deep ma come detto in precedenza, questo disco va ben oltre una semplice valutazione numerica.
Da oggi fede, coerenza e attitudine hanno un nuovo termine di paragone con cui misurare il significato di tali termini.

Ultimi album di Brocas Helm

Band: Brocas Helm
Genere:
Anno: 1988
82