Recensione: Defiant Imagination
Spesso ci si chiede fino a che punto sia lecito sacrificare la carica emotiva della musica in funzione dell’abilità tecnica dei musicisti (chi parla di Dream Theater?), ma anche il contrario. Qualche vecchio greco diceva che la virtù sta nel mezzo, e sembra che i Quo Vadis abbiano trovato il giusto punto di equilibrio: l’eccezionale band canadese, una delle migliori promesse degli ultimi anni, puntualmente ignorata da buona parte dei fans e della critica, ha infatti saputo realizzare un discorso musicale del tutto originale prendendo ciò che di buono si può trovare nel prog metal – nel senso più classico del termine – unendolo a un certo death metal tecnico figlio di
Death e Atheist.
La stessa band afferma, sul proprio sito internet, che questo Defiant Imagination sorprenderà sia i fans dei Death quanto quelli dei Dream Theater. Forse l’affermazione può sembrare un po’ azzardata, ma esprime in breve ciò che i
Quo Vadis sanno fare così bene: ovvero unire tecnicismi tipicamente prog a trovate decisamente più death-oriented. Troverete solos e leads straordinariamente graffianti ma al contempo eleganti, una sezione ritmica – spesso punto debole di molti gruppi prog – assolutamente pazzesca (e la presenza guest di un certo Steve diGiorgio aiuta in questo senso), una voce growl eccellente.
Il bello di questa band è che non si dilunga in quelle suite che personalmente mi hanno fatto stancare del prog metal; sono anzi straordinariamente efficaci ed immediati nell’utilizzare la tipica formula del death metal – dì tante cose e dille senza fronzoli – mentre del prog prende quel gusto quasi “neoclassico” nella stesura dei riffs e degli
assoli.
Non sono molto avvezzo ai track-by-track ma citare alcuni momenti è doveroso: l’opener
Silence calls the storm, con il bravo Stéphane Paré che rovescia sull’ascoltatore ben 20 secondi di growl; l’ottima
Fate Descent con una straordinaria prova di Yanic Bercier che si dimostra uno straordinario giocoliere su piatti e tom, mentre il bravo Bart Frydrychowicz spara fraseggi uno più micidiale dell’altro.
Se amate la tecnica ma non volete una fredda esibizione di abilità, e se cercate emozioni forti, avete trovato un’album che fa per voi. Questo Defiant Imagination fa purtroppo parte di tutta quella serie di grandi album dimenticati dal pubblico che è un bene, e forse anche un dovere, riscoprire.
Line – up:
Stéphane Paré – voce
Bart Frydrychowicz – chitarre, voce
Yanic Bercier – batteria, voce
Steve diGiorgio – guest bass
Tracklist:
1- Silence Calls The Storm
2- In Contempt
3- Break The Cycle
4- Tunnel Effect (Element of the ensemble IV)End
5- To The Bitter End
6- Articulo Mortis
7- Fate’s Descent
8- Dead Man’s Diary
9- Ego Intuo et Servo Te
Andrea “Angel at the Gates” de Franco