Recensione: Deflorate
Si potrebbe partire subito parlando dell’album fresco di stampa, e invece no, facciamo un bel passo indietro e presentiamo la band, in particolare il suo curioso monicker. L’assassinio della Dalia Nera è un noto caso di omicidio, tuttora irrisolto, avvenuto negli Stati Uniti nel 1947: il 15 gennaio il corpo della ventitreenne Elizabeth Short, soprannominata per l’appunto ‘Black Dahlia’, fu trovato in un quartiere di Los Angeles, in condizioni agghiaccianti. La vittima presentava svariati segni di tortura, tra i quali dei tagli che partivano dagli angoli della bocca e procedevano fino alle orecchie, ed il corpo era stato tranciato in due all’altezza della vita. Le indagini coinvolsero centinaia di persone, con decine di sospettati, ma mai si arrivò ad una soluzione. L’impatto sull’opinione pubblica e sui mass-media fu enorme, tanto da ispirare svariate opere sia in campo letterario che cinematografico: su tutte, citiamo il romanzo Dalia Nera dell’autore noir James Ellroy, e la pellicola tratta proprio da quel romanzo, intitolata Black Dahlia e girata da Brian De Palma. Fino ad arrivare proprio ai The Black Dahlia Murder, che tornano a timbrare il cartellino con la ormai consolidata tempistica di due anni.
Sin dal debut album Unhallowed, la proposta della band del Michigan è stata saldamente ancorata alle radici melodic death tipicamente scandinave, e per inquadrare la loro proposta musicale si potrebbero citare le influenze più evidenti, vale a dire At The Gates, primi In Flames, Carcass, Malevolent Creation. Una miscela che quindi pesca a piene mani dalla storia del death metal, con una forte componente melodica che viene però irrobustita da un sound più pesante. Col precedente Nocturnal, tuttavia, si intravedevano dei segni di sviluppo stilistico, con l’inserimento di una decisa influenza black alla Dissection che aveva reso più particolare e gelida la proposta musicale del combo americano. La novità che salta subito all’occhio è un cambio di line-up: il chitarrista John Kempainen ha lasciato infatti la band, ed è stato rimpiazzato dall’ex-Arsis Ryan Knight, solista tecnico e velocissimo.
Deflorate si presenta con la svedesissima Black Valor, traccia che è già perfettamente sufficiente per inquadrare il sound dei The Black Dahlia Murder: tempi quasi sempre sparati, voce che si alterna tra parti in growl e parti in scream di stampo hardcore, riff che rimandano di continuo la mente al death scandinavo. E tutto sommato è tutto qui, perchè se è vero che l’impatto dei brani sia notevole, lo è altrettanto il fatto che la varietà, da queste parti, non è molto ben vista. Gli unici spunti che escono dai canoni standard sono l’attacco cadenzato di Denounced, Disgraced e la conclusiva I Will Return, brano che parla di ibernazione e che presenta elementi diversi rispetto al resto della tracklist, a partire dal gusto melodico per finire con l’alternanza dei tempi. Rispetto al disco precedente, risulta calata la vena più malvagia e gelida, a favore di una standardizzazione del suono che diminuisce, e di molto, il livello di interesse di un qualsiasi ascoltatore che sia provvisto di un’infarinatura death. L’impressione è che il sound si sia nuovamente stereotipato, ed inoltre si fa notare anche una certa pecca nel dinamismo delle singole canzoni, non sempre ben amalgamate.
Una nota di merito va, invece, al lavoro del nuovo arrivato Ryan Knight, che aggiunge un tocco melodico alle parti soliste e che si mette in evidenza per abilità esecutive ma anche compositive. Il bilancio finale, alla luce delle considerazioni fatte finora, non può essere particolarmente positivo. Deflorate è innegabilmente un passo indietro, sia a livello di songwriting sia per quanto riguarda la personalità, e l’ormai discreta esperienza accumulata dalla band in anni di militanza riesce a malapena a strappare la sufficienza. A questo punto li attendiamo al varco tra un paio d’anni, per vedere se i The Black Dahlia Murder hanno ancora qualcosa da dire e soprattutto se riusciranno, finalmente, a rendersi riconoscibili. Impresa che, ad onor del vero, appare ardua per una band derivativa sin dai primi vagiti.
Luca ‘Nattefrost’ Trifilio
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Tracklist:
1.Black Valor
2.Necropolis
3.A Selection Unnatural
4.Denounced, Disgraced
5.Christ Deformed
6.Death Panorama
7.Throne Of Lunacy
8.Eyes Of Thousand
9.That Which Erodes The Most Tender
10.I Will Return
Line-up:
Trevor Strnad – voce
Brian Eschbach – chitarra
Ryan Knight – chitarra
Ryan “Bart” Williams – basso
Shannon Lucas – batteria